Scadranno alla fine del 2023 i contratti a tempo determinato di oltre quattrocento dipendenti di Casteltermini, Favara e Porto Empedocle. Vertice con il prefetto per trovare possibili soluzioni
AGRIGENTO – A fine anno per quattrocento lavoratori a tempo determinato che lavorano nei Comuni agrigentini di Casteltermini, Favara e Porto Empedocle scadrà il contratto dopo anni di precariato. Si tratta di quasi la metà del totale dei precari isolani (che sono in totale novecento).
Le Amministrazioni interessate al momento non possono provvedere alla stabilizzazione perché ai tre Enti non sono applicabili le normative esistenti e sono al momento sprovvisti dei bilanci necessari per attivare la procedura (tutti e tre sono Comuni in dissesto finanziario).
Per queste ragioni nei giorni scorsi i sindaci dei Municipi in questione Gioacchino Nicastro, Antonio Palumbo e Calogero Martello, hanno incontrato il prefetto di Agrigento Filippo Romano chiedendo un intervento normativo centrale che possa consentire anche ai Municipi di procedere alle stabilizzazioni.
“Da mesi ormai – hanno spiegato i tre sindaci – stiamo affrontando questa situazione, interloquendo con la politica a ogni livello per cercare di risolvere una problematica che ancora oggi in Sicilia vede novecento lavoratori, di cui la metà soltanto nella provincia agrigentina, in attesa della stabilizzazione”.
“Le strade da percorrere – hanno suggerito i tre amministratori di Casteltermini, Favare a Porto Empedocle – sono due: o che la Regione conceda una deroga che ci permetta di prorogare ancora i contratti in essere nelle more della stabilizzazione o, ancor meglio, che il Governo provveda a modificare gli attuali vincoli normativi che bloccano le assunzioni o le stabilizzazioni in caso di mancata approvazione degli strumenti finanziari, che spesso non si riescono ad ultimare per carenza di personale o per le complesse situazioni amministrative ereditate dal passato”.
“Accogliamo positivamente – hanno concluso Nicastro, Palumbo e Martello – l’impegno da parte del prefetto Romano a rappresentare questa situazione ai Governi regionale e nazionale, tenendo conto soprattutto del concreto rischio per l’ordine pubblico: dall’1 gennaio, infatti, in tutta l’Isola, novecento famiglie potrebbero ritrovarsi senza lavoro e tale situazione ricadrebbe sull’attività di diversi Comuni che si ritroverebbero ad avere interi servizi scoperti”.