L’orrendo sport delle minacce ai sindaci per la Sicilia un triste primato decennale - QdS

L’orrendo sport delle minacce ai sindaci per la Sicilia un triste primato decennale

L’orrendo sport delle minacce ai sindaci per la Sicilia un triste primato decennale

martedì 09 Agosto 2022

Analisi da parte di Anac e Associazione Avviso Pubblico: dal 2011 al 2021 ben 777 casi registrati nell’Isola

PALERMO – L’annuale rapporto di Avviso pubblico, l’associazione di Enti locali e Regioni contro la mafia, relativo agli amministratori locali minacciati supera i dieci anni e la Sicilia si presenta come la regione che dal 2011 e il 2021 ha registrato il maggior numero di casi, 777, su un bacino di 4.747 atti censiti. Per quanto riguarda invece l’approfondimento che riguarda il solo 2021, l’Isola conserva il secondo posto dietro la Campania (72) e davanti alla Calabria (45) con 51 episodi.

L’aspetto positivo è che lo scorso anno, con 438 atti intimidatori, di minaccia e violenza censiti, è stato il secondo consecutivo in cui si è registrata una flessione su scala nazionale, dopo un triennio (2017-2019) in cui i casi annuali si erano mantenuti ampiamente sopra quota cinquecento. Diminuisce inoltre il numero de Comuni interessati, che passano da 280 a 265, mentre rimane stabile quello delle province interessate: 88, una in meno dell’anno precedente.

Palermo, che insieme ad Agrigento è l’area con più casi registrati in Sicilia

La prima provincia siciliana si trova però solo al decimo posto: Palermo, che insieme ad Agrigento è l’area con più casi registrati in Sicilia, è infatti proceduta da Napoli, Reggio Calabria, Cosenza, Venezia, Milano, Torino, Salerno, Foggia e Roma. Questo conferma come il fenomeno, che ancora conserva una forte radice meridionale, si stia progressivamente nazionalizzando. Quasi esclusivamente al Sud invece il numero di Comuni sciolti per mafia in cui si sono registrati atti intimidatori: 21 in Campania, 15 in Calabria, 10 in Sicilia e 8 in Puglia. Il 20% dei 438 casi censiti da Avviso Pubblico nel 2021 sono infatti avvenuti in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose, il dato più alto mai registrato nei Rapporti dell’associazione. Non a caso, nel Sud e nelle Isole la prima forma di intimidazione rimane l’incendio, seguito da minacce e aggressioni verbali a mezzo social e aggressioni fisiche, mentre al Centro e al Nord la principale modalità di intimidazione rimane la lettera o il messaggio minatorio, a cui seguono i social e le scritte offensive o minacciose.

Questo clima precario è confermato anche dalla classifica stilata dal nuovo sistema di misurazione del rischio di corruzione dell’Anac, resa pubblica lo scorso luglio, basato su un set di settanta indicatori… CONTINUA LA LETTURA. QUESTO CONTENUTO È RISERVATO AGLI ABBONATI

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