Messina, si infiamma il dibattito sul Piano di riequilibrio - QdS

Messina, si infiamma il dibattito sul Piano di riequilibrio

Messina, si infiamma il dibattito sul Piano di riequilibrio

sabato 20 Maggio 2023

Il sindaco Basile dovrà rispondere entro il 7 luglio ai rilievi fatti dalla Corte dei Conti, poi il 18 il passaggio finale con i magistrati contabili che sancirà il destino del Comune

MESSINA – Un fatto amministrativo che inevitabilmente è diventato caso politico. La relazione di 106 pagine sul Piano di riequilibrio del Comune, firmata dal magistrato contabile Massimo Giuseppe Urso, evidenzia tutta una serie di criticità a cui il sindaco Federico Basile dovrà rispondere con atti documentali entro il 7 luglio, mentre il 18 dovrà affrontare un contraddittorio in presenza, atto finale prima della decisione della Corte dei Conti: approvazione o bocciatura e dissesto.

La Magistratura contabile ha evidenziato questioni di non poco conto. Felice Calabrò e Antonella Russo, consiglieri comunali del Pd, nel corso di un’apposita conferenza stampa hanno parlato, ma lo avevano fatto già nei giorni scorsi, di quadro allarmante “che fa a pugni con la ricostruzione mediatica e social dell’ex sindaco De Luca, che ha sempre detto che lui il sindaco lo sa fare e che aveva salvato Messina dalle sabbie mobili del dissesto”.

Il Piano ha una forte impronta di De Luca, candidato a sindaco di Taormina, e inevitabilmente il dibattito scatenato dalla relazione della Corte dei Conti con l’ombra del dissesto è entrato nella campagna elettorale. “Quando sono arrivato – ha detto De Luca nel corso di una diretta social – ho preso una città in ginocchio, un Piano di riequilibrio fermo al 2013 e nessuno ci ha voluto mettere mani. La città era paralizzata. Mi sono preso la responsabilità di lavorare nella melma, generata dai sindaci che mi hanno preceduto”.

Una vicenda, quella del riequilibrio dei conti del Comune, che si trascina da oltre dieci anni con un iter iniziato con il commissario Luigi Croce nel 2012, continuato con i sindaci Accorinti e De Luca, il commissario Santoro e quindi Basile, che il tema lo aveva affrontato già nel 2013 da revisore dei Conti.

Dal 2018 la situazione contabile è stata affrontata, come riferito da Basile, con una riduzione della massa debitoria a 155 milioni e i punti di forza del Riequilibrio sono l’abbattimento del debito e il miglioramento dei servizi. Per la Magistratura contabile, però, tra i nodi centrali ci sono i debiti fuori bilancio e le entrate. “Non è identificabile con certezza – si legge nella relazione – la consistenza dei debiti fuori bilancio da ripianare”. E poi ancora: “Sussistono perplessità sull’attendibilità degli accordi di ripiano sottoscritti con i creditori, con incoerenze che non consentono di verificare in maniera inequivocabile le relazioni tra importo complessivo da ripianare, programma di ripiano ed evoluzione dei connessi adempimenti”.

Guido Signorino, professore ordinario di Economia applicata all’Università di Messina e assessore al Bilancio nella Giunta guidata dal sindaco Accorinti considera complesse le criticità rilevate dalla Corte dei Conti ma positivo il fatto che si dia la possibilità al sindaco di integrare e chiarire i punti controversi. “Servono risposte puntuali e convincenti – spiega Signorino al QdS – che ripianino anche i dubbi di interpretazione”.

Il docente universitario auspica che Basile riesca a chiarire e sottolinea come il dissesto sia assolutamente da scongiurare, con i tempi lunghi del “bilancio strutturalmente riequilibrato”, sia per la contrazione di molti servizi che per l’economia della città che ha già vulnerabilità strutturali di non poco conto. “Con la trasformazione del fondo di rotazione – sottolinea – da mera anticipazione di liquidità a strumento di finanziamento del Piano si conferiva una capacità di spesa specialmente ai creditori del Comune, quindi alla città nel suo insieme, piuttosto rilevante, un piccolo elemento di accelerazione del reddito”.

Sulle dichiarazioni di De Luca, Signorino attacca: “Dice sciocchezze ha trovato una situazione che era stata rimessa in piedi, infatti ha avuto la possibilità di approvare i bilanci in tempi coerenti, di trovare un Piano di riequilibrio. Una delle cose che temo rischi di appesantire la capacità di risposta dell’Amministrazione è proprio la confusione generata dalla strategia adottata da De Luca, perché per sua stessa ammissione ha definito una condizione debitoria di oltre 500 milioni di euro quando lui stesso ha poi detto pubblicamente, scrivendolo anche alla Corte dei Conti, che la metà non andava messa nel Piano di riequilibrio, dicendo che era stata una manovra fatta per indurre il Consiglio comunale a votare e i debitori ad accettare condizioni meno vantaggiose”.

“C’è un Piano di riequilibrio del febbraio 2018 – conclude Signorino – con estensione ventennale e rimodulato dall’Amministrazione del tempo che il Consiglio comunale non approvò per un fatto politico. Lì c’era una fotografia della massa debitoria, che Basile da revisore aveva approvato, vicina ai 250 milioni. Nel giro di sei mesi era nel frattempo diventato consulente del sindaco, ne asseverò un’altra di 500 milioni fino poi alla dichiarazione di De Luca del 2022 che ammette la strategia”.

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