Maxi confisca a soggetto vicino al clan Mazzei, video e dettagli

VIDEO | Le frodi e gli “affari” con il clan Mazzei, scatta confisca da 20 milioni di euro

VIDEO | Le frodi e gli “affari” con il clan Mazzei, scatta confisca da 20 milioni di euro

Redazione  |
venerdì 17 Novembre 2023

Diverse le accuse a carico dell'uomo, dalla frode fiscale alla vicinanza ai "Carcagnusi".

Maxi confisca da 20 milioni di euro a Catania ai danni di un soggetto, ritenuto vicino al clan dei “Carcagnusi” (facente capo a Santo Mazzei). A eseguire la misura sono stati i finanzieri del comando provinciale di Catania, su richiesta della locale Procura distrettuale della Repubblica.

L’indagato è stato condannato in via definitiva per i reati di associazione a delinquere, frode fiscale, sottrazione al pagamento e all’accertamento delle accise, omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali, occultamento e distruzione delle scritture contabili, falsità commessa dal privato in atto pubblico e autoriciclaggio. Reati aggravati dall’aver agito per agevolare il clan Mazzei.

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Maxi confisca a soggetto vicino al clan Mazzei, i dettagli

Le indagini svolte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catania e dai militari del Nucleo Investigativo dell’Arma dei carabinieri etnei su delega della Procura della Repubblica avevano già consentito, nel gennaio 2020, di arrestare l’odierno destinatario del provvedimento – assieme ad altre 22 persone – nell’ambito dell’operazione “Vento di Scirocco“.

Il condannato avrebbe iniziato la sua “carriera” criminale nel 2007, sotto l’egida del clan Sciuto-Tigna. Successivamente, tra il 2009 e il 2011, l’uomo sarebbe finito sotto l’ala protettrice dei Mazzei, i quali si sarebbero avvalsi del suo operato per il contrabbando di prodotti petroliferi.

Al riguardo, le indagini svolte hanno permesso di evidenziare che elementi apicali del clan Mazzei avrebbero instaurato stabili rapporti con imprenditori dediti alla gestione di depositi e impianti di distribuzione di carburante coinvolti in operazioni finalizzate alle frodi fiscali sui prodotti petroliferi ed in particolare con il soggetto raggiunto dalla condanna e dal provvedimento di confisca. Quest’ultimo avrebbe fatto da “mediatore” a favore della famiglia mafiosa.

La Finanza, nel corso delle indagini, ha anche ricostruito il meccanismo delle cosiddette “frodi carosello all’Iva”, reso possibile dalla disponibilità di numerosi depositi di prodotti energetici compiacenti e da una fitta rete di prestanome intestatari di società “cartiere” e di impianti di distribuzione stradale di carburante. Tali cartiere, secondo quanto emerso, si frapponevano tra gli effettivi venditori e acquirenti allo scopo di “caricare” su di sé gli adempimenti connessi all’IVA, che però non veniva versata. Nel complesso, il gasolio consumato in frode è risultato pari a oltre 5,7 milioni di chili (corrispondente a quasi 7 milioni di litri) al quale è corrisposta un’evasione di accisa di oltre 4 milioni di euro e di IVA per quasi 2 milioni.

Il provvedimento

I contestuali accertamenti patrimoniali svolti in quella fase di indagini sul conto del richiamato soggetto avevano infine permesso di individuare e sottoporre a sequestro, a seguito di specifico provvedimento del Tribunale etneo, su richiesta della locale Procura, il patrimonio direttamente e indirettamente riconducibile al reato.

Sulla scorta delle evidenze acquisite nel corso delle indagini, il Tribunale penale catanese ha disposto per il soggetto ritenuto vicino al clan Mazzei la condanna alla pena della reclusione di 5 anni e 6 mesi e la confisca del patrimonio illecitamente accumulato, costituito da:

  • cinque società commerciali;
  • due ditte individuali, operanti nel settore della commercializzazione di prodotti petroliferi, con sede nelle province di Catania (3 società e 2 ditte individuali) e Siracusa (2 società);
  • 8 unità immobiliari, di cui 7 a Catania e una a Giardini Naxos (ME);
  • rapporti finanziari, denaro contante, decine di orologi e preziosi.

Beni per un valore complessivo di 20 milioni di euro. Il patrimonio illegalmente acquisito sarà ora affidato all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati.

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