Forum con George William Vella, Presidente della Repubblica di Malta
Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua, il Presidente della Repubblica di Malta, George William Vella, risponde alle domande del QdS.
L’entrata di Malta nell’Unione europea, nel 2004, è stata fondamentale. Ci descrive questo percorso?
“Per noi, diventare membri dell’Ue è stato davvero importante. Ma non è stato facile. Vi erano grandi differenze di opinioni e ci siamo impegnati in argomentazioni forti a favore e contro l’adesione. Le discussioni locali sono state difficili, così come la negoziazione con l’Ue. Tuttavia, la parte più difficile segue l’adesione all’Unione, vale a dire implementare un’economia di mercato funzionante e la capacità di far fronte alle forze concorrenziali all’interno dell’Europa. Retrospettivamente, ne abbiamo ricavato più vantaggi che svantaggi. I Fondi di sviluppo e di coesione, il cui obiettivo è rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale dell’Ue per promuovere lo sviluppo sostenibile, hanno aiutato molto la crescita della nostra economia, ma devono essere applicati in modo corretto per ottenere i massimi benefici. Quattro anni dopo l’ingresso nell’Ue, nel 2008, siamo entrati nella zona Euro. Adottare la moneta unica è stato naturalmente molto importante per il commercio e il turismo, dai quali Malta dipende fortemente. Ricevere visitatori che vengono prevalentemente dai Paesi dell’Unione e offrire loro le stesse condizioni di servizi è fondamentale. Poi, nel 2017, abbiamo aderito all’accordo di Schengen, che favorisce il libero scambio di persone e commercio tra i Paesi aderenti. Penso che i maltesi si sentano soddisfatti dei risultati legati all’adesione all’Ue, perché Malta, grazie all’Europa, ha raggiunto una maggiore visibilità a livello internazionale, non essendo più un piccolo Paese isolato in mezzo al Mediterraneo”.
Al contrario, l’Ue trae profitto nell’avere Malta come proprio membro. Nell’avere un confine così a Sud del Mediterraneo…
“Penso di sì, penso sia positivo, nel senso che, nel corso del tempo, Malta ha aperto all’Ue una nuova prospettiva. Abbiamo da molti anni relazioni durature con i Paesi del Nordafrica, per quanto riguarda gli scambi commerciali, le esportazioni e i contatti tra le persone. Negli anni abbiamo acquisito una certa comprensione dei nostri vicini del mondo arabo e anche al tempo in cui ero ministro degli Affari esteri, quando si parlava di problemi nel Sud dell’Europa, fornivamo il nostro contributo proveniente dal Mediterraneo. Malta ha sempre dato un tributo importante nei dibattiti per mantenere un equilibrio tra i problemi ai quali l’Unione europea deve far fronte, mantenendo il Mediterraneo come punto centrale nell’agenda politica dell’Ue.
I rapporti fra Malta e Sicilia sono quasi di fratellanza. Come si sono evoluti negli ultimi anni e come potrebbero migliorare sotto il profilo economico, culturale e sociale?
“Dovrebbero certamente essere sviluppati maggiormente, perché la Sicilia ha molte e forti potenzialità da offrire, e non solo nel turismo”.
Potenzialità che però non vengono sfruttate a dovere. Malta non dovrebbe essere presa come modello? Qui sembra che le cose funzionino bene…
“Politicamente la situazione è differente. Malta è un Paese sovrano, la Sicilia una regione d’Italia, che dipende da amministrazione e burocrazia nazionale. D’altro canto, la Pubblica amministrazione di Malta, di tipo britannico, non funziona sempre bene, poiché è complessa. Adesso però non è esclusivamente di tipo inglese, perché dopo essere diventati membri dell’Ue molte cose sono cambiate. Non dipende solo dall’Amministrazione locale, ma anche da quella di Bruxelles, come per tutti gli altri Stati membri europei”.
Malta sfrutta a dovere i Fondi europei perché i progetti vengono redatti in modo conforme alle regolamentazioni comunitarie. Un modello che dovrebbe essere copiato, naturalmente tenendo conto delle differenze descritte…
“Malta non possiede le stesse risorse della Sicilia, considerando territorio e spazio. Lavoriamo sotto condizioni restrittive: l’aumento e la densità della popolazione, il turismo, la migrazione sono tutti problemi che da un lato aumentano la pressione, ma che dall’altro ci spingono a riuscire a farci approvare il maggior numero di progetti, appunto per risolvere questi stessi problemi”.
Una storica cooperazione che può essere migliorata
Cosa auspica si dovrebbe fare per potenziare reciprocamente l’economia della Sicilia e di Malta?
“Le relazioni con l’Italia vanno oltre le relazioni diplomatiche del 1964: culturalmente, storicamente e politicamente. La relazione risale a millenni fa. Specialmente quando Malta faceva parte del Regno delle due Sicilie, il che significa duecento anni fa. C’è molto materiale accademico che dimostra che una volta, molto probabilmente, gran parte della popolazione maltese fu evacuata in Sicilia e che sia in seguito tornata a causa dell’espansione araba nel Nordafrica. Ciò significa che dal punto di vista storico, considerando tradizioni e lingua, vi sono numerose somiglianze. Ci relazioniamo con l’Italia, ma sussistono vari dossier individuali con le regioni. Lo abbiamo scoperto qualche anno fa, quando abbiamo creato un interconnettore per l’elettricità che parte da Ragusa e arriva a Malta: abbiamo dovuto affrontare questo problema sia a livello centrale che a livello regionale. Direi che sarebbero auspicabili maggiore cooperazione, più investimenti, più commercio. I maltesi vanno sempre più frequentemente in vacanza in Sicilia e tutti sanno quello che l’isola offre dal punto di vista turistico: cultura, luoghi archeologici, buon cibo, spazi aperti. Non ci sono limiti alla volontà di cooperare con la Sicilia. Tutti i progetti per accentuare la cooperazione tra le nostre due realtà sono sempre più che ben accetti”.
Dopo lo stop per la pandemia riparte l’iter del processo di riforma della Costituzione
Qual è la cosa più importante che vorrebbe si realizzasse a Malta nel corso della sua presidenza?
“Ho iniziato il mio mandato con molti desideri, ma poi bisogna affrontare la realtà e una delle più grandi realtà è stato il periodo di due anni di Covid, che ha ostacolato tutto. E non siamo ancora del tutto tornati alla normalità. Una delle cose che avrei voluto realizzare è una maggiore unificazione tra i maltesi stessi. Ci sono molte questioni che non ci fanno raggiungere l’unità nazionale totale come Paese. Potremmo avere molto più successo e molta più forza, perché abbiamo le risorse umane, l’iniziativa, siamo versatili e flessibili ed è per questo motivo che in questi anni siamo ‘sopravvissuti’ in un Paese così piccolo, con solo un mezzo milione di abitanti e senza risorse naturali. D’altro canto, ho anche intrapreso una riforma della Costituzione che è stata rinviata anch’essa a causa del Covid, ma se tutto procederà come previsto, in questi giorni la riprenderò con le persone interessate e cercherò di avviarla. A tal fine abbiamo anche aperto un sito in cui i cittadini possono suggerire le riforme che vorrebbero si realizzassero: ci sono giunti più di un migliaio di suggerimenti e ora occorre organizzare una conferenza per discutere di questi temi e formare proposte che il Parlamento potrà poi prendere in considerazione. Quando abbiamo iniziato questo processo, la Commissione di Venezia, un organo consultivo del Consiglio d’Europa composto da esperti in diritto costituzionale, ci ha consigliato di considerare il potere del presidente rispetto alla magistratura, ai tribunali ed altre questioni giuridiche. Mi piacerebbe lasciare il mio incarico vedendo il Paese in condizioni stabili, in pace, ma non dipende soltanto da noi perché il Mediterraneo è da sempre una zona instabile, precaria, aperta ed esposta a circostanze diverse, a possibili traffici di terrorismo, di migrazione, collegati a possibili altre complicazioni dovute al cambiamento climatico, per esempio, o a ostilità che emergono dai conflitti nei Paesi africani. Questo ci rimanda anche alla grande questione della fornitura di armamenti ai Paesi poveri e alla spesa per gli armamenti più che per il cibo o lo sviluppo. Spero che Malta rimanga stabile finanziariamente ed economicamente, ma ripeto, tutto dipende da come le situazioni evolveranno nel Mediterraneo. Dobbiamo essere costantemente vigili ed attenti nell’affrontare sfide generate da varie circostanze”.
A proposito di instabilità, le invasioni a Malta sono state tante nella storia. Ma queste radici diverse hanno influenzato positivamente lo sviluppo dell’isola?
“Il carattere dei maltesi è stato forgiato, poiché sono stati esposti a diverse dominazioni e a varie influenze culturali e sociali. Tornando indietro ai cartaginesi, ai romani, ai normanni, la storia è simile a quella siciliana. L’ultima nostra dominazione è stata sotto gli inglesi, ma dal 1964 in poi ci siamo ‘imbarcati’ per fare di questo Paese una Repubblica e ottenere la piena sovranità, il cui apogeo è stato raggiunto col nostro ingresso nell’Unione europea”.