Edilizia, nel 2022 è boom di imprese e cantieri attivi a Messina - QdS

Edilizia, nel 2022 è boom di imprese e cantieri attivi a Messina

Edilizia, nel 2022 è boom di imprese e cantieri attivi a Messina

venerdì 19 Agosto 2022

La situazione fotografata dal report della Uil è la migliore dal 2012, ma i sindacati frenano l’entusiasmo: “In mancanza di interventi duraturi si rischia di assistere ad un effetto ‘bolla’”

MESSINA – Dopo anni complicati per l’edilizia nella provincia di Messina arriva il 2021 l’anno della ripresa, ma è il 2022 che si presenta come quello del boom di occupati e di imprese e cantieri attivi.

Basti pensare che solo nel primo semestre di quest’anno risultano occupati 8008 lavoratori impiegati, 1883 imprese attive e 3214 cantieri aperti. Un settore trainante per la provincia che torna quindi ad essere protagonista con impatti positivi per l’economia di tutto il territorio.

La situazione fotografata dal report della Uil sullo stato dell’edilizia nella città metropolitana di Messina con elaborazione ed incrocio dei dati statistici prodotti dalla Cassa Edile, dall’Inps e dall’Inail è estremamente positiva, la migliore dal 2012, anno che ha segnato l’inizio di un declino importante del comparto con 10.990 occupati passati a 5294 nel 2020 con un minimo storico a cui ha contribuito la pandemia ma che già nel 2019 registrava 5972 addetti. Frenano l’entusiasmo però Ivan Tripodi, segretario provinciale Uil, e Pasquale De Vardo, segretario Feneal Uil Messina-Palermo.

“L’incontrovertibile aumento di tutti gli indicatori e dei numeri del comparto che, solo con i dati del primo semestre del 2022, portano ad immaginare una chiusura dell’anno con cifre da record – dicono – è da ascrivere esclusivamente alle molteplici previsioni legislative degli ultimi anni: il bonus 110, l’eco-bonus, il sisma bonus e il bonus ristrutturazioni. Tutti provvedimenti che hanno avuto impatti sull’edilizia privata poiché vi è assoluta assenza di cantieri e di occupazione nell’edilizia pubblica”. I tanti finanziamenti che la città dello Stretto ha avuto assegnati non si sono ancora trasformati in occupazione, neppure il nuovo Porto di Tremestieri ha rappresentato un’opportunità.

A parte il blocco attuale con il rischio di rescissione del contratto – dice Tripodi, quel cantiere non è mai stato completamente avviato, non è andato a regime e quindi la manodopera locale impegnata ha numeri irrisori”. Dopo un lunghissimo trend negativo aggravato dall’emergenza pandemica si può certificare una forte ripresa del settore, contestualmente però i rappresentanti della Uil rilevano che i dati dicono anche che vi è il concreto rischio di assistere ad una “bolla” del settore che, in mancanza di interventi duraturi, rischia di produrre un tonfo senza precedenti.

Numeri “dopati” insomma come dice Tripodi che hanno bisogno di interventi ulteriori per essere consolidati. Ci sono dei paradossi che si stanno verificando: mancano ditte in grado di coprire la richiesta di ristrutturazioni agevolate così fioccano le imprese che si improvvisano esperti in edilizia con tutte le conseguenze che questo può comportare come lavori eseguiti non in regola o lasciati a metà per il blocco del credito ma non solo.

“Conosco aziende serissime disperate – dice Tripodi – perché da gennaio sulla piattaforma è tutto bloccato, bisogna dire chiaramente cosa si vuole fare in futuro. Sarebbe importante strutturare questi provvedimenti che hanno innescato non solo occupazione ma stanno contribuendo a riqualificare e mettere in sicurezza il patrimonio edilizio. L’occasione è propizia per fare chiarezza sulle norme e sulle prospettive dei bonus edilizi che, al netto dei tantissimi cantieri aperti, hanno innescato nodi strutturali che stanno paralizzando migliaia di aziende impantanate per le informazioni discordanti e dal blocco dei crediti già acquisiti, operato dalle banche e dagli istituti finanziari. Una situazione appesantita dalla mancanza di interlocutori per l’assenza di un governo nella pienezza delle funzioni”.

Altro dato preoccupante che emerge dallo studio è l’ingiustificato aumento, siamo a circa il 79%, dei lavoratori in nero e delle maestranze assunte in maniera irregolare. “Registriamo molteplici casi di lavoratori che operano nell’edilizia ai quali viene applicato il contratto agricolo o quello metalmeccanico, continua De Vardo – e, contestualmente, vi sono casi limite rappresentati da lavoratori edili assunti addirittura con contratti part-time da pizzaiolo o cameriere. Insomma, una giungla inaccettabile che raggiunge l’apoteosi con la pratica dura a morire della manodopera in nero”

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