La leadership gentile secondo Marian Conigliaro presidente Federmanager Sicilia orientale
L’alba di una nuova era attende la sezione della Sicilia Orientale di Federmanager, l’associazione che si occupa a livello nazionale di tutelare e promuovere i diritti del ruolo professionale di manager. L’elezione a presidente di Marian Conigliaro, 45 anni, è un evidente segnale di rinnovamento che apre ad una stagione di evoluzione ed espansione del gruppo associazionistico.
Lo stereotipo della figura del manager si avvicina ideologicamente all’uomo in giacca e cravatta, quanto è importante abbattere questo gender wall?
Partendo dal presupposto che tale stereotipo affonda le proprie radici non solo nella storia, che ci propone esempi di potere declinati quasi esclusivamente al maschile, ma perfino nella mitologia dove, il potere più maschile di in assoluto, quello della guerra, viene affidato ad Atena figlia di Zeus ma al prezzo della sua femminilità, Atena infatti non veste mai abiti femminili, è nata dalla testa del padre ed è vergine, come a voler sterilizzare dalle tipiche e stereotipate inclinazioni femminili un ruolo di potere tipicamente maschile. Con questa premessa appare evidente come il costrutto sociale e culturale Uomo=Potere sia talmente radicato e strutturato, da risultare talvolta invisibile e come ciò porti le donne a cercare di seguire un modello maschile nei pochi casi in cui si trovino in posizioni di potere. Quello che invece non dovrebbe sfuggire e su cui si dovrebbe lavorare, è l’affermazione delle differenze dei due generi come valore assoluto di complementarietà in ottica generativa. Il famoso concetto di Diversity & Inclusion, che fa della valorizzazione di ogni tipo di diversità, una fonte di crescita, e della promozione dell’inclusione, la base per la creazione di un substrato favorevole al pensiero laterale e all’engagement, sta proprio alla base di nuovi stili di Leadership molto più in linea con i tempi moderni. Oggi nella leadership si mettono in campo concetti quali intelligenza emotiva, cura, empatia, tutte caratteristiche storicamente più vicine all’emisfero femminile, in una forma di leadership definita ‘Leadership gentile’ in cui la ‘Gentilezza’ è la forza che crea valore attraverso l’inclusione di tutti i membri di un team”.
In che modo si può abbattere il gender wall?
“Come in tutti i processi le evoluzioni partono dall’analisi dei dati, ma ahimè, il primo gap storico risiede proprio qui, la disponibilità di dati, a testimoniarlo la sconvolgente assenza di informazioni disponibili sui corpi, le abitudini e i bisogni femminili, In una società progettata ad immagine e somiglianza degli uomini, e in cui metà della popolazione, quella femminile, per secoli, è stata sistematicamente ignorata. Basti pensare al caso degli smart phone, sviluppati in base alla misura delle mani degli uomini; o alla temperatura media degli uffici, tarata sul metabolismo maschile; o alla ricerca medica, che esclude le donne dai test «per amor di semplificazione» come racconta in un noto libro dal titolo Invisibili (di Carolin Criado Perez). Bisogna pertanto cominciare da zero nell’approccio scientifico al problema, partendo dalla misura del gap effettivo, con l’ausilio di indicatori quali ad esempio il “Gender quality index” e lavorando con l’approccio del continuo miglioramento, magari sfruttando lo strumento suggerito dal governo per il raggiungimento del Goal 5 dell’agenda europea 2030 ‘Inclusione e Coesione’, rappresentato proprio dalla Certificazione di Genere.
Quale è la tua posizione in merito alle quote rosa?
“Anche qui, questo strumento è vittima di stereotipi e mistificazioni, la norma che lo introduce, la legge Golfo Mosca del 2011, parla infatti di rappresentanza negli organi delle società quotate del genere meno rappresentato, non delle donne; il fatto che poi il genere meno rappresentato sia sempre e comunque quello femminile dovrebbe fare riflettere su come il riequilibrio di secoli di gestione del potere ad esclusivo appannaggio maschile, non possa essere lasciato alla volontà o alla determinazione dei singoli, ma debba essere agevolato dal legislatore. La società da questo punto di vista oggi si configura come un malato grave a cui bisogna sottoporre una robusta cura per ristabilire l’equilibrio psicofisico; cautela e riposo non sarebbero sufficienti”.
La Sicilia, ed in particolar modo la Sicilia Orientale, è ricca di aziende affermate ed in via di affermazione che stentano ad essere valorizzate, quanto può aiutare in questo senso “fare gruppo” e associarsi?
“La Sicilia ed il Sud in generale non hanno una cultura votata all’associazionismo, sarà che la nostra storia è tristemente intrisa di esempi di associazionismo poco edificanti e spesso legati a criminalità e malavita organizzata. Ciò ha creato una naturale diffidenza verso le più comuni forme di raggruppamento finalizzato alla crescita del tessuto economico e sociale del territorio. Non sfuggirà però a nessuno come l’effetto moltiplicativo del gruppo e la potenza della rete, il cosiddetto Network, sia un driver della crescita a cui non possiamo e non vogliamo rinunciare. Questa è proprio l’esperienza che io stessa, da qualche anno sto facendo, come membro attivo a livello Nazionale e da Presidente a livello territoriale, della più grande federazione che rappresenta i manager del settore produttivo pubblico e privato in Italia, Federmanager, una federazione a servizio dei manager allo scopo di assisterli, supportarli, formarli ed inserirli in quella rete di relazioni che ne accresce il potenziale e l’efficacia nell’esercizio del proprio ruolo. Una esperienza che ha inoltre il valore di offrire ai manager la possibilità di misurarsi in aree di competenza anche molto diverse dal background di origine e di scoprire come, l’ampliamento delle competenze, favorisca il pensiero creativo e l’inclinazione all’innovazione.