L'intervista dedicata al maestro. Le sue Opere sono esposte in monasteri e chiese sparse per il mondo. Chi c'è dietro il talento e la passione per un'arte diventata parte della sua vita
“L’iconografia Bizantina è diventata la mia vita, mi sono fatto assorbire, conoscendola mi sono riconosciuto…” Il maestro Paolo Lanza descrive così al Quotidiano di Sicilia, il suo rapporto con questa forma d’arte parlando della sua attività di artista e docente.
L’esposizione delle sue opere a Messina
Si sofferma sulle sue 15 tavolette esposte alla Biblioteca regionale Universitaria di Messina “Giacomo Longo”, una mostra che ha integrato l’esposizione sull’Archimandritato del SS. Salvatore con i rarissimi volumi manoscritti, alcuni risalenti all’anno mille, pervenuti attraverso una serie di vicissitudini storiche e custoditi dalla Biblioteca alla cui direzione da quattro anni c’è la dottoressa Tommasa Siragusa.
“Abbiamo voluto con queste icone – sottolinea la direttrice- fare una sezione che potesse fare immergere ancora di più i visitatori in quella dimensione mistico religiosa che gli antichi manoscritti hanno ricreato. Le icone sono dedicate – precisa- alla Madre di Dio, cioè la Theotokòs, nei tipi dell’ Eleusa e dell’ Odighitria, al Pantocratore, agli Angeli, alla Trinità e alla Creazione.
Le opera di Paolo Lanza, “espressione del divino”
Le opere di Lanza sono la Sacra Scrittura per immagini, Icone create con l’utilizzo di pigmenti naturali, alcuni preziosi, altri poveri, terre impastate con l’uovo e con il vino ma anche foglie di oro zecchino, ogni cosa è espressione del Divino e può pertanto contribuire a raffigurarlo.
L’Artista si offre come strumento, per mostrare al mondo la Luce Divina
Parliamo di quel bagliore che dovrebbe pervadere la vita di ogni essere umano. Le sue opere sono una sorta di “preghiera” e quindi non vengono firmate, desidera piuttosto che il fruitore guardi la rappresentazione e non si soffermi sull’autore. Da alcuni anni le sue icone bizantine sono realizzate su tavole usurate, relitti di barca piaggiati che raccoglie, pulisce ne sana le “ferite” e poi gli da una nuova vita. Sono metafora della vita stessa, un’esaltazione della Grazia Divina che premia gli ultimi, facendoli brillare di fronte al Divino.
Il riferimento artistico del maestro Paolo Lanza a Caravaggio
“Amo molto quel tipo di pittura sacra- spiega- poi un sogno profetico, qualcosa mi ha indirizzato a questa sacralità dell’Oriente e da lì è esploso, da oltre 20 anni, questo mio modo di dipingere anzi di “scrivere”, sostengo che sia un archetipo della mia anima, in quelle forme di sacralità ho riconosciuto la mia fede tanto che da dieci anni frequento la Chiesa ortodossa d’Oriente ”.
Lanza parla della sua formazione classica, dei suoi primi dieci anni a Torino e poi gli studi nella sua città, Messina, dove frequenta il Liceo Classico e poi la laurea in Beni culturali all’Università di Salerno perché in Sicilia non era possibile. “Ho avuto modo di conoscere l’arte a 360° ma l’iconografia bizantina è diventata parte della mia vita”.
Non solo arte, la docenza a Capo d’Orlando
Lanza è docente presso l’Accademia di Belle Arti “Leonardo da Vinci” a Capo d’Orlando, è anche critico d’arte e tiene corsi di Iconografia in tutta Italia. Le Sue Opere sono esposte in monasteri e chiese sparse per il mondo, si trovano nella Cattedrale di San Giorgio a Rostov nella Russia meridionale, al museo Guerras di Miami. Numerose le mostre allestite in Italia e all’Estero, a Venezia, Benevento, Gioia Tauro e a Praga dove ha avuto come location una torre, ogni giorno visitata da migliaia di turisti.
Premi, riconoscimenti fuori e dentro la Sicilia
Tanti i premi ed i riconoscimenti che gli sono stati finora tributati, tutti fuori dalla Sicilia. La Calabria in particolare lo ha in questi anni apprezzato.
“La mia presenza lì è importante – dice Lanza – specie a Tropea e Gioia Tauro dove ho riprodotto una icona del 700 andata smarrita e a cui la città era molto legata, la Madre di Dio di Romanò per loro un monumento. Se ne parlava negli archivi, io l’ho ricreata attraverso le fonti bibliografiche ed una ricerca filologica regalandola alla città. Si trova posta in una edicola votiva artistica accanto al Duomo”
Lina Bruno