Attanasio: "Quale modello organizzativo verso cui è orientata la recente riforma? E quale personale si è pensato di destinare alle strutture previste del PNRR?"
«Abbiamo più volte segnalato le preoccupanti condizioni in cui versa il sistema sanitario pubblico del territorio. Si tratta di condizioni che, se associate all’annosa criticità del sistema e, in molti casi, delle lunghe liste d’attesa per gli utenti, tanto nell’ambito dell’emergenza-urgenza e della cronicità quanto nell’area della prevenzione e della clinica diagnostica, consegnano complessivamente servizi sanitari di prossimità in affanno e, purtroppo, in alcune aree della provincia, solo parzialmente in grado di rispondere ai bisogni di salute delle persone», scrivono all’Asp i segretari generali Maurizio Attanasio (Cisl Catania) e Giacomo Giuliano (Fnp Cisl Catania).
“Inoltre – aggiungono – le nostre Federazioni di categoria più volte hanno denunciato le condizioni di medici e personale sanitario che, a causa di maggior carichi di lavoro derivanti dalla necessità di dover sopperire alle insufficienti presenze di personale in servizio, si trova a dover far fronte a pressioni psico-fisiche di non poca consistenza»
«Per quanto riguarda il caso dei cosiddetti “medici a gettone”, reso noto dal “dossier” del quotidiano La Sicilia – sottolineano Attanasio e Giuliano, nella nota inviata all’Asp – la scelta di “esternalizzare” anche questo pezzo di Sanità pubblica ci lascia piuttosto perplessi e preoccupati. Una scelta, fra l’altro, ben lontana dal modello organizzativo del servizio sanitario e di salute della popolazione verso cui è orientata la recente riforma e non può essere di certo definita una soluzione condivisa. A nostro avviso sarebbe stato utile un confronto preventivo che individuasse e condividesse strategie e azione. Come rappresentanti degli utenti della Sanità pubblica e dei lavoratori, non siamo convinti che nelle trincee degli ospedali di provincia possano servire dei “supplenti” a chiamata. Occorrono, invece, medici e personale sanitario ben strutturato e stabile su quei presidi, in special modo dei reparti dell’emergenza urgenza. Siamo consapevoli – continuano – che la mancanza di medici e professioni sanitarie nella sanità pubblica, compresa quella di “periferia”, è un’emergenza che, in alcuni casi, va oltre le responsabilità locali. D’altra parte, si continua a volgere lo “sguardo dall’altra parte” e a perpetrare alcune storture territoriali, incomprensibilmente creatosi in questo ultimo decennio, mettendo “pezze” a un sistema che andrebbe rivisto in funzione dei nuovi bisogni e delle nuove linee di indirizzo dettate dal PNRR».
L’interrogativo che continuiamo a porre, in merito alla nuova organizzazione della medicina territoriale, diventa sempre più preponderante rispetto al novero dei temi: ma siamo certi che non avremo tante nuove “belle” strutture sanitarie (Ospedali di Comunità, Case di Comunità e COT) ma non si è pensato quale personale destinarvi? Quando pensa la dirigenza dell’ASP di avviare un concreto confronto su questo tema con chi rappresenta i lavoratori della Sanità e i cittadini?”.