L'ufficio studi della Cgia parla di una lieve crescita economca ma, nel prossimo autunno lo scenario sarà particolarmente difficile.
Ogni tanto arrivano anche buone notizie per la Sicilia. Anche se ancora lontani dalle cifre registrate prima dell’emergenza sanitaria da Covid 19, le stime di crescita per il Pil nel 2022 elaborate dall’ufficio studi della Cgia su dati Prometeia sono rassicuranti: l’Isola si trova al quarto posto tra le regioni italiane, con una crescita prevista del 3%, superata soltanto dal Veneto (3,4%), Lombardia (3,3%) ed Emilia Romagna (3%).
Sicilia, crescita sopra la media
La Sicilia in questo modo si pone poco sopra la media italiana, che si ferma al 2,9%. Le regioni che registrano il peggiore andamento sono la Calabria (2,1%), la Basilicata (2,3%) e le Marche (2,4%). A livello di macroaree, anche se gli scostamenti tra le previsioni di crescita delle singole regioni sono minimi, il Nordest, comunque, torna a trainare l’economia dell’intero Paese, riprendendo a pieno ritmo quelle attività che erano state interrotte o rallentate a causa dei diversi lockdown e limitazioni introdotte a causa dell’emergenza sanitaria. Entro quest’anno, inoltre, solo 7 regioni su 20 recupereranno il livello di Pil che avevano prima dell’avvento della pandemia (2019).
E sono la Lombardia, l’Emilia Romagna, la Valle d’Aosta, la Puglia, l’Abruzzo, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige. Le altre 13, purtroppo, invece, ancora non riescono a recuperare quell’enorme voragine che si è creata nel giro di pochi mesi a causa di una pandemia che ha sconvolto il mondo intero, trasformando l’economia mondiale e le sue prospettive a medio termine.
I numeri delle regioni italiane
Nonostante il buon recupero di quest’anno, infatti, la Sicilia continua a perdere, rispetto al 2019, uno 0,3%, mentre la media italiana si ferma al -0,1%. Le realtà territoriali che stanno faticando più delle altre a recuperare il terreno perduto sono la Toscana (-1,4%), la Calabria (-1,8%) e, infine, la Sardegna (-2,1%). Le previsioni presentate in queste ultime settimane dai principali istituti economico–statistici nazionali sono più prudenti rispetto a quelle presentate all’inizio dell’anno, a causa dello scoppio improvviso, nel mese di febbraio, della guerra in Ucraina, che ha cambiato.
Nel 2022, infatti, la crescita media del Pil italiano è stimata al 2,9 per cento. Un livello inferiore a quello ipotizzato, ad esempio, dalla Banca d’Italia (+3,2%) o al dato sulla crescita acquisita dall’Istat (+3,4%). L’ufficio studi della Cgia ritiene, infatti, che nel prossimo autunno lo scenario economico/sociale sarà particolarmente difficile. Il caro energia, l’inflazione galoppante, gli sviluppi della guerra in Ucraina e una possibile recrudescenza del Covid rischiano di “frenare” con più forza di quanto previsto lo slancio economico maturato in Italia nella prima parte di quest’anno. L’insicurezza su quelle che saranno le scelte del nuovo governo non è poca: gli aiuti pubblici erogati dal Governo Draghi per contrastare la crisi, il buon andamento delle presenze turistiche, gli investimenti e l’export sono le voci più significative che stanno puntellando la ripresa economica in atto, ma non si sa come il trasformarsi del panorama politico possa incidere. In merito all’export, quest’anno il dato nazionale dovrebbe aumentare del 6,3%, con picchi particolarmente positivi in Sicilia (+15,5%), Liguria (+12,3%), Valle d’Aosta (+12,2%) e Calabria (+11,8%). Per quanto concerne gli investimenti, quest’anno aumentano del 9,9%, con punte del 10,4% in Lombardia, del 10,3% in Emilia Romagna e del 10,2% in Sicilia, Piemonte, Campania e Puglia. Rispetto alla situazione pre-Covid, il dato medio nazionale è aumentato addirittura del 16,9%.