Ecco chi si aggiudica la sfida nella sfida: quella tra leader di partito. FdI festeggia il primato, Lombardo gongola.
E’ Fratelli d’Italia a sbaragliare la concorrenza – soprattutto quella interna – nella sfida delle liste all’ombra del Liotro. E’ a Catania infatti che, al netto degli altri risultati, si è consumata la battaglia più avvincente: non tanto e non solo per la conquista di Palazzo degli Elefanti, ma soprattutto per verificare, voti alla mano, quali partiti risultano i più “graditi” dagli elettori.
La sfida interna al centrodestra
Con oltre il 23 per cento delle preferenze di lista, i meloniani festeggiano il primato cittadino e la frotta di consiglieri comunali eletti. Un risultato affatto scontato dal momento che a portare l’acqua al sindaco Trantino sono stati anche due campioni di preferenze, Raffaele Lombardo con due liste e Luca Sammartino, con Prima l’Italia.
I meloniani, si diceva, gongolano. A Catania e non solo, come si evince dalle parole del Coordinatore provinciale di Fratellid’Italia Catania, Alberto Cardillo. “Il risultato plebiscitario di Enrico Trantino a Catania e della lista di Fratelli d’Italia, prima assoluta, fanno da sintesi agli altri grandi risultati ottenuti in provincia – dice. Non posso non sottolineare le fantastiche affermazioni di Gravina, Biancavilla e Mineo dove i nostri sindaci uscenti Giammusso, Bonanno e Mistretta sono stati rieletti a furor di popolo. Altrettanto eccezionali risultati di Belpasso e Riposto, dove Fratelli d’Italia è stato determinante per l’esito finale e vittorioso degli amici Carlo Caputo e Davide Vasta“.
Autonomisti seconda formazione
Raffaele Lombardo e i suoi uomini centrano l’obiettivo. Non i più votati ma di centro più numerosi degli altri a Catania. Le liste Grande Catania e Popolari e Autonomisti superano insieme il 17%: un risultato importante che potrà essere speso nella composizione della Giunta e nello spoil system delle partecipate e dei sottogoverni. “Gli autonomisti ancora una volta si confermano forza trainante del centrodestra in Sicilia – ha commentato a caldo il sindaco di Adrano e autonomista storico, Fabio Mancuso – e il valore aggiunto a quello che sono i partiti nazionali. Con le nostre percentuali riusciamo a fare vincere il candidato al primo turno”.
Lega solo quarta
Tra le righe, la vittoria sull’antagonista e collega di coalizione Luca Sammartino che, con la sua lista Prima l’Italia, si ferma quarta formazione con l’11%. Un risultato non straordinario in città – il Carroccio, nell’amministrazione Pogliese, poteva contare su due assessori – ma che in provincia è di fatto un altro. Come messo in evidenza proprio da Sammartino e dalla deputata Valeria Sudano. “Siamo il primo partito in provincia di Catania” – affermano. Con i dati ormai consolidati, possiamo affermare che con le due liste messe in campo, Prima l’Italia e il Quadrifoglio, il nostro partito è abbondantemente il primo in provincia di Catania”. Quattro i sindaci eletti, “con percentuali nettamente superiori alle due cifre in tutti i comuni chiamati al voto” – aggiungono.
Forza Italia rialza la testa
“Un risultato inequivocabile, in porvincia, che a Catania però non è stato raggiunto. Prima della Lega arriva addirittura Forza Italia, che si attesta introno al 13% – commenta l’azzurro Marco Falcone, assessore di Schifani. Un risultato eclatante per il partito dato per defunto da tanti a livello nazionale e che, in Sicilia ha subito una piccola rivoluzione, con la rimozione di Gianfranco Micciché, storico coordinatore regionale, e la nomina sda parte di Berlusconi di Marcello Caruso. Non a caso, designato assessore da Trantino. “rza Italia è più forte a livello nazionale grazie a un risultato in doppia cifra (oltre il 13 per cento) che, addirittura, è in crescita rispetto alle elezioni del 2018”.
Non va male per la Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro che riesce a superare lo sbarramento e si attesta oltre il 6%.
Pd e M5S: i risultati dell’opposizione
Solo due le liste che hanno superato la soglia fatidica del 5% nella coalizione progressista. Il Partito Democratico che, con la nuova guida nazionale e locale riesce a raggiungere quasi il 9% e il Movimento 5 Stelle, che non raggiunge il 6%. Nel primo caso, il risultato può far ben sperare attivisti e simpatizzanti: i democratici, cinque anni fa, non sono riusciti nemmeno a presentarla la lista. Diverso il discorso per i grillini: dalla formazione di opposizione con più consiglieri nell’era Pogliese, ben 6, dovrà accontentarsi di due seggi.