Incendi in Sicilia, le associazioni inascoltate dalla Regione - QdS

Incendi, l’estate nera della Sicilia e gli appelli inascoltati. Le associazioni: “Vorremmo una mano”

Incendi, l’estate nera della Sicilia e gli appelli inascoltati. Le associazioni: “Vorremmo una mano”

Simone Olivelli  |
lunedì 02 Ottobre 2023

Associazioni stanche: "Le cose non miglioreranno finché la Regione non deciderà di impegnarsi davvero per contrastare l'emergenza incendi".

“Abbiamo vissuto un’estate tragica e le cose non miglioreranno finché la Regione non deciderà di impegnarsi davvero per contrastare il fenomeno”. Il tema, ancora una volta, è quello degli incendi in Sicilia.

Data la portata del problema, è impossibile parlare di ridondanza. Se quest’anno il fuoco ha messo in ginocchio la Sicilia, causando anche più vittime, il passato non è poi tanto diverso. A invocare un cambio di passo o anche, semplicemente, un segnale di vita sono un gruppo di piccole associazioni riunite nel Coordinamento SalviAmo i Boschi Sicilia, che vorrebbero dare il proprio contributo alla causa condividendo il patrimonio di conoscenza del territorio ma che, a quanto pare, sembrano non ricevere alcuna attenzione dal governo regionale. E non solo quello attuale.

Incendi in Sicilia: venti proposte, zero risposte

Nato nel Trapanese nel 2017 e via via radicatosi in tutta l’isola, il coordinamento oggi conta oltre cinquanta associazione ambientaliste che ogni anno, e in particolar modo nelle stagioni più calde, si impegnano nella salvaguardia delle aree boscate della Sicilia. Una battaglia fatta di impegno e dedizione, ma anche di idee, nella consapevolezza che quello dei roghi è un problema che va ben oltre i gesti compiuti da singoli piromani.

“In questi anni abbiamo depositato due diversi esposti in Procura, a Trapani e Ragusa, e siamo convinti che ogni territorio abbia le proprie specificità e, per questo, anche possibili particolari moventi – dichiara la portavoce del coordinamento Mariangela Galante al Qds – È vero che il cambiamento climatico può influire nell’aggravare il contesto in cui gli incendi divampano, ma proprio per questo bisognerebbe fare di più e invece, a nostro avviso, le istituzioni latitano. Oltre le note contenenti generiche accuse, non si va”.

Nel mirino delle associazioni, c’è il silenzio che fin qui ha contrassegnato ogni tentativo di aprire un dialogo con il governo regionale. “Sia con la giunta Schifani che con la precedente guidata da Nello Musumeci, abbiamo tentato di chiedere un incontro per mettere le basi per una collaborazione ma non abbiamo mai ricevuto risposta”, prosegue Galante. Per la precisione, le associazioni hanno inviato – già nel 2021 – una lettera contenente un elenco di venti punti, tra suggerimenti e contributi concreti che avrebbero potuto vedere protagonisti i volontari. “Il mese scorso, abbiamo sostanzialmente aggiornato il documento e lo abbiamo inviato agli assessori Pagana (Territorio, ndr) e Sammartino (Agricoltura, ndr) ma finora nessuna risposta”, sottolinea la portavoce.

Dai viali parafuoco ai canadair

Nel documento si passano in rassegna molti dei cardini su cui si regge la prevenzione degli incendi in Sicilia. In più di un’occasione si tratta di anelli deboli della catena, stanti le croniche difficoltà che condizionano l’organizzazione del servizio antincendio.

“Dai mezzi a disposizione che sono carenti e vetusti al numero inadeguato di guardie forestali, dall’incapacità di garantire la realizzazione per tempo dei viali tagliafuoco nei terreni demaniali, passando per le carenze nell’aggiornamento del catasto incendi e della mancata capacità da parte degli enti locali di far rispettare le ordinanze per la pulizia dei terreni – commenta Galante – ci troviamo davanti a un sistema che fa acqua da tutte le parti”. L’invito è anche quello a monitorare con attenzione anche lo svolgimento dei servizi di spegnimento per via aerea: “Tanto gli elicotteri affittati dalla Regione che i canadair”, sottolinea la portavoce del coordinamento.

Dal canto loro, i volontari sarebbero ben disposti a collaborare per sorvegliare i territori più a rischio, specialmente nelle giornate con condizioni climatiche più favorevoli per la propagazione del fuoco: “La Regione in questi anni ha speso risorse per droni che possiamo dire che finora si sono rivelati inutili, mentre servirebbero gli occhi e le gambe di chi conosce le diverse aree dell’isola – prosegue Galante – Le cronache ormai ci dicono che gli incendi vengono appiccate con metodo, con più punti di innesco spesso localizzate in zone difficili da raggiungere. Per questo è fondamentale presidiare l’isola, noi ci siamo ma a nessuno sembra interessare”.

Ubi maior minor cessat

Nelle ultime settimane, a intervenire sul tema degli incendi è stata anche Legambiente, che ha indetto per il 7 ottobre un’iniziativa ai Cantieri culturali della Zisa, a Palermo. Una tavola rotonda a cui l’assessora al Territorio, Elena Pagana, ha detto che prenderà parte. “Che dire, è chiaro che quando di mezzo ci stanno i big dell’ambientalismo – commenta Galante – tutto diventa più attrattivo. Da parte nostra qualsiasi impegno a favore della prevenzione è bene accetto, però sottolineiamo come, pur rispettando il lavoro delle grandi associazioni, sono spesso quelle più piccole a conoscere a fondo le dinamiche che caratterizzano le singole realtà territoriali. Il nostro invito al governo regionale resta ancora valido, anche se – conclude la portavoce del coordinamento – dopo tre anni è difficile anche solo continuare a sperare di ricevere una risposta”.

Sulla vicenda incendi, QdS ha chiesto la replica della Regione. Nei prossimi giorni seguirà quindi un articolo di aggiornamento.

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