Pochi giorni fa, il governatore Schifani ha annunciato la liquidazione di dieci Aziende del turismo. Ecco il quadro delle società finanziate anche dalla Regione
L’ultima fotografia degli enti e delle società partecipate della Regione siciliana pubblicata sul sito istituzionale è di ottobre 2021. E la notizia dei giorni scorsi – relativa alla liquidazione di dieci Aziende autonome di soggiorno e turismo – è la prima sostanziale novità degli ultimi tre anni. Il carrozzone sta sempre lì, elefantiaco e onerosissimo: 163 enti, società o organismi in cui la Regione è proprietaria o ha delle quote. Un terzo di questi sono in liquidazione: 53 enti inoperosi, inutili, ma per cui si continuano a pagare liquidatori e consigli di sorveglianza, per un totale di 372mila euro all’anno, al netto dei collegi sindacali.
Nei casi peggiori l’iter va avanti da 24 anni, come per l’Ente siciliano per la promozione industriale o l’Ente minerario siciliano, entrambi dal 1999 in liquidazione, quando governatore era Angelo Capodicasa e non esisteva l’elezione diretta del presidente della Regione. In mezzo di presidenti ce ne sono stati sei, ma la liquidazione non è finita. Le cifre impietose stanno nel dossier redatto ormai due anni fa dal deputato del Movimento 5 stelle Luigi Sunseri e nella relazione della Corte dei Conti del dicembre scorso sul rendiconto 2020 della Regione siciliana.
La Corte dei Conti: “Dinamiche di salvataggio a tutti i costi”
A fronte dell’andamento negativo di molte società partecipate in attività, la Corte dei Conti a dicembre sottolineava che “ancora non risultano attuati sufficienti meccanismi affinché la Regione possa interfacciarsi adeguatamente con le proprie società partecipate, nonché iniziative volte a biasimare nel concreto le eventuali performance di queste ultime, circostanza che si verifica obiettivamente quando la partecipata esibisce un reiterato risultato di esercizio negativo, al quale non restano estranee le strategie adottate nel concreto dai vertici della società partecipata. Al contrario – continuavano i magistrati contabili – la disamina ha intercettato visuali che appaiono collegabili alle dinamiche del “salvataggio a tutti i costi”, all’unisono stigmatizzate dalla giurisdizione contabile”.
Le società a partecipazione diretta e indiretta
Sono 13 le società a partecipazione diretta da parte della Regione: Airgest, in passivo costantemente dal 2017 al 2020, passando da -1,7 milioni a – 4,6 del 2020; l’Ast, su cui si sono concentrate le attenzioni della magistratura e la cui fragilità economica è stata tra i motivi che hanno portato Renato Schifani a cambiarne i vertici; Interporti spa: per tre anni in passivo, col record negativo di 1 milione nel 2019, poi nel 2020 si è registrato un attivo di 100mila euro; il Maas di Catania, che nel 2019 era in perdita di 1,2 milioni e nel 2020 ha segnato un attivo di 1.600 euro; il Parco tecnologico scientifico, in perdita costante dal 2017; Riscossione Sicilia, che nel 2020 segnava un passivo di 23 milioni di euro ed è stata sostituita nella sua attività dall’Agenzia delle Entrate; Sicilia Digitale: passivo di 1,4 milioni nel 2020; in migliore salite Irfis Sicilia; Sas; Seus 118; Siciliacque; Consorzio di ricerca Navtec; Consorzio di ricerca Agrobiopesca.
Cinque le società indirette attive: Ast Aeroservizi, Jonica Trasporti, Trapani Air Fueling Service s.r.l, che si occupa del Rifornimento aeromobili all’aeroporto Trapani; la Smia spa, che si occupa di pubbliche relazioni e comunicazione; la Conit srl, che si occupa di riscossione di tributi locali.
Solo per fare un esempio, la Corte dei conti sottolinea come la Regione abbia ricapitalizzato più volte società in costante perdita come la Airgest, che gestisce l’aeroporto di Trapani, e il Parco Scientifico Tecnologico scpa. Per quanto riguarda Airgest, i magistrati contabili sottolineano che “le articolate riflessioni consegnate per collocare le operazioni di ricapitalizzazione di Airgest Spa in un perimetro di correttezza non convincono, anche se osservate sotto il versante della necessità socio-economica emergente dalla pandemia da Covid-19. Infatti, il tessuto socio-economico di riferimento è stato percosso dall’emergenza pandemica a partire dal febbraio 2020, quando i risultati di esercizio negativi della società sono emersi già nel 2017 (€ -1.753.218,00) peggiorati nel 2018 (€ -5.148.001,00) e confermati nel 2019 per – € 4.294.788,00”. Insomma, secondo la Corte contabile “tali dati sono significativi, nel minimo, di una tendenza all’incapacità di salvaguardare i fondamentali valori aziendali della società”.
Quasi settemila dipendenti
Queste società contavano nel 2020 in totale 6.802 dipendenti (erano 7.017 nel 2018), esclusi gli interinali, di cui oltre il 70 per cento concentrati in Sas (1.768) e in Seus (3.105). Che fare? Il 31 dicembre 2020, la giunta regionale allora guidata da Nello Musumeci aveva tracciato una road map: cedere a titolo oneroso delle quote di Ast (100 per cento), Jonica Trasporti (51 per cento), Consorzio di Ricerca per l’innovazione tecnologica (7,2 per ento), Consorzio di Ricerca per l’innovazione tecnologica, Sicilia Agrobio e pesca ecocompatibile scarl (9,33 per cento); unire Resais e SAS, per creare sinergie amministrative ed organizzative con un amministratore unico; la concentrazione societaria tra Sicilia Digitale, Parco Scientifico e Tecnologico e Società degli Interporti Siciliani. Ma finora nessuna di queste azioni è stata portata a termine.
Enti e società in liquidazione
Sei società e 47 enti in liquidazione, tra cui le dieci Aziende per il turismo liquidate nei giorni scorsi dalla giunta regionale. Non chiuderli definitivamente costa ai siciliani 372mila euro all’anno.
L’elenco delle società: Biosphera Spa, in liquidazione dal 2012, che si occupava di gestione dei servizi pubblici, manutenzione e conservazione delle aree naturali protette; il liquidatore Luca Pedullà riceve 12mila euro annui. La INFORAC srl, impegnata in ricerca e sviluppo sperimentale nel campo della scienze naturali e dell’ingegneria. I due liquidatori Baldassarre Quartararo e Nicola Ribolla costano 40mila euro all’anno. Le Terme di Sciacca e le Terme di Acireale sono in liquidazione dal 2010. Il liquidatore a Sciacca è da sempre Carlo Domenico Turriciano, che riceve 32mila euro annui. Recentemente è stato nominato commissario straordinario anche all’Esa, l’ente di sviluppo agricolo. Alle Terme di Acireale lavora un trio di liquidatori: Alessia Trombino (ex segretaria di Nello Musumeci), Antonino Oliva e Francesco Petralia per un totale di 39mila euro annui. Alla Sicilia Patrimonio Immobiliare , al centro della tormentata storia del censimento degli immobili regionali, il costo annuo del liquidatore liquidatore Fabrizio Escheri e del consiglio di sorveglianza (formato dall’ex vicesindaco di Catania Roberto Bonaccorsi, da Maria Assunta Cattuto, Alberto De Gregorio, e dal revisore legale Vito Branca) è complessivamente di 103mila euro. Infine la Stretto di Messina spa (di cui la Regione siciliana detiene il 2,58 per cento delle quote) è stata recentemente resuscitata dal governo Meloni, il costo dei commissari liquidatori per dieci anni è stato di 120mila euro l’anno.
Le promesse del governo Schifani
Ora anche il governo Schifani, come i suoi predecessori, ha promesso di tagliare i rami secchi. «Le Aziende, in liquidazione da anni e di cui abbiamo finalmente chiuso i bilanci – ha spiegato l’assessore all’Economia Marco Falcone – rientrano nella prima tranche di soppressioni di enti fantasma della Regione. Seguiranno nelle prossime settimane le altre Aziende per il soggiorno e il turismo e diversi altri enti inutili che appesantiscono la Regione da vent’anni e oltre. Ora ci sarà un ultimo passaggio in Assemblea regionale per poi decretare il definitivo taglio di questi rami secchi dell’amministrazione regionale, nel rispetto di leggi parecchio risalenti a cui, oggi stiamo finalmente dando attuazione».
Oltre 10.000, se va bene, buste paghe sulle spalle di tutti i siciliani, aggiungiamoci 5000 ASU , 17.000 forestali e oltre 16.000 regionali. Adesso anche ulteriori assunzioni precari covid ( con sanità allo sfascio). In Sicilia si vive solo di posti pubblici TUTTI di enti in passivo. Bene a fatto chi ha lasciato la regione. Non può esserci futuro alcuno o speranze di futuro