Prostituzione, miseria eugenetica, utero in affitto - QdS

Prostituzione, miseria eugenetica, utero in affitto

Prostituzione, miseria eugenetica, utero in affitto

Salvo Fleres  |
mercoledì 29 Marzo 2023

L’essere dalla parte dei diritti più elementari delle persone, non può giustificare il fatto che, qualche volta, si faccia confusione, sostenendone “alcuni” e calpestandone “altri”

Ho tanti amici e amiche che appartengono a quella che comunemente viene definita comunità LBGT, ne affermo e ne difendo il pieno diritto ad essere cittadini come chiunque altro, nel rispetto della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Costituzione italiana. Tuttavia, c’è qualcosa che non mi torna. E vorrei dirlo nel modo più delicato possibile.

Infatti, l’essere dalla parte dei diritti più elementari delle persone, non può giustificare il fatto che, qualche volta, si faccia confusione, sostenendone “alcuni” e calpestandone “altri”.
Spiega il prof. Santo Fabiano in un suo intervento: “Se capisco bene, la nostra corsa sfrenata al possesso di ciò che si vuole e l’estensione del mercato in ogni ambito della vita spinge a scendere in piazza per sostenere il “diritto” di pagare una donna, perché partorisca per conto di qualcuno, e poi si privi del figlio partorito, dietro un compenso, per cederlo ad altri”.

Aggiunge Fabiano: “Non capisco davvero come si faccia a non vederci un fondo di disumanità e di disprezzo verso quella “madre” ridotta in schiavitù. Mi sorprende che non si veda in simili comportamenti la difesa di un “capriccio” e che questa “emergenza”, che riempie le piazze, sia solo una priorità “borghese” di chi con il denaro vuole comprare tutto e sottomettere tutti”.

“E mi chiedo”, conclude Fabiano, “ma davvero può essere un tema di sinistra? È davvero questa una priorità per il nuovo PD? Davvero non si vedono altre emergenze? Davvero non importa a nessuno lo schiavismo (peggio che maschilista) che questa pretesa nasconde? Non si tratta di sostenere una idea “tradizionale” di famiglia, ma di fermare questa corsa senza limite per il sostegno di ogni capriccio, anche se comporta, ad altri, sacrifici profondi ( mettere al mondo non è un gesto meccanico) e vendita del proprio corpo. Mi sorprende che le femministe non protestino”.
Sorprende anche me, ma forse il problema delle desinenze le appassiona di più.

Condivido in pieno le riflessioni di Fabiano e aggiungo: possibile che le stesse persone che, giustamente, si oppongono alla prostituzione e alla tratta delle donne non capiscano che l’utero in affitto è persino una forma di prostituzione ancora più grave, grazie alla quale, oltre al corpo, si vendono e si comprano pure i sentimenti?

Possibile che nessuno sollevi il tema dei diritti delle donne “affittate”? Possibile che nessuno si ponga il problema che una simile pratica possa portare, dritti dritti, alla pericolosissima eugenetica di memoria nazista, magari scegliendo spermatozoi ed ovociti di scienziati o di campioni sportivi, o di chissà chi?
Come mai di questo orrore non parla nessuno? Come mai nessuno parla dell’eventuale natalità “mal riuscita”? Cosa succede a quel, punto? Che ne faranno i “genitori perfetti” di un “figlio imperfetto”? Ci sono dei diritti universali che valgono più di altri o che valgono solo per alcuni e non per tutti?
Siamo un Paese davvero strano in cui le adozioni, giustamente, sono complesse, a tutela dei bambini, ma dove si possono fare cose gravissime violando qualsiasi etica comportamentale, anzi, sostenendo l’esatto contrario contrario.

Per non parlare di altri effetti legati alle deportazioni di innocenti, all’immotivato allontanamento di bambini dalle famiglie naturali, alle speculazioni, nazionali ed internazionali, su quelli che un tempo venivano definiti orfanotrofi.

È vero, il tema è complesso. Il corpo della donna rischia di essere sfruttato? Si. Esattamente come nella prostituzione. Sì, è vero pure che la questione, nel dibattito di questi giorni, non è legata solo all’utero in affitto, che è la causa, bensì della registrazione all’anagrafe dei bambini nati per madre surrogata, che è l’effetto. Invertire l’una con l’altro è pratica da speculatori, non certo da persone che tentano di trovare soluzioni logiche, giuste e praticabili.

A questo punto, ad esempio, si potrebbe fare un distinguo. Se i bambini sono biologicamente di uno dei due genitori (per seme o ovocita) possono essere iscritti come figli biologici di uno dei due. L’altro avrà gli stessi diritti di quelli che oggi sono riconosciuti al patrigno o alla matrigna sui figli di primo letto o dei figli naturali del compagno o della compagna.

Quindi, direi che certe affermazioni su eventuali bambini che sarebbero privi di diritti e addirittura privi di assistenza sanitaria sono delle vere e proprie fake, anche se qualche precisazione, ad uso della solita burocrazia o della solita politica con i paraocchi, potrebbe essere fatta: ma nulla di più.
Quindi, se non vogliamo essere ipocriti e se davvero non abbiamo pregiudizi per le coppie LBGT, dobbiamo ragionare approfonditamente pure sulle adozioni anche per loro, dato che, per quanto mi riguarda, un solo genitore o due dello stesso sesso costituisce una condizione certamente migliore di quella vissuta da un bambino nel più accogliente degli orfanotrofi.

Insomma, in questo momento non credo serva una battaglia ideologica o, per meglio dire, partitica o di schieramento, ma un ragionamento sereno, intellettualmente coerente e obiettivo sul problema, facendo in modo che si tenga conto dei diritti e dei doveri delle parti in causa (tutte) e persino dello Stato, nella sua posizione di regolatore e garante della civile convivenza.

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