I temi più caldi della Sanità in Sicilia. L'intervista del QdS all'assessore alla Salute della Regione, Giovanna Volo
Il nodo precari anti Covid con la proroga appena disposta. Il rischio del ritorno della pandemia, ma soprattutto, la piaga della carenza di medici e infermieri, aggravata dalla pandemia, soprattutto nei piccoli ospedali di periferia, che ha costretto l’assessorato a disporre un coordinamento tra le aziende ospedaliere per coprire i turni all’ospedale “Gravina” di Caltagirone nel dipartimento di Cardiologia e la Rete dell’infarto.
Di questi e di altri argomenti che interessano la sanità regionale ne abbiamo parlato con il neo assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo.
Assessore cominciamo con la bomba ad orologeria della proroga dei contratti per la pandemia. la Sicilia è l’unica regione dove queste figure sono state prorogate per altri due mesi nonostante il Covid sembra battere in ritirata. I sindacati pressano per un rinnovo dei contratti in toto, compresi gli amministrativi. Ma questi nuovi contratti non farebbero aggravare il bilancio economico sanitario della Regione? Come intende muoversi?
“La pandemia di Covid, purtroppo, non può essere considerata conclusa, dobbiamo tenere alto il livello di guardia. Abbiamo prorogato sia il personale medico sia il personale tecnico e amministrativo e a breve attiveremo un tavolo tecnico presso l’assessorato per individuare possibili percorsi per l’impiego di queste risorse umane anche oltre l’emergenza sanitaria. Magari, in prospettiva futura, per il potenziamento delle attività di assistenza sul territorio”.
Il Governo Schifani ha dato il via libera al Piano della rete territoriale di assistenza con la destinazione di 300 milioni di fondi Pnrr per 43 ospedali di comunità e 156 case di comunità. Può dirci con quale personale intende riempire questi centri visto che anche la Fismu sostiene che potrebbero alla fine essere delle scatole vuote?
“Lavoreremo in forte sinergia con le strutture ospedaliere e le aziende sanitarie. È probabile che, almeno in una prima fase, verrà utilizzato personale già impegnato in varie attività territoriali dai dipartimenti di prevenzione o di cure primarie. Potremmo anche reimpiegare il personale recuperato dall’emergenza Covid. Infine, ci confronteremo coi medici di medicina generale e gli specialisti ambulatoriali”.
Recentemente il caso della Cardiologia del “Gravina” di Caltagirone ha riportato al centro dell’attenzione la carenza di medici soprattutto in discipline salvavita e di emergenza. Lei a breve dovrebbe emanare un regolamento di istituzione dei dipartimenti interaziendali per la copertura dei posti vacanti attraverso la turnazione dei medici. Non crede però che tutto questo non possa fare altro che aggravare il livello di assistenza sanitaria?
“Sono già in corso numerose procedure concorsuali bandite dalle aziende e dagli enti del servizio sanitario regionale per ampliare gli organici. Inoltre, mi sto confrontando con i rettori della Sicilia nell’ipotesi operativa di un maggiore impiego di specializzandi lì dove possibile”.
Ritiene che sia arrivato il momento di rivedere la rete degli ospedali periferici, alcuni dei quali hanno nei pronto soccorso un solo medico in pianta organica? E per quanto riguarda l’emergenza degli ospedali vuoti basterebbe ricordare solo il caso della struttura di Lipari in cui c’è una situazione paradossale e si spendono 10mila euro per un viaggio con elisoccorso. Cosa intende fare per dare anche alle isole minori un’assistenza sanitaria decente?
“L’assessorato sta già lavorando alla rete ospedaliera e questo permetterà di migliorare l’assistenza sanitaria sia a livello centrale sia a livello periferico”.
Il nodo degli organici carenti
Sulla carenza di medici e infermieri soprattutto negli ospedali di periferia e delle aree interne, da tempo alcuni direttori generali e sanitari lamentano l’anomalia di concorsi banditi e andati diserti a causa della scelta dei concorsisti di prediligere un posto nelle grandi aziende ospedaliere delle città. Ci sono esempi a testimonianza di questa situazione che rasentano il paradosso.
Al pronto soccorso di Militello in organico, sino a questo autunno c’era un solo medico di Pronto Soccorso. In quasi tutti i piccoli ospedali c’è una pianta organica che non supera il 50% di quanto disposto, mentre nei grandi poli sanitari delle aree metropolitane la copertura supera l’80%. Lo stesso vale per gli infermieri.
Di recente della situazione così grave se n’è occupata anche la Commissione Sanità all’Ars, nel corso della quale esperti medici e sindaci hanno sostenuto che uno condizione simile non si supera bandendo un soccorso che potrebbe andare deserto, ma forse studiando altre procedure e incentivi che possano spingere i pochi medici in circolazione ad optare anche per un trasferimento negli ospedali di secondo livello o nei Pronto Soccorso dove i medici oggigiorno preferiscono fuggire.
A Lipari di notte non esiste un servizio di Cardiologia per le emergenze e scarseggiano anche gli anestesisti, mentre l’ortopedico si fa vedere soltanto una o talvolta due volte a settimana, sempre che il meteo lo permetta. Chi si frattura un braccio o una gamba è costretto o con le proprie gambe, in aliscafo, o con l’elisoccorso a raggiungere l’ospedale di Milazzo. Oppure deve sperare nella fortuna di farsi male quando c’è l’ortopedico di turno? Ma questa, ci chiediamo, è garanzia per tutti del diritto sacrosanto alla salute?