Tutti gli arresti sono stati convalidati e il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Termini Imerese.
I carabinieri della Compagnia di Misilmeri hanno arrestato un uomo e una donna, conviventi, di 30 e 25anni, del luogo, ritenuti responsabili di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
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La scoperta dei carabinieri
I militari, nel corso di un servizio mirato alla repressione del traffico di sostanze stupefacenti, hanno effettuato una perquisizione nell’appartamento in uso alla coppia recuperando quasi 5 kg di marijuana, due bilance digitali professionali e diverso materiale utile per il confezionamento della droga. Da un controllo più approfondito, è emerso che l’abitazione era abusivamente collegata alla rete elettrica.
I carabinieri hanno inoltre esteso le operazioni di ricerca anche all’interno di altri appartamenti presenti nel medesimo stabile della coppia e di proprietà di alcuni loro parenti, dove, con l’intervento di personale specializzato dell’Enel, hanno riscontrato anche in questo caso il furto aggravato di energia elettrica che gli indagati avrebbero posto in essere attraverso il danneggiamento dei sigilli dei contatori e il blocco dell’interruttore.
Per tre persone è scattato quindi l’arresto con pene previste in caso di condanna fino a sei anni di reclusione, oltre al risarcimento del danno nei confronti della società elettrica.
La convalida degli arresti
Tutti gli arresti sono stati convalidati e il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Termini Imerese ha disposto l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari per la coppia di pusher. L’ingente quantitativo di droga sequestrata è stata campionata e trasmessa al Laboratorio Analisi sostanze Stupefacenti del Comando Provinciale di Palermo per le analisi qualitative e ponderali.
È doveroso rilevare che gli odierni indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, seppur gravemente, e che la loro posizione verrà vagliata dall’Autorità Giudiziaria nel corso dell’intero iter processuale e definita solo a seguito dell’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.