Si conclude l'era del lavoro da remoto in risposta all'emergenza Covid, ma rimane l'opzione degli accordi individuali.
Dall’1 aprile 2024 addio allo smart working per legge: si conclude definitivamente l’era del lavoro agile in risposta all’emergenza Covid.
Ecco cosa cambierà e il parere degli psicologi sulla scelta, che porterà inevitabilmente a una riduzione del lavoro da remoto, che è diventato molto diffuso negli ultimi anni (complice anche la pandemia).
Addio smart working per legge dall’1 aprile, cosa cambia
Dall’inizio del mese di aprile 2024 verranno meno le procedure semplificate per il lavoro agile, ma rimarrà aperta l’opzione degli accordi individuali tra azienda e lavoratori. Fino al 31 marzo possono usufruire e richiedere lo smart working semplificato poteva essere richiesto da lavoratori dipendenti con figli under 14 in caso di assenza di un altro genitore non lavoratore e per i lavoratori fragili. Nella PA, invece, il diritto allo smart working per legge a favore dei lavoratori fragili è stato attivo fino allo scorso 31 dicembre. Nessuna proroga.
Dall’1 aprile, i lavoratori dipendenti del privato dovranno fare un accordo direttamente con il datore di lavoro. Anche nella PA si fa strada la possibilità di accordi individuali a tutela dei lavoratori fragili.
Il parere degli psicologi
“Io credo che non si deve generalizzare sull’uso dello smart working, ci saranno persone che dall’1 aprile subiranno questa decisione e altri invece che vivranno meglio il ritorno totale in presenza. Il tema dello smartworking, però, non deve essere liquidato come un tema di emergenza, ma dovrebbe far parte di una riorganizzazione complessiva in cui si tiene conto delle esigenze del lavoratore e del datore. Deve essere una delle opzioni, concordata e programmata. Diciamo che l’optimum è una forma mista, in presenza e in remoto”. Così David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell”Ordine degli psicologi (Cnop), fa il punto per l’Adnkronos Salute sui potenziali effetti dell’addio allo smart working per legge.
“Rispetto a quello che noi abbiamo potuto osservare – prosegue Lazzari – mantenere un certo livello di presenza all’interno dei contesti lavorativi è un fatto importante. Ma non c’è una risposta netta alla domanda ‘meglio smart working o tutti in ufficio?’, non è un sì o no. Mentre si deve tener conto che oggi il lavoro da remoto deve essere un’opzione offerta al lavoratore. Si può pensare magari a metà giorni in presenza e l’altra meta a casa. Abbiamo bisogno di flessibilità per le esigenze psicologiche del lavoratore, ma al contempo anche nel rispetto delle scelte delle aziende”.
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Immagine di repertorio