Crisi Mar Rosso, regge il traffico mercantile in Sicilia - QdS

Crisi Mar Rosso, regge il traffico mercantile in Sicilia

Crisi Mar Rosso, regge il traffico mercantile in Sicilia

giovedì 14 Marzo 2024

Cgia: -55% per Catania. Ma il presidente dell’Autorità portuale precisa al QdS: “Il rilevamento delle tonnellate di merci non fa segnare alcun calo. Anzi c’è un leggero aumento degli scambi”

CATANIA – La guerra in Medio Oriente potrebbe avere importanti risvolti sugli scambi commerciali che avvengono nei porti del Mediterraneo, ma al momento la Sicilia resiste bene. I porti siciliani continuano a reggere il colpo. I dati, elaborati dall’ufficio studi della Cgia vengono da Portwatch, la piattaforma del Fondo monetario internazionale che offre strumenti di analisi avanzata per aiutare gli utenti a valutare l’impatto sul commercio nazionale e internazionale di disastri attuali e futuri, come eventi meteorologici estremi, ma anche conflitti tra Stati.

Navi mercantili, solo Catania segna un peggioramento

Nel confronto sul numero delle navi mercantili che sono arrivate nei cinque porti siciliani nel bimestre 2024 (gennaio-febbraio), rispetto allo stesso periodo del 2023, solo Catania segna un peggioramento, mentre gli altri possono vantare in buona parte una sostanziosa crescita.

In tal senso però c’è la smentita dell’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia Orientale, che comprende oltre a Catania anche Augusta e Pozzallo, che al contrario non parla di alcuna contrazione ma addirittura anche di lieve crescita nei numeri. Ritornando ai dati elaborati dalla Cgia di Mestre il porto di Gela cresce nella movimentazione dei mezzi del 60%, seguito da quello di Palermo, al +25,5%. Quindi, c’è anche Augusta con un +12,2%. Il porto di Milazzo, ancora, nei primi due mesi di quest’anno ha mantenuto lo stesso traffico mercantile dello scorso anno. Invece, secondo la Cgia, sarebbe stato il porto di Catania a perdere in maniera sostanziosa, con una riduzione del numero delle navi mercantili in transito del 54,7% (da 139 a 63). In totale, proprio a causa del porto catanese, la Sicilia registra una perdita del 4,2%, più alta della media nazionale, che si ferma al 3,6%.

Ma l’autorità catanese precisa: “Il rilevamento delle tonnellate di merci – precisa Francesco Di Sarcina, presidente dell’autorità di sistema portuale del mare di Sicilia Orientale – non fa sicuramente segnare alcun calo. Non vi sono significative differenze tra gennaio e febbraio di quest’anno rispetto al corrispondente bimestre del 2023. Le dinamiche che interessano il porto di Catania non sono al momento condizionate dalla crisi del Mar Rosso. Ovviamente questo non vuol dire che non lo siano in futuro. Ma in questo momento, come dimostrano i dati, non c’è nessuna correlazione. Anzi, c’è una leggera crescita, sia pur misurata, dei traffici”.

La contrazione del traffico più importante a Genova

A livello nazionale la contrazione più importante in termini assoluti ha riguardato Genova, tra i principali sistemi portuali presenti nel Paese. La città ligure ha visto diminuire gli attracchi di 61 unità, con una perdita del 10,7%. Seguono Livorno, che perde il 9,8% e Venezia, scesa del 6,4%. Proprio in Sicilia, invece, il porto di Augusta, che ha conseguito tra i migliori risultati. Poco sopra Napoli, con una crescita del 18,2%, e il porto di Sarroch-Cagliari, al +18,7%.

Il problema dei trasporti attraverso il mar Rosso non si esplica solo in movimento nei porti, che si riduce o meno, ma anche su tutto il commercio estero italiano che “viaggia” su nave con i paesi influenzati direttamente o indirettamente dalla crisi. La stima per il 2022, secondo quanto riportato dall’Ufficio studi della Cgia, ammonta a 161,7 miliardi di euro. Questo importo incide sull’intero commercio estero italiano per il 12,6% per cento. “Alla luce di queste cifre, se la situazione nell’area mediorientale dovesse precipitare ulteriormente – scrivono dalla Cgia – l’impatto negativo si potrebbe far sentire maggiormente sulle importazioni di merci”.

Nel caso siciliano, il commercio “navale” con l’estero con i paesi influenzati dalla crisi del mar Rosso, nel 2022 aveva, secondo l’Istat, una portata di quasi 8 miliardi di euro, di cui oltre un miliardo di euro vanno in esportazioni, mentre il resto si concretizza in importazioni. In percentuale, si tratta del 6,5% dell’export sul totale dell’export, e del 29,3% sul totale delle importazioni della regione. A livello nazionale, Lombardia e Veneto sono le realtà che potrebbero essere le più a rischio; sul fronte delle esportazioni, invece, la più in “pericolo” rimane ancora una volta la Lombardia che registra 12,5 miliardi di vendite in queste aree.

Non è da escludere una nuova impennata dei prezzi

Inoltre, se dal 2022 i prezzi della merce importata dalla zona mediorientale sono scesi, nel caso in cui le tensioni in quella regione dovessero proseguire, non è da escludere una nuova impennata dei prezzi sia del greggio che del gas naturale. Rimanendo sempre sul dato nazionale, dall’analisi delle categorie merceologiche emerge che dei 161,7 miliardi di euro a cui ammonta il commercio estero con i paesi influenzati dalla crisi del Mar Rosso, sono le macchine e gli apparecchi elettrici/meccanici le produzioni che potrebbero essere più penalizzate dai venti di guerra che stanno soffiando in quell’area.

Gli ultimi dati disponibili dicono, infatti, che questa categoria merceologica vale complessivamente 36,5 miliardi di euro all’anno (20,1 di import a cui si sommano 16,4 miliardi di export). Seguono i prodotti petroliferi e il gas naturale con 24,9 miliardi di import, i prodotti chimici/gomma/plastica con 18,9 miliardi (12,4 di import e 6,4 di export) e i metalli con 18,6 miliardi di euro (15,4 di import e 3,2 di export).

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