Inflazione al 2% non prima del 2025 - QdS

Inflazione al 2% non prima del 2025

Inflazione al 2% non prima del 2025

sabato 05 Agosto 2023

Fed 5,5% - Bce 4,25%

Nonostante tanta gente che blatera al vento, che dà fiato alla bocca dicendo cretinate, i due più importanti Istituti di emissione al mondo e cioè, la Federal Reserve negli Stati Uniti e la Banca centrale europea nel nostro Continente, continuano ad aumentare imperterriti i tassi primari. La prima, nella seduta del 26 luglio, l’ha portato al 5,50%; la seconda, nella seduta del 27 luglio , al 4,25%. I due Istituti non hanno scelta per domare la tremenda inflazione innescata da un comportamento incomprensibile di Usa ed Europa in occasione della guerraRusso-Ucraina. Sapevano perfettamente che le sanzioni alla Russia avrebbero fatto schizzare il prezzo dell’energia e con esso quello di tutti i beni primari. E sapevano perfettamente che insieme all’inflazione si sarebbe innescato il conosciutissimo fenomeno della speculazione, che avrebbe contribuito a far elevare i prezzi di tutti i beni, compresi quelli primari. Tutto ciò era noto. Perché hanno adottato questo comportamento?

Non vogliamo fare catastrofismo, né illazioni, ma registriamo quei soggetti economici che da quelle decisioni hanno avuto vantaggi enormi. Ve li elenchiamo: le industrie delle armi, le industrie energetiche, gli istituti bancari e gli Stati che, dagli utili dei gruppi indicati, hanno ricevuto maggiori imposte e maggiori dividendi quando essi erano anche “proprietari”delle Società. Quindi, i beneficiari delle decisioni che hanno fatto scattare inflazione e speculazione sono ben identificati, anche se non sono i soli. Ecco perché gli Stati hanno preso quelle decisioni catastrofiche per i cittadini, mascherandone la motivazione umanitaria, consistente nell’aiutare l’Ucraina. È sotto gli occhi di tutti come tali sanzioni non abbiano per nulla aiutato l’Ucraina, il cui Popolo continua a sopravvivere sotto un nugolo di bombe e di missili, in una condizione inumana che solo un dissennato come Zelensky non vede. Un bravo capo di Stato deve mettere sempre sulla bilancia i pro e i contro: cedere qualche chilometro di territorio ma non fare soffrire la propria gente per oltre un anno e mezzo. Questa è la realtà, nuda e cruda, e non vi è chi non possa vederla.

Fra tante fandonie che abbiamo sentito da più parti vi è quella secondo la quale Putin, come ha invaso l’Ucraina, avrebbe poi invaso Polonia, Finlandia, Svezia ed altri Paesi. Perché una menzogna pura e semplice? Per la semplice ragione che le menzionate Nazioni sono protette dallo scudo della Nato e Putin non è così folle da voler scatenare la conseguente guerra mondiale se le attaccasse. Tornando ai guai prodotti da inflazione e da speculazione, conseguenti alle sanzioni nei confronti della Russia, i governi non hanno messo nel conto le enormi sofferenze, per le conseguenze dei due fenomeni negativi, per la parte bassa della popolazione ucraina, cioè quella che ha più bisogno, che ha redditi modesti, che non ha lavoro e che spesso vive in condizioni di povertà. Se i governi occidentali europei avessero messo in conto quanto precede, non avrebbero dovuto prendere quell’iniziativa sciagurata da cui sono scaturiti effetti nefasti.

Ora l’inflazione è stata contrastata positivamente dai due Istituti di emissione, che non hanno avuto scelta nell’aumentare il tasso primario. Esso verrà ulteriormente aumentato fino a quando la “dannata” non ritornerà al suo livello fisiologico che, ricordiamo, è il 2%. Non sembra, però, che questo obiettivo possa essere raggiunto l’anno prossimo, per quanto vi siano flebili segnali di cedimento della stessa. Ricordiamo che le sanzioni alla Russia sono state la causa dell’inizio della recessione in Germania e in Francia e di un modesto aumento del Pil (1%) in Italia, quest’anno. Inoltre, il nostro Paese sta pagando miliardi in più per gli interessi sul debito sovrano, soprattutto per i BtP Italia che oltre all’interesse nominale, corrispondono quello che si riferisce al tasso di inflazione. Ricordiamo che l’ultima cedola del BtP Italia 26 maggio 2025 è stata pagata con un interesse lordo (ritenuta fiscale del 12,5%) di ben il 5,03%. Continuiamo a mandare armi a Kiev, così sbarazziamo i fondi di magazzino delle industrie italiane, e sosteniamo l’inflazione che continuerà a resistere forse per il prossimo biennio.

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