Inevitabile l’aumento della tassa a causa dell’exploit dei costi di conferimento, ma anche perché metà dei cittadini è moroso. Adesso Comune e Forze dell’Ordine quantomeno garantiscano il decoro
CATANIA – La tariffa più alta d’Italia a fronte di un servizio a tratti inesistente, di un’evasione fiscale che sfiora il 50% dei contribuenti e di un aumento dei costi che potrebbe addirittura peggiorare. La spazzatura e la sua gestione costano sempre di più: a Catania, da domani, addirittura il 18 per cento in più.
Tari Catania, aumento del 18%
Il Consiglio comunale ha infatti approvato la delibera proposta dall’amministrazione. Lo ha fatto in formazione ridotta – solo 15 i presenti alla seduta – e nell’ultimo giorno utile. Lo ha fatto perché, come detto più volte dal sindaco facente funzioni e assessore al Bilancio, Roberto Bonaccorsi, in caso di mancato adeguamento il Comune non avrebbe più potuto coprire i costi di discarica negli ultimi mesi aumentati a dismisura, rischiando di non poter chiudere il bilancio e, dunque, di andare nuovamente in dissesto.
Costi raddoppiati rispetto al 2021
“La causa dell’obbligata manovra economico finanziaria, com’è noto, è da addebitare all’aumento del costo per i Comuni di conferimento negli impianti di trattamento dei rifiuti indifferenziati, dovuto all’aumento del costo dell’energia e dei carburanti del 125 % – ha spiegato ancora una volta Bonaccorsi -. Costi aggiuntivi che in teoria avrebbero significato l’aumento di 26,384 milioni di euro, un valore più che raddoppiato rispetto al 2021. Un dato, in realtà, sensibilmente attenuato, sia dall’incremento esponenziale della raccolta differenziata con conseguenti minori costi di conferimento e dai risultati ottenuti, nell’attività di accertamento dell’evasione/elusione, che hanno determinato un aumento di circa 5 milioni di euro del ruolo Tari, i cui benefici si vedranno compiutamente nel 2023”.
La necessità di aumentare la tariffa, d’altronde, non riguarda solo Catania ma numerosi comuni dell’isola che sconta ritardi atavici, assenza di impianti e mancata programmazione: nodi che, dopo anni e anni di allarmi, sono alla fine venuti al pettine. E nel momento forse più difficile della storia del Paese, schiacciato dal caro energia e da un’inflazione galoppante che potrebbe mettere in ginocchio tanti. La beffa che si aggiunge al danno è proprio questa. Ma a Catania la beffa sembra doppia: non solo la città paga una delle tariffe più alte del Paese, ma lo fa a fronte di un servizio che, in particolare negli ultimi mesi, ha lasciato molto a desiderare.
Nessuno può dimenticare le innumerevoli gallerie fotografiche scattate dai turisti accanto a cataste di sacchetti di rifiuti, le strade lerce o il blocco della raccolta che ha fatto rischiare quasi l’emergenza sanitaria. Il cambio di appalto, sostengono in tanti e i numeri sembrano dare loro ragione, necessitava di tempo per essere rodato e la differenziata, oggi, sta crescendo come mai prima nell’area metropolitana, è vero.
A Catania i cittadini virtuosi non vengono premiati
Ma è anche vero che difficilmente i cittadini virtuosi verranno premiati con sconti in bolletta. Non al momento. I meccanismi di premialità che altrove, in Italia e in Europa, portano vantaggi a chi differenzia e conferisce correttamente, a Catania non esistono. Il costo di discarica è e rimane quello: anzi, rischia addirittura di aumentare come conseguenza di inflazione e caro energia. La gestione privata di quasi tutti gli impianti presenti sull’isola, quasi tutti esauriti tra l’altro, peggiora la situazione, mettendo gli enti locali con le spalle al muro. Nessuna possibilità di intervenire sui costi se non attraverso contributi. Che, come nel caso della Tari, potrebbero non arrivare. Insomma, sembra quasi che da questo incubo non si possa uscire. Almeno non adesso.
Certo, il sindaco facente funzioni Bonaccorsi, spera ancora si possano apportare correttivi che consentano di diminuire la percentuale di aumento – come fatto a Palermo, ad esempio -. Ma l’incertezza politica e la campagna elettorale potrebbero non essere il terreno fertile per fare crescere questa idea.
“L’impatto per i contribuenti dell’aumento del costo per il 2022 si attesta, pertanto, a 16 milioni di euro pari al 18% del valore della Tari – afferma ancora Bonaccorsi. Un valore che nella sua valenza di atto tecnico, tuttavia potrebbe essere completamente neutralizzato dal trasferimento di risorse nazionali da parte della Regione, destinate ai contribuenti di tutta l’Isola, annullando l’impatto dell’incremento del valore tariffario. Nelle ultime ore, infatti, l’amministrazione comunale ha avuto rassicurazioni che nelle prossime settimane verranno ripartite le somme per i Comuni costretti a varare gli aumenti”. Con il voto alle porte, mantenere accesa la speranza dei cittadini-elettori è quasi un obbligo. Lo è di certo, adesso, mantenere la città pulita, decorosa e fare in modo che, a breve, i risultati degli sforzi profusi dalla cittadinanza – a questo punto economici in primis – siano ben visibili. Anche nelle foto dei turisti.