I numeri del Regionale della Città dello Stretto sono in crescita, ma viste le potenzialità della struttura si tratta di risultati certamente migliorabili. Le strategie di sviluppo del direttore Micali
MESSINA – Un motivo di orgoglio per la città ma non ancora centrale nelle strategie di crescita. Il Museo regionale di Messina, riaperto nel 2017 nella sua nuova veste dopo una lunghissima attesa, resta marginale in un contesto dove non sono chiari su quali modelli di sviluppo si debba lavorare e con quali modalità. Un vettore economico non riconosciuto, ma che i messinesi cominciano ad amare affollandone le sale ogni prima domenica del mese.
Le dinamiche delle politiche regionali e locali sono frammentarie e dispersive e a volte paradossali. Non è neppure un problema di risorse, perché quelle ci sono, ma dell’incapacità ad utilizzarle davanti ai paletti dei controlli incrociati. Da una parte i siti culturali devono essere promotori di crescita economica dei territori, dall’altra non avendo autonomia di spesa attendono mesi il via libera per utilizzare un finanziamento. Sono alcuni dei punti emersi nell’intervista a Orazio Micali, direttore del Museo regionale di Messina da luglio 2019. Il sito di viale della Libertà ha registrato dei dati in crescita nel 2023 su visitatori e incassi, numeri irrisori secondo il gruppo di parlamentari all’Ars di Sud chiama Nord visto il suo grande patrimonio.
“È stato detto che la politica del Museo è fallimentare perché non a livello con l’incremento turistico significativo della città. Sono contento che la città abbia un livello di incremento turistico tale da ritenere insufficiente quello del Museo. Il dato da prendere in considerazione è quello economicamente rilevante: ci sono stati nel 2023 circa 43% in più di paganti rispetto al 2017. Il dato sugli accessi, solo 312 in più, è falsato dall’ingresso libero dei primi mesi del 2017. Se il 40% in più è insufficiente significa che il turismo in città è cresciuto del 400% e allora sono d’accordo che il 40% è fallimentare, ma a questo punto sarebbe utili sapere i dati di questo incremento del turismo in città. È bellissimo che si faccia una convenzione con il Maxxi di Roma, significa che la città vira sullo sviluppo culturale e scientifico e mi aspetto politiche che virino verso questo. Mi chiedo perché allora nelle nuove indicazioni stradali fatte dall’Amministrazione il Museo non sia presente”.
Il Museo non è stato tra i partner del Meet tourism Messina, perché?
“Non siamo stati coinvolti come partner ma ci hanno soltanto proposto di partecipare come luogo di fruizione, dove portare gli ospiti. Ho avuto un incontro con il sindaco al quale ho detto che un progetto si discute in fase di impostazione, non quando si è stabilito tutto. Ci è stato chiesto di essere partner come luogo ospitante non per un percorso di condivisione dall’inizio alla fine. Al di là dei termini, la parte che ci veniva richiesta l’abbiamo fatta”.
Le strategie di valorizzazione? Anche su questo si sono sollevate critiche…
“La Regione Sicilia ha affidato con gare pubbliche, per parecchi milioni di euro, alla società Aditus, la valorizzazione e le biglietterie di numerosi siti della Sicilia orientale, tra cui Taormina, Lipari, Tindari e Museo di Messina. Sarebbe il caso che si verificasse lì se si stanno facendo delle campagne di promozione efficaci e di valorizzazione in quanto obbligo contrattuale, obbligo che non è in capo a una Direzione museale, che fa comunque il suo lavoro di promozione e ne sente l’onere. I numeri sono positivi e spero di migliorarli. Mi auguro che la citta diventi orgogliosa del proprio Museo e diventi il vero vettore promozionale”.
Perché in quest’area, intorno al Museo, non è nato un indotto economico?
“È la storia di questo Museo, nato molto fuori dalla città come conseguenza della necessità di trovare un luogo idoneo a raccogliere il patrimonio salvato dopo il Terremoto del 1908. Dagli anni Settanta in poi la città è cresciuta passando intorno al Museo, ignorandolo. Non troviamo nei dintorni alcun riferimento toponomastico che faccia riferimento ai grandi artisti, ma neppure nel centro della città troviamo un quadrilatero dei pittori o dell’arte: non c’è una strada intitolata a Caravaggio o ad Alibrandi o al Montorsoli. Lo sforzo rilevante fatto da Antonino Salinas quanto da Maria Accascina è stato guardato con una certa diffidenza, la città non è riuscita a trarre da quelle energie le spinte necessarie a fare dei passi in quella direzione, pur con il grande fermento culturale che c’era allora”.
Il Museo riapre nel 2017, perché da quel momento non è stato catalizzatore di crescita?
“Doveva costituire quel luogo dell’identità urbana su cui scommettere. Negli anni Ottanta c’è stata una proliferazione di Musei, una frammentazione quando invece si dovevano creare delle polarizzazioni sulle specificità con un accentramento di identificazione su ogni territorio. La storia del terremoto a Messina è storia mondiale, si trasformi in un valore importante come a Genova è l’emigrazione. Puntiamo su quello. Lo stiamo facendo con il progetto 1908 Città Museo Città, una mostra permanente su Messina a cavallo del terremoto del 1908, con sale espositive e immersive da fruire con il supporto della tecnologia”.
Su cosa si punta per il 2024?
“Nel 2019 abbiamo stilato delle linee programmatiche e su quelle ci muoviamo. L’attenzione del Museo al terremoto era una delle tematiche, con il progetto 1908 Città Museo Città abbiamo cominciato e intendiamo continuare con altre due sezioni e nuove declinazioni. Stiamo completando il progetto di riqualificazione dell’involucro della struttura, che prevede la realizzazione di 16 grandissime teche espositive aperte verso il piazzale con all’interno degli oggetti d’arte che provengono dalla città scomparsa. Ci sarà poi il percorso tra le cataste di reperti esterni in sicurezza. Con i finanziamenti di un milione e duecentomila euro del Pnrr si ridurranno le barriere, non solo architettoniche, ma anche quelle che impediscono la fruizione a ogni persona, qualsiasi impedimento possa avere, anche con l’aiuto dell’Intelligenza artificiale. Il Museo è sempre più richiesto per ospitare eventi scientifici e non solo. È prevista anche l’apertura all’interno di un punto ristoro entro la prossima estate e un abbonamento a venti euro per favorire la fruizione e assolvere a quelle finalità sociali che un Museo deve avere.