La riserva di Mazara del Vallo, riconosciuta come zona di protezione speciale, ha un ruolo determinante per l’avifauna locale. Il Wwf e le Forze dell’ordine sono in prima fila per impedire le pratiche illecite
MAZARA – Il contrasto al bracconaggio e alle attività illecite, specie nelle zone protette e nelle riserve naturali, è un obbligo nei confronti della natura. È il caso dell’Oasi di lago Preola a Mazara, dove di recente – grazie al lavoro congiunto dell’associazione e delle Forze dell’ordine – sono stati trovati due uomini in possesso di armi da fuoco, visori termici, ottica di precisione e strumenti per richiamare gli animali illegalmente.
L’Oasi di Lago Preola strategica per l’avifauna migratoria
Il caso di questa zona è unico nel suo genere. L’Oasi, che si estende per 335 ettari ed è riconosciuta come Riserva regionale integrale, si trova all’interno di una Zona speciale di conservazione (ITA010005) nel Comune di Mazara ed è anche Zona di protezione speciale (ITA010031). L’intera area è fortemente strategica per l’avifauna migratoria, in quanto nelle stagioni primaverili ed autunnali accoglie diverse specie di anatidi, aironi e limicoli.
Si possono osservare anche molti rapaci
Durante le migrazioni o in inverno si possono osservare anche molti rapaci: falco di palude, falco pecchiaiolo, falco pescatore e aquila minore. Ai gorghi vive una popolazione di testuggine palustre endemica siciliana, mentre lungo i costoni, in profonde ed articolate tane trovano rifugio l’istrice, la donnola e la martora. Tra gli anfibi sono presenti il rospo smeraldino, la raganella, la natrice dal collare ed il biacco ed il ramarro.
Priorità al contrasto al bracconaggio
Data la rarità della zona e la necessità di preservala, appare evidente che il contrasto alle pratiche illegali che danneggiano l’ecosistema è urgente e necessario. Di questo avviso è l’associazione Wwf che, in merito agli ultimi fatti, scrive in una nota: “Il contrasto al bracconaggio deve essere una priorità, poiché tale pratica illegale è dannosa non solo per l’ambiente e la fauna selvatica, ma anche per la prevenzione dei danni in agricoltura. Pensare che il bracconaggio possa essere un rimedio alla diffusione dei cinghiali è infatti un grave errore. Essendo una pratica svolta illegalmente, il bracconaggio, anche contro i cinghiali, non tiene conto delle indicazioni scientifiche, determinando squilibri che paradossalmente possono provocare un aumento del numero di cinghiali”.
“Importante anche ricordare – continua l’associazione – che questi animali, quando prelevati illegalmente, non sono sottoposti ad alcun controllo sanitario con l’alto rischio di diffusione di patologie. Infine, l’utilizzo di armi senza controlli, specialmente quando sono destinate all’abbattimento di animali di grossa taglia, rappresenta un grande pericolo per i cittadini”.
Il Wwf nella sua nota ringrazia i Carabinieri Forestali del centro Anticrimine Natura di Palermo – nucleo Cites che hanno portato a termine l’operazione contro il bracconaggio: i Carabinieri, nel corso dell’ultimo intervento di contrasto a tale attività illecita, hanno denunciato alla locale Procura della Repubblica due individui, un 68enne e un 56enne, sorpresi all’interno dell’area protetta mentre erano intenti a praticare la caccia al cinghiale, violando il divieto vigente nell’area. Inoltre, sono stati rinvenuti sul luogo postazioni di caccia e alcune buche nel terreno riempite di mais per attirare gli animali.
Questa operazione conferma l’importanza del lavoro svolto da tutte quelle realtà che si occupano di presidiare territori delicati come quelli delle aree protette. La collaborazione in fase investigativa ha reso possibile l’esito positivo di quest’ultima operazione dei Carabinieri che hanno fermato i bracconieri con tempestività.