Si parla di un imprenditore cresciuto nell'alveo di Cosa nostra, ultima figura che viene accostata a Matteo Messina Denaro.
Un imprenditore cresciuto nell’alveo di Cosa nostra al punto da essere, a 70 anni compiuti, accusato di associazione mafiosa. È il ritratto che viene fatto di Giovanni Vassallo negli atti dell’inchiesta giudiziaria Eden. L’uomo, che per via dell’età è stato posto ai domiciliari, è l’ultima figura che viene accostata a Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa nostra la cui ricerca, vana fino a gennaio scorso, si è protratta negli anni dando la sensazione di arrivargli vicino ma mai abbastanza. Una lunga catena di arresti di sodali e favoreggiatori che, ancor prima dell’arresto e delle scoperte sulla latitanza trascorsa a pochi chilometri da casa, rendevano l’idea di quante fossero le persone su cui Messina Denaro poteva contare per mantenere il dono dell’invisibilità. Nel caso di Vassallo, ritenuto legato al mandamento di Mazara del Vallo, il rapporto con Messina Denaro sarebbe passato dall’impegno a trovare una soluzione logistica per garantire al boss di Castelvetrano di nascondersi dall’altra parte del Mediterraneo. In quella Tunisia che, come dimostrato dalle cronache sui flussi migratori, è a un tiro di schioppo dalle coste siciliane. Un’opportunità che allo stato non è possibile stabilire se Messina Denaro abbia sfruttato.
La grande distribuzione di Cosa nostra
La figura di Vassallo è legata a quella di Giuseppe Grigoli, l’ex re dei supermercati nella Sicilia Occidentale considerato tra i primi e più affidabili ganci imprenditoriali di Messina Denaro. Con Grigoli, da anni collaboratore di giustizia, Vassallo nel 2006 ha costituito la Gri.Va srl, società specializzata nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio di prodotti alimentari. L’incrocio tra i due risale a fine anni Novanta, quando Vassallo assunse la gestione diretta di due punti vendita di Grigoli a Mazara del Vallo. Un’esperienza, che stando alle risultanze di vecchi processi, sarebbe stata avallata dal mafioso Vito Manciaracina, con quest’ultimo in cambio ottenne la disponibilità ad assumere un nipote.
Il rivenditore di pesce e l’autotrasportatore
A fare riferimento per primo alla Tunisia è stato Attilio Pietro Fogazza, condannato in via definitiva per omicidio e da anni collaboratore di giustizia. Fogazza ha raccontato ai magistrati di avere conosciuto Vassallo a fine anni Duemila. All’epoca a disposizione di Domenico Scimonelli – uomo d’onore della famiglia di Partanna vicino a Messina Denaro e anche lui attivo nella grande distribuzione – Fogazza ha rivelato che Vassallo era stato il fautore dell’acquisto di una Mercedes. Auto che l’uomo aveva recuperato in Nord Africa. “Chiesi se fosse – si legge in uno dei verbali – nelle disponibilità di una Mercedes, autovettura che voleva acquistare Scimonelli e Vassallo si adoperò per procurarla tramite un commerciante di prodotti ittici che stava in Tunisia”. Dagli accertamenti effettuati dagli inquirenti è emerso che fino ai primi mesi del 2013 Scimonelli era solito guidare una Mercedes che in precedenza era stata intestata a un siciliano che da tempo operava in Tunisia e che aveva rapporti con un autotrasportatore che era solito fare la spola tra l’isola e l’Africa.
I magistrati sono convinti che la rete di contatti di Vassallo in Tunisia fosse abbastanza articolata: “Deve evidenziarsi – si legge nell’ordinanza – che nel periodo tra 2010 e il 2012 Vassallo aveva intrattenuto contatti costanti con soggetti che periodicamente si recavano in Tunisia”. Ed è sulla scorta di questo patrimonio di conoscenze che, qualche anno dopo, a Vassallo sarebbe arrivata un’altra richiesta: “Fra fine 2014 e inizio 2015 – ha raccontato il collaboratore – unitamente a Scimonelli mi recai a Mazara da Vassallo e nella circostanza questi aveva chiesto a Vassallo la possibilità di trovare un rifugio a Messina Denaro a Tunisi. Dopo qualche giorno Vassallo mi invitò di riferire a Scimonelli di raggiungerlo a Mazara in quanto, evidentemente, aveva individuato il posto dove poter ospitare il latitante”.
Risolutore di controversie
Così come spesso accade nelle storie di mafia, anche nel caso di Giovanni Vassallo sarebbero state diverse le occasioni in cui l’uomo avrebbe indossato i panni di chi è chiamato a fare da paciere. Dispute che, normalmente, richiederebbero il ricorso alle autorità.
Uno degli episodi più emblematici accade nella primavera del 2021 e vede protagonista un uomo che si presenta da Vassallo lamentando di essere stato minacciato dal padre del titolare di un supermercato di Mazara del Vallo. Tutto era seguito alla richiesta di saldare un debito da 11mila euro legato a una fornitura fatta dalla ditta della figlia. Nel faccia a faccia, il rivale aveva anche menzionato il giro di mafiosi vicino a Vassallo, un modo per alludere alla propria vicinanza alla criminalità organizzata. “Il padre a me ha fatto i vostri nomi”, dice l’uomo a Vassallo, che, dal canto proprio, consapevole delle regole interne a Cosa nostra, smaschera subito l’inganno: “A questo conveniva dire così: conosco quello, conosco quell’altro. Perché già quando una persona comincia a fare ‘sti nomi…”
Al padre della creditrice, tuttavia, sembra interessare soltanto una cosa: recuperare il credito. Ma non tanto per l’aspetto economico, quanto per una questione di principio. Un principio da cui trasuda una cultura che legittima Cosa nostra, al punto da anteporla allo Stato: “Gli ho detto – continua l’uomo ripercorrendo con Vassallo ciò che gli era accaduto – voialtri mi conoscete fin da piccolo, ma mettiamo che io ero uno che combattevo (parteggiavo, ndr) con gli sbirri”. L’allusione è al rischio che sarebbe derivato per il padre del titolare del supermercato da un’eventuale denuncia della minaccia. Come detto, però, all’uomo non interessa coinvolgere le forze dell’ordine bensì ottenere una propria rivalsa: “Prendiamo i soldi e metà glieli diamo agli amici che hanno bisogno e che sono dentro e fuori, ma pure tutti”, è la proposta che fa a Vassallo, facendo riferimento – secondo gli inquirenti – alle famiglie legate al clan. Una disponibilità che Vassallo sembra accogliere ben volentieri: “Pure che non li prendi più ‘sti soldi, una soddisfazione te la faccio prendere su questa persona”, promette.