La variante Gryphon, nata dalla ricombinazione di due ceppi di Omicron 2, è probabilmente “la più evasiva dal punto di vista immunitario”
Coronavirus, non è ancora finita. Mentre sono in aumento i casi positivi e i ricoveri ospedalieri, è sotto l’attenzione dell’Oms, la nuova variante emergente del coronavirus SARS-CoV-2 Xbb o Gryphon, una variante ricombinante di due ceppi figli di Omicron 2.
La notizia arriva in Italia, dopo il boom di casi registrati in alcuni Paesi asiatici e per l’eccezionale elusività dimostrata.
La nuova variante Gryphon, “la più elusiva” della pandemia, ecco perché
Non a caso è stata definita “probabilmente la più evasiva dal punto di vista immunitario”, come specificato al Daily Beast dal professor Amesh Adalja, specialista di salute pubblica presso il prestigioso Johns Hopkins Center for Health Security. Alla luce di questa dichiarazione, su molti media stanno emergendo titoli allarmistici sulla diffusione di Xbb, descritta come la “peggior variante” della pandemia e simili.
Ma stanno generando solo allarmismo e soprattutto non sono supportati dall’evidenza scientifica. Vediamo perché.
Altamente trasmissibile, ma non ci sono ancora prove che causi malattia grave
Una nuova variante di Sars-Cov-2, ribattezzata Gryphon, finisce sotto i riflettori dell’Oms. “Al 17 ottobre Xbb, un ricombinante di Ba.2.10.1 e Ba.2.75 con 14 mutazioni aggiuntive nella proteina Spike di Ba.2, è stata segnalata da 26 Paesi, compresa l’Italia. Prove preliminari di laboratorio suggeriscono che Xbb sia la variante più immunoevasiva identificata fino ad oggi”, evidenzia l’Organizzazione mondiale della sanità nell’aggiornamento epidemiologico settimanale.
La nuova variante Gryphon è in Italia
Due le sequenze di Xbb.1 in Italia, in Abruzzo e in Friuli Venezia Giulia, secondo l’ultima flash survey dell’Istituto superiore di sanità. “Mentre il ricombinante Xbb mostra segni di un maggiore vantaggio di crescita rispetto ad altre varianti di Omicron, non ci sono ancora prove di alcun cambiamento nella gravità della malattia che può causare”, conclude l’Oms.