Qualità della vita: Meridione sempre più alla deriva - QdS

Qualità della vita: Meridione sempre più alla deriva

Qualità della vita: Meridione sempre più alla deriva

mercoledì 14 Dicembre 2022

L’ultima classifica del Sole 24 Ore rimarca quella recente di Italia Oggi, bocciando senza appello i centri del Sud

ROMA – Ha preso il via ieri da Catanzaro la settimana di scioperi organizzata da Cgil e Uil contro il disegno di legge di Bilancio 2023, la prima a firma del governo Meloni, approvato lo scorso 21 novembre e ora al vaglio della Camera dei deputati. “Una scelta simbolica” quella di far partire le agitazioni sindacali proprio dal Sud “perché – ha spiegato Angelo Sposato, segretario generale Cgil Calabriaquesta è una manovra antimeridionalista che penalizza il Sud”. Un giudizio molto duro, confermato anche dal collega della Uil Calabria, Santo Biondo, che l’ha definita “una manovra di bilancio pericolosa, iniqua e asociale”.

Mentre le due sigle sindacali prevedono un inverno “caldo” – e i riscaldamenti, ahinoi, non c’entrano – se la legge di bilancio dovesse passare così com’è, l’ultima indagine sulla Qualità della vita del Sole 24 Ore ha certificato i primi segnali di recessione economica: “La crisi inizia a mordere sul territorio, soprattutto nel Mezzogiorno, allargando il divario con il resto del Paese. Affiorano i primi sintomi di una popolazione sotto shock per la corsa dei prezzi: le famiglie restano schiacciate sotto il peso di un’inflazione mai così alta dai primi anni Ottanta e il caro energia si abbatte su imprese e amministrazioni locali, in difficoltà nella gestione dei budget”.

L’indagine, pubblicata poche settimane dopo l’altrettanto nota classifica che ItaliaOggi stila insieme all’Università La Sapienza di Roma, fotografa il livello di benessere nei territori in base a novanta indicatori, di cui quaranta aggiornati quest’anno, suddivisi nelle sei macro-categorie “Ricchezza e consumi”, “Affari e lavoro”, “Giustizia e sicurezza”, “Demografia e società”, “Ambiente e servizi” e “Cultura e tempo libero”.

A svettare in entrambe le graduatorie sono le province del Nord: se per ItaliaOggi il podio è Trento, Bolzano e Bologna, per il Sole 24 Ore si vive meglio a Bologna, seguita da Bolzano e Firenze. Entrambi gli studi, però, sono concordi sulla provincia in cui si sta peggio: Crotone. Entrambi relegano sul fondo delle classifiche le province del Meridione. Su ItaliaOggi si muovono su e giù senza grandi scossoni i “soliti noti”: in discesa Siracusa (106^ da 104^) e Caltanissetta (105^ da 101^) e in lieve risalita Napoli (104^ da 106^). Il Sole 24 Ore registra il tracollo di Isernia, che perde 25 posti e si piazza penultima, il piccolo balzo indietro di Caltanissetta (anche qui 105^ mentre era 103^ nel 2021) e l’altrettanto piccolo salto in avanti di Foggia (da 106^ a 104^).

Risalgono la china le tre Città metropolitane della Sicilia, ma la rimonta non basta a piazzarle tra le province più vivibili: Catania, pur conquistando 11 posizioni, si piazza 91^, a pochi passi da Messina (89^ con un recupero di otto posti) e Palermo (che dalla 95^ passa alla 88^ posizione).

“L’indagine del Sole24Ore sulla Qualità della vita – ha dichiarato il primo cittadino del capoluogo siciliano, Roberto Lagalla – associa a Palermo un punteggio complessivo che la pone, sebbene in risalita rispetto al 2021, in basso alla classifica delle città italiane. Bene però il dato sulla penetrazione della banda larga che ci vede quarti in classifica e indicatori positivi emergono anche dalla macro area ‘Affari e lavoro’, in particolare sulla qualità delle nostre strutture ricettive e sull’imprenditorialità giovanile. Si tratta di segnali positivi che serviranno ad orientare le azioni di questa amministrazione comunale”.

“C’è molto da fare – ha concluso Lagalla – lo sapevamo, ma i dati di oggi, frutto anche dei disagi causati dagli anni della pandemia, non possono che stimolare ancora di più il nostro lavoro, affinché Palermo possa divenire protagonista di un processo di rinascita che le permetta di migliorare i dati sulla qualità della vita e così anche la sua posizione in classifica già dal prossimo anno”.

C’è poco da stare allegri, insomma, anche perché l’analisi degli indicatori delle sei macro-aree indagate dal Sole 24 Ore conferma la deriva delle province meridionali, lontane anni luce da quelle del Nord del Paese, dove invece sono garantiti standard medio-alti di opportunità e servizi ai cittadini.

Se il Sud riporta i tassi di occupazione più bassi d’Italia – nessuna provincia meridionale registra infatti numeri al di sopra della media nazionale del 63,17 per cento e ben venti non arrivano neanche al 50 per cento – per contro fa incetta di beneficiari del Reddito di cittadinanza. Limitandoci alle ultime tre in classifica, Napoli registra 50 assegni ogni mille abitanti, Palermo 53,23 e Crotone 55,20 contro una media italiana che aggira sui 16 assegni ogni mille abitanti.

L’indicatore sulla spesa delle famiglie per il consumo di beni durevoli, poi, mostra che nessuna delle province del Mezzogiorno registra medie superiori a quella nazionale che si sfiora i 2.690 euro annui: Bari si ferma a 2.326 euro, Palermo a 2.139 euro, Catanzaro a 2.116 euro e Napoli a 2.018 euro. Altrettanto nero è lo scenario dei depositi bancari delle famiglie consumatrici: solo ad Avellino e Potenza si rilevano medie più alte di quella nazionale (19.170 euro pro capite).

In merito all’ambiente continuano a scarseggiare pesantemente in tutto il Sud piste ciclabili, isole pedonali e verde urbano fruibile (unica mosca bianca è Agrigento che si piazza 27^) e anche sul fronte dei servizi il Meridione registra primati negativi: se il dato nazionale di Atm ogni 10 mila abitanti è 6,68, Benevento, Catania, Cosenza, Vibo Valentia, Caserta, Barletta-Adria-Trani, Crotone, Sud Sardegna e Reggio Calabria non arrivano a superare quota 4.

Un ultimo dato che merita di essere analizzato è quello relativo alla partecipazione elettorale: a fronte di una media nazionale che sfiora il 64 per cento, al Sud si registra una bassa affluenza alle urne. Sintomo questo di una disaffezione alla politica che, con buona probabilità, dipende anche dal fatto che i cittadini del Sud non credono più alle tante promesse tradite.

Benessere delle donne: tante laureate, ma è l’ennesima occasione mancata

ROMA – Anche nel campo della parità di genere il Sud non eccelle. Inaugurato lo scorso anno, l’indice della Qualità della vita delle donne fotografa la situazione del benessere delle donne sulla base di dodici indicatori: speranza di vita alla nascita delle femmine, tasso di occupazione, tasso di occupazione giovanile, gap occupazionale di genere, giornate retribuite, imprese femminili, amministratori di impresa donna, amministratori comunali donne, violenze sessuali, sport femminile, competenza numerica non adeguata, laureate.

Il fondo della classifica vede primeggiare – in negativo – ancora le province meridionali, con Vibo Valentia ultima, Napoli 106^ e Cosenza 105^. A fare eccezione è Cagliari che conquista il terzo gradino del podio, unica tra le province del Sud a piazzarsi nella top ten. Tra le siciliane le peggiori sono Siracusa (104^), Caltanissetta (103^) e Agrigento (102^), mentre Ragusa registra il punteggio più alto dell’Isola e si piazza 82^.

Guardando i risultati dei singoli indicatori, il Sud ottiene i peggiori tre piazzamenti in tasso di occupazione – con Napoli al 27,4 per cento, Agrigento al 26,5 e Caltanissetta, ultima tra le ultime, ferma al 24,1 per cento, contro una media nazionale nettamente più alta, pari al 53,5 per cento – e in tasso di occupazione giovanile, dove la percentuale nazionale è al 27,1 e le ultime tre – Agrigento, Enna e Vibo Valentia – hanno valori al di sotto delle due cifre.

Male anche sul fronte del gap occupazionale di genere, vale a dire la differenza in termini percentuali tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile: al 105° posto c’è Caltanissetta, Agrigento è 106^ e Barletta-Adria-Trani è ultima.

Il riscatto del Sud arriva nella graduatoria delle laureate: il podio infatti è dominato dal Mezzogiorno con Benevento al primo posto, seguita da Avellino (2^) e Caltanissetta (3^). Una bella notizia finalmente, si dirà, se non fosse che tale primato non fa altro che confermare che il Mezzogiorno ha un enorme potenziale che però non riesce a mettere a frutto.

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