L’Ugl Sicilia mette al centro del proprio congresso la riflessione sui meccanismi “arrugginiti” di inserimento occupazionale. Assessore Turano: “Dobbiamo cambiare”. Il sindacalista Messina: “Sulla formazione professionale ora basta sbagliare”
PALERMO – Il mastodontico programma Gol, pensato per fornire a giovani disoccupati o in cerca di occupazione un sostegno che partisse dal riconoscimento delle competenze alla formazione specifica fino all’accompagnamento alla costituzione di un’azienda, in Sicilia è evidentemente fallito, in una spirale di ritardi e burocrazia che ha bloccato qualunque possibilità di azione.
Così come, ormai da anni, il declino della formazione professionale è diventata una voragine dalla quale è veramente difficile risalire. Dopo anni in cui il numero degli operatori era cresciuto a dismisura, richiedendo ogni anno stanziamenti sempre più importanti, l’ultimo quinquennio ha visto il settore languire dietro a pochi bandi rallentati oltre modo da continui ricorsi alla giustizia amministrativa, tanto che buona parte del personale è stato licenziato. Questo l’argomento al centro del congresso della Ugl Sicilia, per approfondire ed analizzare, come detto dal segretario in carica, Giuseppe Messina, “le dinamiche reali e intrinseche del mercato del lavoro, in prospettiva di riforma, non più procrastinabile, degli arrugginiti meccanismi d’entrata”.
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La Sicilia è in cima alle classifiche per numero di Neet
Il riferimento esplicito di Messina è al mondo della formazione professionale siciliana, “troppo spesso – dice – legata a dinamiche clientelari e di raccolta del consenso. Ebbene, basta: non si può più sbagliare né tollerare la più piccola deviazione, pena la morte stessa dell’intero settore”. Soprattutto in una Regione come la Sicilia, infatti, secondo l’Ugl, una formazione che funziona potrebbe diventare strumento in grado di invertire gli indicatori determinanti della decadenza socio-economica. La situazione è allo sbando: la Sicilia è in cima alle classifiche per numero di Neet, giovani che non studiano né lavorano e nemmeno cercano una occupazione; non meno la dispersione scolastica e l’abbandono educativo e la fuga di laureati. Ancora, la nostra Regione è tra le prime per percentuale di occupazione delle donne più bassa, come per gli over 50. Il segretario Messina parla chiaro e mette in evidenza i ritardi del governo della regione nella riforma di un settore che stenta a cambiare pelle per adeguarsi alle esigenze del mercato del lavoro italiano e globale: “Ovunque è partito il programma Gol, ma non ancora in Sicilia, dove la formazione è tuttavia anche tanto altro. La Regione – aggiunge il segretario di Ugl Sicilia – ha il dovere di garantire l’offerta formativa a tutto tondo, azzerando procedure amministrative, con tempi certi e continuità nei pagamenti, debellando sul nascere potenziali gestioni clientelari e affaristiche”. Ha il dovere, insomma, di garantire continuità dell’offerta formativa rivolta ai minori, agli adulti disoccupati e ai lavoratori per la formazione continua e qualificante attraverso il coinvolgimento dei fondi interprofessionali nazionali.
Povertà, altro tema caro all’Ugl Sicilia
Altro tema molto a cuore all’Ugl è quello della povertà, che colloca la Sicilia ai primi posti in Europa. “La povertà – dice il dirigente sindacale – è la sacca che alimenta la criminalità, anche minorile, e i percorsi formativi di istruzione e formazione professionale costituiscono uno strumento formidabile. La dispersione si combatte con percorsi triennali e quadriennali per la professionalizzazione di minori, ai quali rilasciare una qualifica spendibile sul mercato del lavoro”.
Una delle tante scelte che potrebbero portare ad una crescita di professionalità tra i ragazzi che non vogliono proseguire gli studi, secondo l’Ugl, sarebbe un lavoro in squadra tra l’assessorato regionale della formazione professionale e le scuole dei mestieri, per giungere ad una formazione professionalizzante indirizzata alla preparazione dei minori, soprattutto quelli a rischio sociale, verso il conseguimento di una qualifica per lo sbocco lavorativo nei settori della new economy.
“Proviamo a cambiare”: questo ci aveva detto l’assessore regionale alla Formazione Mimmo Turano nel corso di una intervista pubblicata sul Qds a settembre. “Ci siamo resi conto – ci aveva spiegato in quell’occasione – che solo il 60% dei profili richiesti nel mondo del lavoro siciliano sono realizzati e proposti dagli enti. Così non va bene, per questo abbiamo sollecitato con una lettera gli enti a colmare questo gap proponendo dei corsi più attrattivi, quelli mancanti. Sono convinto che questo lavoro ci darà ragione. Senza dubbio una delle grandi pecche dell’ultimo decennio della formazione è stata la mancanza di organicità delle proposte formative. Attività a singhiozzo e fondi sempre non bastevoli. Ma è chiaro che bisogna dare continuità alle attività formative, anche perché i numeri della disoccupazione e dell’assenza dei profili necessari sono evidenti. “Ci stiamo provando ad evitare queste attività a singhiozzo – aveva aggiunto Turano – ma puntando sulla qualità dei bandi. Interverremo sul repertorio delle qualifiche regionali per garantire una formazione reale alle esigenze del mercato siciliano attuale”.
Siamo qui, ancora in attesa della svolta.