La parola a Buscemi, Presidente della Società italiana dell’obesità (Sio)
ROMA – Come è noto, obesità e sovrappeso costituiscono condizioni mediche associate a morte prematura, universalmente riconosciute quali fattori di rischio per le principali malattie croniche.
Da qui deriva la duplice necessità di un approfondimento sia delle cause che delle terapie di avanguardia e, ancor prima, di cosa debba intendersi per prevenzione efficace, in particolare modo in età evolutiva: questi i temi centrali qui approfonditi grazie alla preziosa collaborazione del professore Silvio Buscemi, ordinario del Dipartimento Promise (Promozione della Salute, Materno-Infantile), di Medicina Interna e Specialistica di Eccellenza “G. D’Alessandro” dell’Università degli Studi di Palermo, nonché Presidente della Società Italiana dell’Obesità (Sio) per il periodo 2025-2027.
Professore Buscemi, può indicarci in via preliminare cosa si intende per obesità?
“Tradizionalmente la definizione di obesità si rifà al concetto di Bmi, indice di massa corporea, che utilizza due parametri, peso e altezza, per stabilire normopeso, sottopeso, sovrappeso e obesità. Oggi tuttavia è necessario integrare questi dati con il dato della circonferenza della vita e della composizione corporea che include anche la massa magra. In riferimento a questo parametro si distingue un’obesità centrale, periferica e sarcopenica. Nel primo caso l’eccesso di massa grassa, e la presenza di una normale massa magra, è collocato a livello della cavità addominale, ciò comporta un alto rischio per la salute, mentre se tale eccesso si trova a livello sottocutaneo, ovvero nei glutei o nei fianchi, siamo di fronte a un’obesità periferica, non nociva. Segnalo infine la meno nota obesità sarcopenica, dove troviamo sempre un eccesso di massa grassa, ma anche un deficit di massa magra, situazione che aggrava il quadro clinico”.
E sulle cause dell’obesità quali sono le ultime risultanze scientifiche?
“Premettendo a gran voce che l’obesità è una malattia ad andamento cronico e recidivante che limita la qualità di vita, focalizzo, tra le cause, l’importanza di un ambiente obesogeno caratterizzato dalla perdita delle buone abitudini alimentari, dall’urbanizzazione e dallo scarso movimento, fattori da contrastare per una prevenzione efficace della patologia. Dobbiamo purtroppo dire che oggi la dieta mediterranea è quasi un lusso a fronte del ‘cibo spazzatura a basso costo’ che crea dipendenza, costituito anche da merendine e bibite zuccherate, particolarmente diffuse tra i minori, soprattutto al Sud, con la Sicilia a detenere un triste primato ascrivibile a sfavorevoli condizioni socio-economiche e culturali obesogene, dove è peraltro scarsa la collaborazione scuola-famiglia”.
In relazione alle terapie quali farmaci risultano oggi di particolare efficacia?
“L’industria farmaceutica sta creando farmaci antiobesità di grande efficacia che entreranno nel mercato nel 2024, tra questi la semaglutide, che aiuta a controllare la fame e la sazietà, offrendo anche protezione cardiovascolare. Il mio auspicio è che questi farmaci siano concessi dal sistema sanitario a coloro i quali ne hanno più necessità, perché affetti da severe complicanze dell’obesità e non in grado di modificare il proprio stile di vita, cioè migliorando la propria alimentazione e il livello di attività fisica. Ribadisco, infatti, che l’obesità è una malattia e la malattia consiste nel non sapersi controllare di fronte a un impatto sfavorevole con l’ambiente obesogeno e talora a una predisposizione genetica, dobbiamo impedire qualsiasi colpevolizzazione della persona”.
Infine, in quali condizioni è indicata la chirurgia?
“La chirurgia è la terapia dell’ultima spiaggia: essa si utilizza nel caso di obesità severa, ma anche moderata, qualora presenti complicanze quali diabete, apnee ostruttive e malattie cardiovascolari, e in caso di fallimento ripetuto del trattamento dietetico, ma attenzione, è controindicata in presenza di disturbi del comportamento alimentare, come la bulimia. è importante sottolineare come, a seguito del trattamento dell’obesità con i farmaci, in un prossimo futuro, si ridurrà l’ambito della chirurgia, insostituibile però nella forme gravi”.