Direttore d'ospedale vicino a Gaza racconta la drammatica guerra

Direttore di un ospedale vicino alla Striscia di Gaza racconta la drammatica guerra

Direttore di un ospedale vicino alla Striscia di Gaza racconta la drammatica guerra

Redazione  |
mercoledì 11 Ottobre 2023

''Duecento feriti nelle prime due ore di sabato, il 25 per cento non è sopravvissuto'', i numeri drammatici della guerra Israele-Hamas. La testimonianza

”Duecento feriti nelle prime due ore di sabato”, dei quali ”il 25 per cento non è sopravvissuto”, e ”oltre 550 feriti trattati in totale in pronto soccorso”. ”Dieci sale operatorie che funzionano 24 ore su 24”, ma che non riescono a rispondere a una emergenza ”mai vista”, perché si contano ”più di cento morti” nel solo ospedale di Barzilai ad Ashkelon, 17 chilometri dalla Striscia di Gaza. Ospedale che, nel pomeriggio, è stato colpito dai razzi lanciati da Hamas. Ron Lobel, direttore dei Servizi di emergenza del Barzilai Medical Center, era in ospedale al momento del raid di questo pomeriggio e racconta all’Adnkronos che ”in 43 anni di lavoro in ospedale non avevo mai visto una cosa del genere”. Eppure l’incarico di Lobel, 73 anni, è proprio quello di preparare l’ospedale a situazioni di emergenza, a disastri, all’arrivo di feriti in massa.

Guerra in Israele: “200 feriti in due ore in ospedale”

”In Israele quando arrivano 50-60 feriti in ospedale in una volta sola si parla di un evento importante. Sabato ne sono arrivati 200 in due ore, alcuni dei quali in condizioni gravissime”, racconta. Ma non è ancora finita. ”Ci aspettiamo altri attacchi e l’arrivo di altri feriti, per cui la maggioranza di quelli che siamo riusciti a stabilizzare li abbiamo trasferiti in ospedali nel centro di Israele in modo da liberare letti”, spiega. ”Ci stiamo preparando a una nuova ondata di feriti, arriveranno senz’altro”, afferma. ”Venti minuti fa ne sono arrivati quattro, due dei quali non hanno nessuna chance di vivere, la loro condizione è molto grave”, aggiunge.

L’attacco di oggi contro il Barzilai Medical Center è il secondo, dall’inizio dell’aggressione di Hamas. ”Qualche giorno fa un passaggio che collegava il vecchio ospedale a quello nuovo è stato completamente distrutto – dichiara – Due ore fa un razzo ha colpito una delle nostre cliniche con due medici dentro. Sono rimasti feriti, ma siamo riusciti a salvarli”.

La situazione al confine fra Gaza e Israele

Lobel ha raggiunto il suo ospedale appena ha potuto, dopo essere scampato lui stesso al feroce attacco di Hamas. Il suo villaggio, Netiv Hasara, è stato uno dei primi a essere attaccati. ”Vivo in una piccola comunità rurale vicino al confine con la Striscia di Gaza. La mia casa dista 300 metri dal confine – racconta – Sabato mattina, quando ci siamo svegliati, abbiamo scoperto che il villaggio era stato preso da Hamas”. I miliziani, ricorda, ”erano attorno alla casa, erano dappertutto. Passavano da una casa all’altra, hanno ammazzato donne, uomini, bambini, vecchi”. Lobel è rimasto con la sua famiglia ”per 13 ore chiusi nella nostra casa pregando che non entrassero”. E ”solo per caso non sono entrati e siamo vivi. Hanno ucciso tanti miei vicini, miei amici, i loro figli, i loro genitori”.

Ed è ”dopo 13 ore che siamo stati liberati dalle Idf”, le Forze di difesa israeliane che hanno raggiunto l’insediamento. A quel punto ”sono andato in ospedale” e da quel momento è rimasto lì. Per aiutare i feriti, per ”salvare più persone possibile” e perché ”non so dove tornare, il mio villaggio non esiste più, la mia casa non esiste più. E’ stato tutto distrutto e lì non c’è più nessuno. Ci sono solo i carri armati”.

Immagine d’archivio

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