Palazzo Butera e la Sicilia al centro del progetto dei Valsecchi, come depositari di preziosi reperti internazionali e storici.
Palazzo Butera a Palermo e la vasta e multiculturale collezione di Francesca e Massimo Valsecchi: questa la ricca offerta ai visitatori provenienti da ogni parte del mondo nell’agosto in corso del capoluogo siciliano, con orari di apertura del palazzo da martedì a domenica dalle ore 10 alle ore 20, con ultimo ingresso alle ore 18. Quale la storia di tale pregiata costruzione e quale veste occupa la nostra isola “scelta” qui per rappresentare un miscuglio di etnie ed epoche storiche?
L’acquisto di Palazzo Butera
Era la fine del 2015 quando Massimo Valsecchi, imprenditore, collezionista e visionario milanese, mise in moto l’ambizioso progetto di acquisto di quella sontuosa dimora palermitana nota oggi come Palazzo Butera, rinomata in terra sicula come luogo meritorio di incontro culturale, contaminazione di linguaggi artistici e rare bellezze di respiro europeo, ma anche internazionale.
Bellezze rare da visitare con attenzione e tempo dedicato: ecco che, in questo spazio senza tempo e senza geografie, un tempo eppure pienamente contemporaneo, dipinti antichi, arredi, che vanno dal Seicento italiano alle Arts & Crafts inglesi, accolti sotto volta affrescate da Gioacchino Martorana (1736-1779) e altri maestri del Settecento, dialogano in maniera armoniosa con opere museali di grandi artisti contemporanei, non lontani dagli echi di continenti per molti versi lontani dall’Occidente conosciuto come l’Africa o il Medio Oriente.
Senza tralasciare la presenza di una natura rigogliosa nella terrazza al primo piano e nel belvedere del torrino al secondo piano da cui godere la vista di una Palermo incantata.
Il progetto di Valsecchi
La Sicilia, quindi, al centro del progetto dei Valsecchi, come depositaria di preziosi reperti internazionali e storici, forte di una solida identità interna, che da sempre accoglie l’alterità in una riuscita prova di integrazione sociale e solidarietà internazionale, alla luce delle radici multiculturali tipiche dell’Europa, tanto basilari da recuperare in un periodo storico di continue belligeranze e attacchi sanguinari tra nazioni.
Valsecchi, imprenditore e uomo che ripensa alla Sicilia storica strozzata da anni di immobilismo e cattiva gestione e che ha, chiaro, il progetto di recuperare quell’identità internazionale che invece la nostra isola possedeva fino all’Ottocento.
Palermo come sinonimo di accoglienza
Palermo, nelle intenzioni del Valsecchi e della moglie Francesca, come punto di contatto con l’estero, città che offre possibilità di ritorno ai siciliani costretti a studiare e trovare il successo al di fuori della terra natia, una città di per sé sinonimo di accoglienza, nel suo essere incontro continuo di culture, dai fenici alle decine di lingue che oggi ancora popolano realtà come Ballarò.
Una Palermo mortificata che oggi, grazie al dono di Palazzo Butera, è pienamente divenuta centro di studio aperto alla collettività, in un’idea forte di futuro e di progresso, in un progetto ambizioso e mai compiuto di conoscenza delle culture altre, di riscoperta della propria identità di Madre terra, accogliente e feconda, dove diviene prassi l’accoglienza del diverso che alberga in ciascuno di noi.