L’Isola napoletana è stata Capitale lo scorso anno. Il bilancio del primo cittadino Ambrosino
PROCIDA (NA) – Dalla terraferma la separano 3,4 km. La sua superficie raggiunge i 4 km quadrati, ma le sue coste – in alcune zone basse e sabbiose, in altre a picco sul mare – danno vita a baie e promontori che offrono riparo alla piccola navigazione. Nell’arcipelago delle isole partenopee con Ischia e Capri, è stata designata Capitale italiana della cultura nell’anno che si è appena concluso, il 2022. Si tratta di Procida, che con i suoi poco più di 10.000 abitanti è l’isola più densamente popolata d’Europa. Abbiamo intervistato il sindaco Raimondo Ambrosino per fare con lui il punto dell’esperienza vissuta dalla città.
Qual è il bilancio di questo anno da Capitale italiana della cultura?
“Molto positivo in termini di visibilità e notorietà per la nostra Isola. Essere Capitale italiana della cultura ci ha permesso di calcare le scene di un palcoscenico internazionale: Procida ha recuperato il ritardo di notorietà che aveva rispetto alle isole più note ai turisti, come Capri. È stato un anno ricco di eventi culturali grazie a cui è passato anche un messaggio politico forte di integrazione, collaborazione, solidarietà, riduzione dell’impronta ecologica. Insomma, abbiamo cercato di trattare dei temi per lanciare dei messaggi di grande attualità”.
Dal punto di vista turistico, quali sono stati i risvolti?
“C’è stato un boom di presenze legato proprio all’aumento di notorietà dell’Isola. Partivamo più o meno da 250 mila sbarchi e siamo arrivati a 600 mila. Noi contiamo le persone che sbarcano dai traghetti e dagli aliscafi. L’incremento di presenze è stato di oltre il 100 per cento e ci aspettiamo che il trend positivo duri ancora nei prossimi anni perché la notorietà non si esaurisce nell’ambito di poco tempo. Se alimentata così come abbiamo intenzione di fare riusciremo a continuare ad attrarre turisti, set cinematografici o altre iniziative di pubblicità, come spot o trasmissioni televisive. È un fenomeno che si alimenta e che manterrà alta l’attenzione sull’isola di Procida”.
Anche il numero di pernottamenti in città è aumentato?
“Non abbiamo risultati precisi, perché la nostra è un’industria turistica ancora abbastanza artigianale: sono tutte piccole strutture del tipo bed and breakfast e accoglienza diffusa. Quello che è sicuro è che dal censimento che abbiamo effettuato queste strutture sono raddoppiate nel corso dell’ultimo anno, passando da una cinquantina complessivamente, compresi i piccoli alberghi, a un centinaio. Oggi abbiamo all’incirca duemila posti letto e dalla scorsa primavera all’autunno sono stati sostanzialmente tutti occupati”.
Ritiene che l’elezione di Procida a Capitale della cultura abbia avuto refluenze anche sull’intero territorio campano?
“Ritengo di sì e saranno pubblicati a breve degli studi più approfonditi. Bisogna considerare che le persone si spostano per andare nei posti più particolari, quindi il fatto che Procida sia diventata di interesse anche internazionale traina l’intera regione. Tra l’altro National Geographic l’anno scorso la segnalava come una delle venti località al mondo più belle da visitare. Questa è una promozione internazionale di altissimo livello. La gente viene in massa in Campania per andare a Capri, a Pompei o San Gregorio Armeno a Napoli nel periodo natalizio. Se aggiungiamo a questo anche Procida significa arricchire l’offerta regionale di una destinazione in più e quindi poter incuriosire altre persone. C’è poi l’enorme discorso che riguarda il flusso di visitatori delle navi da crociera che riprenderà a breve, dalla primavera fino all’autunno: migliaia di persone che quotidianamente arriveranno nel porto di Napoli potranno aggiungere ai loro itinerari la visita a Procida”.
Cosa rimarrà alla città di questa “avventura”?
“Senz’altro la notorietà di cui abbiamo parlato che, come dicevo, non si esaurirà nell’ambito dell’anno appena concluso. Rimarranno anche la partecipazione dei cittadini e la consapevolezza che il comportamento di ciascuno è importante: rispettare l’Isola significa avere anche dei ritorni economici. Rimarrà infine la rigenerazione degli spazi culturali che è nostra intenzione mantenere attrattivi”.