Sequestro da 600mila euro per un imprenditore di Racalmuto: avrebbe fittiziamente stabilito in Moldavia la sua società e avviato operazioni per non pagare le tasse
Avrebbe organizzato un sistema di produzione delle bare funebi per evadere il fisco. Ma la guardia di finanza lo ha scoperto e adesso per i suoi beni sono scattati i sigilli. I militari del Comando provinciale di Agrigento hanno eseguito due decreti di sequestro preventivo per un imprenditore di Racalmuto. L’uomo è indagato sia per omessa dichiarazione di redditi che per emissione di fatture per operazioni inesistenti.
I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal G.I.P. presso il Tribunale di Agrigento su richiesta della locale Procura della Repubblica.
Evasione fiscale, il sistema organizzato da un imprenditore
L’indagine giudiziaria scaturisce da una verifica sul fisco condotta dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Canicattì, che ha contestato all’imprenditore racalmutese di essere l’artefice di un complesso sistema di evasione.
Secondo l’accusa, l’imprenditore avrebbe stabilito in Moldavia il domicilio fiscale di una società che produce cofani funebri, di cui lui stesso è amministratore, ma gestita di fatto in Italia. Avrebbe poi utilizzato una seconda società di diritto italiano con sede a Racalmuto (amministrata dalla moglie), in realtà priva di una effettiva struttura aziendale per l’esercizio di attività d’impresa. Infine, attraverso il ricorso all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, avrebbe creato fittizi rapporti tra la società in Moldavia e le imprese acquirenti italiane.
Evasione fiscale milionario in provincia di Agrigento
Attraverso questo sofisticato sistema evasivo sarebbero stati nascosti al fisco italiano, dal 2013 al 2018, ricavi per 15 milioni di euro circa. Il sequestro riguarda circa 600 mila euro, ritenuti provento della presunta attività criminosa, che corrisponde al valore delle imposte dirette evase.
Sono già stati individuati e sottoposti a sequestro fabbricati, terreni e disponibilità finanziarie – rinvenute su conti bancari – riconducibili all’imprenditore indagato per un valore complessivo di 170.000 euro circa.