Pronto il razionamento delle forniture idriche nel 14% dei centri dell'isola per far fronte alla crisi idrica. 4 le province interessate: Agrigento, Caltanissetta, Palermo e Trapani
Quasi 47 milioni di metri cubi rispetto all’anno scorso e oltre 16 milioni se si tiene conto dell’ultimo mese. Sono i numeri della crisi idrica che interessano gli invasi in Sicilia. Il rapporto è stato pubblicato a fine anno dall’Autorità di bacino della Regione e ha portato nelle ultime ore all’annuncio da parte di Siciliacque della decisione di un razionamento delle forniture idriche nel 14 per cento dei centri dell’isola. Saranno quattro le province interessate: Agrigento, Caltanissetta, Palermo e Trapani. La riduzione del livello nelle dighe riguarda però quasi tutti i bacini, con ricadute non soltanto sull’erogazione dell’acqua potabile ma anche per ciò che concerne l’agricoltura.
I numeri
Sono 29 gli invasi monitorati dall’Autorità di bacino. Nel complesso, a fine dicembre l’acqua al loro interno ammontava a 309,25 milioni di metri cubi, segnando una perdita del 13 per cento rispetto a quanto registrato al termine del 2022: quell’anno, infatti, la quantità era stata di 356,17 milioni. A preoccupare è la flessione che si è registrata a livello generale tra novembre e dicembre scorsi: da 325,60 si è passati a 309,25 milioni di metri cubi, con un decremento del cinque per cento.
Guardando al dettaglio si scopre che sono stati 21 gli invasi a registrare una riduzione del livello dell’acqua, con in testa le dighe di Rosamarina – per tre quarti vuota –, Lentini, Poma e Ancipa, dove, nel giro di trenta giorni, l’acqua si è ridotta di almeno di due milioni di metri cubi.
A segnare un lieve incremento sono gli invasi Furore, alimentato dal Platani; Trinità, dove finiscono le acque del Delia e e il Disueri. Per tutti, tuttavia, la crescita tra novembre e dicembre è stata inferiore al mezzo milione di metri cubi.
Il razionamento nelle case
“I volumi d’acqua negli invasi Fanaco e Leone sono sotto il livello di guardia a causa della siccità”. Inizia così la nota con cui Siciliacque ha reso nota l’esigenza di ridurre i flussi in 54 Comuni dell’isola. Il razionamento per 39 di essi scatterà già da lunedì, con flessioni della portata tra il 10 e il 15 per cento che interesseranno le province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo, oltre che un paio di Consorzi di bonifica. Si tratta, in questo caso, di aree collegate direttamente al Fanaco o ad altri acquedotti alimentati a loro volta dall’invaso. Da venerdì, invece, a risentire delle riduzioni saranno 15 centri del Trapanese, tutti forniti dal sistema acquedottistico Garcia.
“Il piano di razionamento, concordato nell’ultima seduta dell’Osservatorio sugli utilizzi idrici del distretto idrografico della Sicilia, sarà affiancato da alcune misure per mitigare la crisi idrica”, si legge nella comunicazione di Siciliacque.
Gli interventi in programma
Per cercare di attenuare la situazione di crisi, Siciliacque punta a realizzare un nuovo pozzo per attingengere acqua dalla falda del Favara a Burgio (Agrigento). Stando ai calcoli della società, si ricaverebbero 40 litri al secondo da immettere in rete. Si tratta, però, di un intervento per cui è necessario ottenere precise autorizzazioni ed è per questo che Siciliacque confida nella possibilità di ottenere il nulla osta per un iter più breve del solito. “Le procedure ordinarie per effettuare l’intervento richiedono oltre un anno. Motivo per cui – fanno sapere dalla società – è stato chiesto all’Autorità di bacino di trovare un percorso autorizzatorio, anche per un uso transitorio, che accorci i tempi per la nuova trivellazione”.
Tra i piani di Siciliacque c’è poi “il prelievo di maggiori quantità d’acqua dalla diga Ragoleto, gestita dalla raffineria Eni di Gela, alla quale è stata già avanzata formale richiesta”. Dai dati raccolti dalla Regione, nell’invaso Ragoleto, alimentato dal fiume Dirillo, a dicembre c’erano 10,64 milioni di metri cubi d’acqua. Oltre mezzo milione in meno rispetto al mese precedente, ma quasi quattro in più rispetto a dicembre 2022.
“Siciliacque interverrà per ripristinare tre vecchi pozzi di contrada Zacchia, in territorio di Prizzi, abbandonati trent’anni fa dall’Ente acquedotti siciliani. In questo caso si potrebbero recuperare altri 30 litri d’acqua al secondo”, conclude la società, sottolineando che i piani di riduzione saranno “aggiornati o modificati in base alle determinazioni dell’Osservatorio sugli utilizzi idrici del distretto idrografico della Sicilia istituito presso l’Autorità di Bacino”.
I Comuni interessati dalle prime riduzioni
Questo l’elenco dei Comuni interessati dal razionamento a partire dall’8 gennaio.
In provincia di Agrigento la portata verrà ridotta del 10 per cento ad Agrigento, Burgio, Calamonaci, Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Lucca Sicula, Montevago, Palma di Montechiaro, Porto Empedocle, Realmonte, Ribera, Santa Margherita Belice, Siculiana e Villafranca Sicula; del 15% a Campobello di Licata, Canicattì, Casteltermini, Licata, Ravanusa e San Giovanni Gemini e al Consorzio di Bonifica 3 di Agrigento.
In provincia di Palermo, la riduzione del 10 per cento si verificherà ad Alia, Aliminusa, Caccamo, Chiusa Sclafani, Giuliana, Roccapalumba, Lercara Friddi, Montemaggiore Belsito e Vicari.
Nel Nisseno, invece, la riduzione sarà del 15 per cento e interesserà Acquaviva Platani, Bompensiere, Campofranco, Delia, Milena, Montedoro, Mussomeli, Serradifalco, Sommatino, Sutera e al Consorzio di Bonifica 4 di Caltanissetta.