L’Assemblea territoriale idrica trapanese ha aperto il dibattito, il gestore va individuato entro il 30 settembre. Il presidente Rizzo: "Tra le opzioni c’è l’accordo con l’Amap di Palermo"
CASTELLAMMARE DEL GOLFO – Non bisogna sbagliare, “è chiaro che in questo momento siamo in una fase estremamente delicata”, ma è anche necessario fare presto, “dobbiamo individuare il gestore unico entro il 30 settembre”.
Sciogliere il nodo della gestione del sistema idrico integrato
Il sindaco di Castellammare del Golfo Nicola Rizzo traccia la rotta. È il presidente dell’Assemblea Territoriale Idrica ed insieme con gli altri sindaci del territorio trapanese deve sciogliere il nodo della gestione del sistema idrico integrato.
L’Ati si è riunita più volte ma non ha ancora deciso
I Comuni hanno reti spesso fatiscenti, alcuni sono alle prese con le vicende di Siciliacque e comunque senza gestore i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza finiranno per essere l’ennesima occasione sprecata. L’Ati si è riunita più volte ma non ha ancora deciso. C’è però chi è già uscito allo scoperto. Il sindaco di Salemi Domenico Venuti ha posto la questione in maniera netta: “Non ci sono alternative alla gestione pubblica dell’acqua. Al momento è questa l’unica strada che garantisce i cittadini della provincia di Trapani sotto il profilo della qualità e dei costi”.
C’è anche l’opzione della gestione privata
In discussione c’è anche l’opzione della gestione privata con una società di settore. Venuti ha provato anche a fare un passo avanti rispetto alla sua dichiarazione d’intenti, lanciando una proposta: “Guardiamo all’Amap di Palermo. Sarebbe assurdo non provare a intraprendere un percorso con una società pubblica che funziona e che svolge bene il servizio. Nei mesi scorsi mi sono speso per cercare di trovare dei punti di contatto tra Ati e Amap, azienda virtuosa, con l’obiettivo di tutelare gli interessi dei cittadini. Sono profondamente convinto, infatti, che la gestione pubblica del servizio idrico sia la strada giusta da seguire e che l’affidamento ai privati non dia le stesse garanzie, anche ai Comuni. Scegliendo la via del pubblico gli enti entrerebbero nella gestione in house del servizio idrico, potendo in questo modo tutelare da vicino gli interessi dei cittadini”.
Rizzo prova a fare il punto della situazione: “È stata presentata una manifestazione di interesse, non vincolante per Ati, che ha riscontrato il placet da parte di un grosso gruppo che opera nel campo del servizio idrico integrato. Si è poi avuto un incontro con Amap dal quale sono emersi certamente degli aspetti positivi ma anche la necessità di ulteriori approfondimenti. Siamo inoltre pronti ad un incontro con il Dipartimento regionale Acque e rifiuti”. Amap, nel frattempo, sta seguendo la sua strategia, delineata in un recente convegno.
Ci si deve concentrare sull’ammodernamento di migliaia di chilometri di reti
L’azienda punta dritto ai fondi del Pnrr: “Un’opportunità straordinaria per il rilancio sostenibile dell’industria idrica in Italia, in particolare nel Mezzogiorno. Con oltre quattro miliardi di fondi previsti, soprattutto per il miglioramento dell’approvvigionamento e la riduzione delle perdite idriche, ci si deve concentrare sull’ammodernamento di migliaia di chilometri di reti, anche con il ricorso a strumenti e sistemi digitali per la gestione dell’acqua. In questo quadro, l’Amap si pone all’avanguardia, con un piano di progetti ed investimenti di oltre 500 milioni, 200 dei quali già finanziati”.
Strategia che sarebbe in linea con gli obiettivi dell’Ati trapanese. Il presidente Rizzo torna a riflettere: “La politica deve essere capace di manifestare maturità, a prescindere dalle appartenenze dei singoli. È in gioco l’affidamento del servizio idrico integrato per i prossimi trent’anni. Tutto questo fa comprendere che, già a partire dalla scelta della forma di gestione, non possono esserci margini di errore”.
Dal convegno dell’Amap altri elementi di confronto a distanza: “I fondi del Pnrr, come quelli degli altri programmi comunitari, aprono la strada ad un profondo miglioramento e potenziamento del settore idrico nel nostro Paese, con un investimento che non ha uguali nella storia d’Italia. Ma perché queste risorse siano effettivamente attivate in modo proficuo, occorre avviare urgentemente un confronto ed una collaborazione fra tutti gli attori coinvolti, dal livello nazionale al livello locale, individuando le priorità e costruendo le necessarie sinergie”.
Sul versante trapanese, in attesa della scelta, ha detto la sua il consiglio comunale di Alcamo. L’aula ha approvato un atto d’indirizzo che “impegna il sindaco Domenico Surdi ad esercitare le sue prerogative in seno all’assemblea dell’Ati per determinare, ove possibile, un modello di gestione di natura pubblica”. Il consiglio ha anche indicato un’altra possibilità: “Qualora una gestione completamente pubblica si dimostrasse impossibile, a causa della mancanza di attori pubblici, dovrebbero essere scelte forme di gestione mista”.
Surdi si è già fatto sentire in una delle ultime riunioni dell’assemblea dell’Ati, manifestando la volontà del Comune a favore della gestione pubblica “da definirsi – sottolinea la nota del consiglio – successivamente nel merito”. Intanto Alcamo e Trapani hanno raggiunto un’intesa. L’area di sedime dell’ex acquedotto Dammusi – che erogava l’acqua delle fonti di San Giuseppe Jato – cambierà proprietà. Dal Comune capoluogo a Siciliacque. “Nelle more della cessione – rimarca il Comune di Trapani – l’area verrà concessa alla società per avviare i lavori di posa del nuovo acquedotto al servizio della città di Alcamo”. Dunque, più acqua al territorio del sindaco Surdi. “Ancora una volta – ha dichiarato il sindaco Giacomo Tranchida – l’amministrazione di Trapani si pone al servizio dell’intera comunità, non guardando a sterili ed egoistiche logiche di campanile, anche in vista dell’attivazione dell’AtiI idrico”.