In Sicilia oltre 7mila addetti della vigilanza privata sono chiamati alla mobilitazione. Tre sindacati hanno organizzato una protesta.
In Sicilia oltre 7mila addetti della vigilanza privata sono chiamati alla mobilitazione. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno organizzato una protesta per lunedì mattina alle 9:30 in piazza Croci a Palermo. Nel capoluogo isolano si raduneranno addetti provenienti da tutta la Regione per dirigersi in corteo verso la Prefettura. Sul posto consegneranno un documento che spiega i loro disagi. Nello specifico i lavoratori riscontrano la presenza di un contratto fermo da 8 anni e le normative sono confusionarie.
“Vogliamo far sentire la voce delle addette e degli addetti del settore – dichiarano Giuseppe Aiello (Filcams Sicilia), Giusi Sferruzza (Fisascat Sicilia) e Marianna Flauto (Uiltucs Sicilia) -. Si rompa il silenzio assordante che attornia l’inaccettabile fase di stallo in cui versa la trattativa del rinnovo del contratto della vigilanza privata e servizi fiduciari. Istituzioni e parti datoriali ascoltino la voce dei lavoratori per i quali si rivendicano maggiori tutele, diritti e salari dignitosi. Si riconosca loro l’importante lavoro svolto quotidianamente. Non si dimentichi l’impegno profuso per la collettività di tutela e salvaguardia di beni e persone e i rischi a cui sono stati personalmente sottoposti nel difficilissimo periodo di emergenza pandemica, ma anche il lavoro svolto quotidianamente, vittime di rapine e aggressioni, e in alcuni casi hanno pagato con la loro stessa vita. È troppo facile ed estremamente riduttivo, cancellare con un colpo di spugna i sacrifici, le paure, i pericoli a cui sono sottoposti per svolgere servizi così sensibili e dei quali la società civile non può fare a meno. Il rinnovo del contratto di lavoro lo si deve a tutte le donne e agli uomini del settore ai quali da oltre 8 anni non è riconosciuto nemmeno alcun aumento salariale”.
I sindacati avevano inoltrato lettere di sensibilizzazione a tutti i committenti pubblici nelle quali le imprese di vigilanza operano in appalto per ricordare che l’assegnazione di appalti sulla base delle retribuzioni previste dal contratto collettivo del settore si configurerebbe come atto di violazione indiretta del principio costituzionale, la cui responsabilità potrebbe ricadere in capo al committente stesso. “Ad aggravare una situazione già di suo molto complessa si aggiunga il fatto che si paventa la possibilità che la maggior parte dei bandi attraverso i quali le società di vigilanza si aggiudicano gli appalti non prevedono una clausola automatica di adeguamento della tariffa del servizio a fronte dell’incremento salariale derivante dalla contrattazione nazionale” concludono.