Nel 2022 in Italia non è stata immatricolata nemmeno una vettura sotto i 14 mila euro. Viscovo (Centro studi Fleet&Mobility): "Si è scelto di fare più margine per ogni singola vendita"
Nel 2022 in Italia non sono state immatricolate automobili con una fascia di listino inferiore a 14.000 euro. Nel 2013 il 19% dei consumatori in Italia aveva acquistato un auto all’interno di quel listino; nel 2019 il 7%. I numeri, elaborati all’interno di un’analisi del Centro Studi Fleet&Mobility, fotografano il trend dei prezzi al rialzo che da anni affligge il mercato per le auto appartenenti a quella categoria. Si assottigliano anche le vendite all’interno del listino prezzi compreso tra 14.000 e 20.000 euro: si passa dal 36% del 2013 al 27% del 2022.
Sono le auto oltre i 35.000 euro ad aver assorbito la quota maggiore
Sono le auto oltre i 35.000 euro ad aver assorbito la quota maggiore passando dall’8% del 2013 al 31% del 2022. Il contesto generale vede le vendite crollare da 1,9 milioni nel 2019 a 1,3 milioni nel 2022. Sorgono spontanee alcune domande: perché i rincari si sono concentrati soprattutto sulle auto di piccola cilindrata a diesel e benzina? Qual è il ruolo dell’UE? Quali scenari si aprono per il futuro?
Quali scenari si aprono per il futuro?
Lo abbiamo chiesto a Pier Luigi del Viscovo, direttore del Centro Studi Fleet&Mobility, che è stato intervistato dal Qds: “Dal 2013 al 2019 gli italiani hanno spostato la propria attenzione sui SUV, privilegiando di fatto automobili che costano di più e maggiormente accessoriate; qui si tratta di una dinamica di scelta di prodotto. Dal 2019 ad oggi invece sono state le case automobilistiche che hanno tolto gli sconti e alzato i listini per concentrare l’offerta e quindi le vendite su vetture più costose. Vendendo meno automobili, queste hanno scelto di fare più margine per ogni singola vendita passando da una strategia ‘push’ (produrre molte auto e fare di tutto per venderle anche abbassando i prezzi) a una strategia diversa: se vuoi una macchina la devi pagare a prezzo pieno (anche perché c’è stata una fase in cui era difficile reperire le materie prime per alcuni componenti e si è prodotto meno)”.
La “scintilla” delle materie prime ha innescato una corsa al rialzo
La “scintilla” delle materie prime ha innescato una corsa al rialzo, a ciò si aggiunga che i costruttori devono vendere vetture ibride ed elettriche, l’Ue spinge in questa direzione. L’Europarlamento ha stabilito che il mix delle vendite di auto nuove deve stare sotto la soglia dei 95 grammi di CO2 al km. Il mercato però è spostato su auto che attualmente sono al di sopra di quella soglia. Le case automobilistiche devono vendere meno automobili sopra la soglia del 95 grammi, come fare? “Se il mercato compra poco del segmento elettrico e ibrido – spiega Pier Luigi del Viscovo – allora conviene vendere poco di quello termico perché devono rispettare il mix stabilito dall’Ue. Le norme legate alla transizione energetica di fatto hanno un impatto sui prezzi, sui volumi e sull’occupazione. L’industria sta frenando perché questo prodotto innovativo che si sforzano di vendere la gente spesso non lo vuole”.
Dove ci porterà questo trend
È legittimo chiedersi dove ci porterà questo trend, quando i consumatori potranno riprendere una “boccata d’aria”? “L’industria – conclude l’esperto – sta andando come il Titanic incontro a un iceberg che sono i consumatori; l’iceberg non si sposta ed è più duro del Titanic quindi alla fine sarà l’industria a dover fare degli sforzi di manovra. Hanno fatto degli investimenti che non hanno prodotto i risultati sperati e si leccheranno le ferite per non essersi messi prima di traverso rispetto ad alcune politiche europee. Adesso è il mercato che si sta mettendo di traverso. Ci aspettiamo che continui questo lento cambio di rotta e avremo in futuro alcune automobili sotto i 14.000 euro di listino ma non saranno di fabbricazione italiana”.