Premio Nobel 2023, ecco tutti i favoriti: spunta anche Zelensky

Premio Nobel 2023, tutti i favoriti dalla Letteratura alla Pace: c’è pure il nome di Zelensky

Premio Nobel 2023, tutti i favoriti dalla Letteratura alla Pace: c’è pure il nome di Zelensky

Redazione  |
lunedì 02 Ottobre 2023

Si è entrati ufficialmente nella settimana del premio Nobel 2023, già è arrivata l'assegnazione per la Medicina. Chi sono gli altri favoriti

Le assegnazioni del premio Nobel 2023 sono iniziate lunedì 2 settembre, si è cominciato con la Medicina. In questa categoria premiati i due studiosi Katalin Karikó e Drew Weissman per le loro scoperte sul campo dei vaccini contro il Covid-19. L’assegnazione del premio, dato che riguarda il Covid-19, ha ricevuto grandi elogi dalla comunità scientifica ma altresì parecchie critiche da una parte dell’opinione pubblica.

Il programma per il premio Nobel proseguirà martedì 3 ottobre con la Fisica, mercoledì con la Chimica, giovedì sarà il turno della Letteratura, venerdì il premio Nobel per la Pace e si chiuderà con l’Economia lunedì 9 ottobre 2023.

Per l’edizione di quest’anno si contano 351 candidati in totale, un numero massiccio. Non si vedevano così tante candidature dal 2016, quando se ne registrarono circa 376 – come riporta il New York Times -. Alcuni favoriti sono trapelati, soprattutto per due dei settori più attesi, ovvero Letteratura e Pace.

Nobel 2023: chi sono i favoriti per la Letteratura

Nella settimana dei Premi Nobel, il vincitore per la Letteratura 2023 sarà annunciato giovedì 5 ottobre, alle ore 13 in punto, a Stoccolma, nella sede dell’Accademia Svedese. E come di consueto il mondo letterario è in fermento per i rumors.

Secondo il siti di scommesse, la scrittrice cinese Can Xue, 70 anni, è uno dei principali candidati al prestigioso premio. Subito dopo la favorita alla vittoria, gli scommettitori puntano sul norvegese Jon Fosse e l’australiano Gerald Murnane. Il podio dei bookie si completa con la canadese e la russa Ljudmila Ulitskaja. Altri scrittori su cui si scommette sono il romeno Mircea Cartarescu, il keniota Ngugi Wa Thiong’O, lo statunitense Thomas Pynchon, l’argentino César Aira, il giapponese Haruki Muakami, il francese Michel Houellebecq.

Can Xue, un nome ricorrente nella lista del toto-Nobel negli ultimi anni, è stata definita la “maggiore scrittrice cinese di narrativa sperimentale d’avanguardia”. I suoi libri – in Italia Theoria ha pubblicato nel 1991 “Dialoghi in cielo” – hanno il merito di aver rotto con la tradizione classica della letteratura cinese, abolendo il realismo a favore di una narrativa visionaria in cui spesso è l’inconscio a sovrastare il pensiero cosciente.

Un fattore significativo che ha catapultato la popolarità di Can Xue quest’anno è l’uscita in Svezia del suo romanzo “New Century Love Story”. Il libro è stato tradotto in svedese dalla traduttrice Anna Chen, nota per le sue traduzioni delle opere del Premio Nobel 2012 Mo Yan. In seguito alla pubblicazione svedese di “New Century Love Story”, l’interesse per l’opera di Can Xue è aumentato. Il romanzo è stato persino inserito nella rosa dei candidati al premio svedese per la migliore letteratura tradotta, aumentando ulteriormente il suo riconoscimento internazionale.

Nonostante il clamore che la circonda a livello mondiale, Can Xue – pseudonimo di Deng Xiaohua – ha mantenuto un basso profilo in patria. Ha ottenuto pochi riconoscimenti in Cina e i suoi libri sono scarsamente disponibili presso i principali rivenditori online cinesi. Tuttavia, le sue opere sono state tradotte in molte lingue e sono disponibili in paesi come Giappone, Stati Uniti, Francia e Germania. Si è persino guadagnata il soprannome di “Franz Kafka cinese” e i suoi libri sono studiati nelle università occidentali.

I possibili vincitori del Nobel 2023 per la Pace

Potrebbero essere gli attivisti per i diritti delle donne, quelli impegnati nella difesa dell’ambiente o i popoli indigeni a vincere quest’anno il Premio Nobel per la pace. E questo nonostante i bookmaker scommettano sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky in prima battuta e sul dissidente russo Alexey Navalny poi. Per l’annuncio ufficiale si dovrà aspettare il 6 ottobre a Oslo, ma secondo gli esperti è difficile che il comitato per il Nobel decida di assegnare il premio della pace al leader di un Paese che si trova attualmente in guerra. Anche le chance di Navalny sembrano in calo, dato che i dissidenti russi sono già stati premiati con il Nobel gli anni precedenti.

Terzo favorito dai bookmaker è l’attivista uiguro in carcere Ilham Tohti, anche se questa scelta farebbe scontenta Cina. Tra l’altro c’è un precedente: quando il dissidente detenuto Liu Xiaobo vinse il premio Nobel per la pace, Pechino congelò le relazioni diplomatiche con Oslo per sei anni. Nell’anno in cui cade il 75esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, il Comitato per il Nobel potrebbe decidere di riconoscere il contributo degli attivisti alla pace, ha detto Henrik Urdal, direttore del Peace Research Institute di Oslo. “Penso che forse i candidati più probabili potrebbero essere i difensori dei diritti umani”, ha detto.

A essere premiata potrebbe essere quindi Narges Mohammadi, cittadina iraniana che si batte per i diritti delle donne e contro la pena di morte e che è attualmente in carcere. O l’afghana Mahbouba Seraj, rimasta a Kabul per portare avanti, nonostante il divieto da parte dei Talebani al potere, una campagna in difesa del diritto delle ragazze all’istruzione.

Il Comitato per il Nobel potrebbe anche voler puntare i riflettori sul cambiamento climatico, argomento affrontato l’ultima volta a Oslo nel 2007 quando è stato premiato il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici e l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore. Perché anche il cambiamento climatico, in alcune realtà, genera conflitti. In questo contesto, i papabili potrebbero essere gli organizzatori del ​​movimento Fridays for Future, avviato dall’attivista Greta Thunberg, ma anche il leader indigeno Raoni Metuktire, capo del popolo Kayapo in Brasile, che da decenni porta avanti una campagna per proteggere la foresta amazzonica. “Il coinvolgimento degli indigeni nella protezione dell’ambiente sarà fondamentale per le nostre prospettive di sopravvivenza all’attuale crisi”, ha affermato Dan Smith, direttore dello Stockholm International Peace Research Institute.

Se il Comitato per il Nobel decidesse di concentrarsi sui diritti dei popoli indigeni, a essere premiati potrebbero anche essere Victoria Tauli-Corpuz delle Filippine, in precedenza relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, e il leader indigeno ecuadoriano Juan Carlos Jintiach.

Altri potenziali vincitori potrebbero essere infine la Corte internazionale di giustizia, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati Unhcr, l’Unicef o il Comitato internazionale della Croce Rossa.

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