Il sistema bancario a vocazione locale vera risorsa per lo sviluppo dei territori - QdS

Il sistema bancario a vocazione locale vera risorsa per lo sviluppo dei territori

Il sistema bancario a vocazione locale vera risorsa per lo sviluppo dei territori

sabato 03 Dicembre 2022

Giornata di studio organizzata dalla Banca Popolare di Sondrio su idea dell’economista Vitale. Per il ruolo di supporto creditizio offerto alle Pmi ma anche di stimolo alla concorrenza

SONDRIO – In uno scenario economico complesso e in continua evoluzione non può non apparire come necessaria una riflessione seria sul ruolo che il sistema bancario può svolgere a supporto di imprese e famiglie per superare le sfide di oggi e di domani. ed è proprio questo il motivo per il quale la Banca Popolare di Sondrio ha organizzato, con la collaborazione della società “Vitale Zane & Co.” e su idea del professore Marco Vitale, una giornata di studio che si è svolta ieri nella splendida cornice della sala Besta e che ha chiamato a raccolta prestigiosi studiosi della cultura bancaria.

Il convegno, moderato dal giornalista Gianfranco Fabi, è stato aperto da Stefano Zamagni, ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna e Adjunt Professor of International Political Economy alla John Hopkins University, Bologna Center: “Le banche di comunità – ha esordito Zamagni – sono fondamentali per la crescita delle piccole e medie imprese, esse rappresentano il più efficace antidoto alla esternalità pecuniaria”.

Zamagni ha poi spiegato che esistono tre tipi di valutazione: output (efficienza di un ente); outcome (efficacia dell’azione); ed infine quella di impatto sociale (cioè il cambiamento che un ente, in questo caso la banca, va a determinare con la propria azione). “Le grandi banche, non quelle di credito cooperativo – ha spiegato Zamagni – sono refrattarie alle valutazioni di impatto. Eppure le imprese lo stanno già facendo. Se iniziassero a farlo potrebbero verificare che il loro è un impatto meno significativo sul territorio di quello determinato dalle banche di comunità, come ad esempio quelle di credito cooperativo”.

Del rapporto tra comunità locali e sistema finanziario in un ottica di riequilibrio sociale ha parlato Marco Onado, docente alla Bocconi e tra i massimi esperti di diritto bancario. Onado si è soffermato su una attenta analisi del sistema finanziario: “Dopo la grande crisi finanziaria – ha spiegato citando autorevoli studi internazionali – si è ridimensionato il vantaggio che le grandi banche vantavano nei confronti delle micro banche”. Due i punti evidenziati da Onado: primo, la dimensione non è criterio sufficiente per separare banche efficienti e redditizie dalle altre: e in effetti “le realtà più piccole non performano peggio delle realtà più grandi”, ha chiosato l’economista.

Secondo, la prossimità e quindi il localismo giocano un ruolo di fondamentale importanza nel supporto creditizio alle piccole e medie imprese, oltre a rappresentare uno stimolo alla concorrenza.

Al centro delle banche non si sono le banche né i capitali ma le persone. Fatta questa premessa, ci si chiede: servono ancora le banche di territorio? La regolamentazione tende ad appiattire il sistema delle banche anziché valorizzarne le peculiarità?
A dare una risposta a queste domande è stata Rosa Cocozza, ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Università “Federico II” di Napoli: “Il credito – ha detto Cocozza – è ancora la principale attività della banca a vocazione locale: ed è per questo che la banca di territorio è la rappresentazione più concreta di economia circolare”.

Alfonso Scarano, ingegnere e analista finanziario indipendente, ha tracciato il profilo umano e professionale di Raffaele Mattioli: fu un grande banchiere ma soprattutto un umanista e un’icona culturale. Nel 1925 entrò nella Banca Commerciale Italiana (Co mit) che poi divenne tra i maggiori istituti bancari del Paese.
La figura di Mattioli è stata al centro anche dell’intervento di Andrea Calamanti, ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari. Oltre a spiegare la “filosofia” lungimirante e vincente di Mattioli, Calamanti ha poi posto l’accento sul difficile equilibrio che le banche sono chiamate a mantenere tra le due funzioni principali che esse stesse svolgono: da una parte la raccolta del credito e dall’altra l’incanalamento di risparmi e investimenti nel mercato finanziario.

“Ascoltare, capire e accompagnare le imprese: questo è il compito di una banca”: ha esordito con queste parole Giacomo Pedranzini, dal 1999 Amministratore Delegato di “Kometa 99”, società ungherese operante nel settore agroalimentare. A Pedranzini è spettato l’arduo compito di tracciare uno spaccato del mondo imprenditoriale di oggi con le sue enormi criticità ma anche potenzialità e soprattutto aspettative.

150 anni storia, di valori, di buon operare, 150 anni di bilanci in positivo: a raccontare la filosofia della Banca Popolare di Sondrio per anni guidata dal grande banchiere Piero Melazzini, che ne ha fatto un modello di banca territoriale esemplare, è stato Mario Alberto Pedranzini nelle sue riflessioni conclusive.
Pedranzini è Direttore Generale (dal 1997) e Consigliere Delegato (dal 2012) della Banca, all’interno della quale ha percorso dal lontano 1977, l’intera carriera.
Pedranzini ha raccontato il lungo processo di espansione della Banca Popolare di Sondrio che l’ha portata presto fuori dai confini regionali rendendola protagonista a livello internazionale. Un percorso, quello della Banca, caratterizzato dalla fedeltà a quei valori di continuità e coerenza negli obiettivi e nei comportamenti che si è poi rivelata la carta vincente.

“Lucidità d’azione per fare sempre meglio e sempre di più ma avendo bene a mente dei limiti. Tenere fede a queste linee di indirizzo ci ha premiato”, ha rimarcato con orgoglio Pedranzini.
Non solo il profitto individuale ma profitti di sistema: è così che sono nate altre realtà: “Non è un caso che siamo stati tra i primi a fondare un gruppo di banche popolari e a dare vita ad una compagnia di assicurazioni”, ha detto.
E infine: “In un contesto sempre più incerto e complesso, servono lucidità di azione e una straordinaria capacità di analisi degli scenari globali. La banca esiste per servire il territorio, grande o piccola che sia”.

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