Muni Sigona: “Senza aiuto le mamme lavoratrici, soprattutto quelle con figli speciali” - QdS

Muni Sigona: “Senza aiuto le mamme lavoratrici, soprattutto quelle con figli speciali”

Muni Sigona: “Senza aiuto le mamme lavoratrici, soprattutto quelle con figli speciali”

Marianna Agata Strano  |
sabato 18 Giugno 2022

Con "La Casa di Toti" una madre lavoratrice "speciale" si è trasformata in imprenditrice nel sociale

Donna, madre, lavoratrice, imprenditrice nel sociale: Muni Sigona, vincitrice del premio “Impresa è donna 2022”, è questo e molto altro.

Con la sua determinazione e l’amore per il figlio “speciale” ha costruito la “Casa di Toti”, un B&B etico e residenza per ragazzi neurodiversi a Modica (Rg). Il progetto, nato nel 2016 e cresciuto grazie ad attività di fundraising e crowdfunding, è stato inaugurato nel 2021, in piena pandemia.
Se l’avventura di Muni Sigona è iniziata ben prima di diventare madre e in un ambito diverso, l’azienda farmaceutica Sifi, un suo sogno professionale e personale si è realizzato con “La casa di Toti”.
“Il mio sogno è stato realizzare una casa dove i ragazzi ‘speciali’ potessero vivere e lavorare”. Il Quotidiano di Sicilia l’ha intervistata.
Per permettere ai ragazzi come il figlio di avere una propria indipendenza, Muni Sigona ha scelto di impegnarsi per restaurare una vecchia villa del Settecento e trasformarla in un piccolo “angolo di paradiso”.

In 5/6 anni, “La casa di Toti” è diventata una realtà che permette ai ragazzi “speciali” di crescere assieme, imparare e impegnarsi in un progetto di squadra.
“Attualmente – spiega – abbiamo 4 ragazzi che vivono in co-housing (compreso mio figlio), tutti neurodiversi ma abbastanza autonomi. Gestiscono il B&B con l’aiuto di operatori. La mission de ‘La casa di Toti’ è lavorare. Questi ragazzi possono e devono fare. Dopo la scuola spesso hanno il ‘nulla’; nel B&B, invece, vivono, lavorano, partecipano ai laboratori. Per loro ci sono lavoro, allegria e stimoli”.

“Di case di Toti dovrebbero nascerne in tutta Italia – ci spiega – Il nostro è un progetto unico (anche se di alberghi etici ne esistono tanti, i B&B sono pochi) e la sua bellezza è che grazie a esso siamo riusciti a dare a questi ragazzi ‘speciali’ la possibilità di guadagnare qualcosa”.

muni sigona

Muni Sigona, di fronte al successo e al premio “Impresa è donna”, non intende fermarsi e desidera “continuare a chiedere e seminare”.
Realizzare “La Casa di Toti” da madre lavoratrice con un figlio speciale, per Muni Sigona, non è stato semplice.
E le autorità non sono sempre state d’aiuto: “Le istituzioni purtroppo sono assenti. L’unico contributo che ho ricevuto è quello della Banca d’Italia. Per il resto, siamo andati avanti piano piano, grazie alle donazioni e alle raccolte fondi”, afferma.
“La Casa di Toti”, impresa sociale no profit, sopravvive e cresce grazie al contributo della gente. Non servono solo soldi, però, ma anche operatori.

“Cerchiamo operatori”, commenta Muni Sigona. Esperienza, flessibilità e un cuore grande sono i requisiti necessari per entrare a far parte della squadra. A breve si spera di avviare veri e propri tirocini formativi (con Unict) per permettere ai giovani di formarsi e crescere in un ambiente come “La Casa di Toti”.
Muni Sigona, come tutte le madri lavoratrici, si è trovata ad affrontare i tanti problemi della burocrazia e un mondo siciliano in cui le pari opportunità sono spesso un sogno: “Ho avuto la fortuna di lavorare per una grande azienda farmaceutica. Avere un asilo lì mi ha aiutata tantissimo. Sono poche le aziende che garantiscono asili e supportano le madri. Mancano le infrastrutture per aiutare le madri lavoratrici”, spiega.
“I genitori ‘speciali’ dovrebbero essere supportati. Ho fatto fatica a riprendere le redini della mia famiglia e questo non è giusto. Se ci fossero più aiuti, sicuramente non sarebbe così. Da donna e imprenditrice nel sociale, porterò avanti progetti per migliorare la qualità di vita delle famiglie speciali”, aggiunge.
Per la donna, lavoratrice e imprenditrice, in Sicilia il problema è uno: troppa confusione e burocrazia. Un problema che Muni Sigona desidera contrastare con progetti per “migliorare la qualità di vita delle famiglie speciali”, da sportelli d’ascolto a laboratori per giovani con disabilità.

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