Strumento di orientamento indispensabile a guidare percorsi di sviluppo di medio-lungo periodo. Redatto da The European House Ambrosetti, già presente in Sicilia con diversi progetti
Ad ottobre è stato pubblicato il Piano Strategico della Città Metropolitana di Catania, uno strumento di orientamento indispensabile a guidare i percorsi di sviluppo di medio-lungo periodo dell’area vasta urbana, come definito dalla Legge numero 56 del 2014 (c.d. “Legge Delrio”).
Il Piano è stato redatto da The European House – Ambrosetti, già presente in Sicilia con numerosi progetti a supporto della competitività e attrattività territoriale.
La redazione del Piano ha previsto prima una corposa analisi socio-economica dei quattro “sub-ambiti” territoriali individuati dal Gruppo di Lavoro (Area Jonico-Etnea, Area Urbana Catanese e Etna Sud, Calatino Sud-Simeto e Etna Nord e Ovest), utile ad individuare i punti di forza e di debolezza di Catania nel confronto con le altre Città Metropolitane del Paese. A partire da questa analisi – anche attraverso l’analisi di casi benchmark nazionali ed internazionali – sono stati elaborati degli indirizzi (c.d. “Progetti Bandiera”) attorno ai quali costruire le attività di programmazione pubblica su un orizzonte di medio-lungo periodo (2030-2050).
Il futuro di Catania, secondo gli analisti del Piano, dovrà ruotare attorno a questi assi:
- un grande “Piano Marshall” per l’istruzione che contrasti la povertà educativa e favorisca la coesione e la rinascita sociale del territorio: Catania è al 1° posto tra le 14 Città Metropolitane per tasso di dispersione scolastica (25,2% contro una media nazionale del 14%). Inoltre, il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è pari al 46,5%, 4° valore più alto tra le Città Metropolitane, 1,6 volte superiore la media nazionale (29,4%);
- potenziare la connettività con una strategia integrata (strade, porti e ferrovie) a supporto dell’attrattività e della crescita: il sistema di mobilità intra-metropolitana e le connessioni tra Catania e il resto della Regione risultano estremamente carenti, con la maggior parte dei flussi che oggi sono mono-direzionali verso il Comune di Catania, “appesantendo” il capoluogo e minandone il sistema di viabilità urbano ed extra-urbano;
- avviare un percorso di rigenerazione urbana di scala metropolitana sostenibile e inclusivo: oggi il territorio è inficiato da trend di incuria e sotto-investimento, che innescano un circolo vizioso di disaffezione, calo della qualità della vita e dell’attrattività. Sono infatti presenti immobili e spazi pubblici, anche di assoluto pregio, inutilizzati, sottoutilizzati, o che necessitano di interventi di manutenzione significativi. Infine, la percentuale di suolo consumato è del 7,9%, superiore alla media nazionale pari a 7,1%;
- creare un ecosistema che incoraggi l’azione imprenditoriale e attragga investimenti e imprese sul territorio: Catania è la prima Città Metropolitana della Sicilia per valore aggiunto e occupazione manifatturieri, rappresentando il 26% del Pil regionale. Tuttavia, il territorio si trova oggi a dover affrontare delle criticità strutturali, come il limitato sviluppo delle competenze (Catania presenta una quota di residenti con titolo di studio superiore al diploma pari al 12,2%, più bassa rispetto a Messina e Palermo, che registrano, rispettivamente, il 14,2% e il 12,4%) e la performance sub-ottimale rispetto al potenziale del settore agricolo e artigianale, dovuta ad una mancata o incompleta digitalizzazione e managerializzazione;
- rendere la Città Metropolitana di Catania un centro di riferimento per i migliori talenti dell’area Mediterranea: per raggiungere tale obiettivo, occorre un mix di azioni, ovvero agire sulla rigenerazione urbana e la riqualificazione immobiliare, lanciare attività di promozione e divulgazione del territorio a livello internazionale, potenziare le infrastrutture di connettività e disporre di contributi fiscali.