Sei i candidati che concorrono per il collegio Sicilia-Sardegna e vengono da quattro partiti diversi. In questo quadro, la candidatura dell’assessore Mimmo Turano può povocare un “effetto domino”
TRAPANI – Sono sei, sono candidati e candidate in quattro partiti diversi, ma ne hanno uno in comune. Quello del territorio. Si candidano in Europa per rappresentare una provincia messa male che potrebbe anche andare peggio, quella di Trapani.
Ecco la pattuglia di aspiranti europarlamentari
È la pattuglia di aspiranti europarlamentari, che affrontano un’impresa difficile, con una sola eccezione. Almeno questo dicono le indiscrezioni. Il collegio, Sicilia-Sardegna, è ampio e ci sono sicuramente territori più quotati, a cominciare da Palermo, ed in gioco ci sono soltanto otto seggi. Saranno quasi tutti siciliani, ma qualcosa ai “cugini” sardi dovrà pure andare. Quindi il cerchio si stringe ancora di più. In questa corsa a sei c’è chi punta ad essere il candidato dell’Isola, della sua isola, Pantelleria.
Il Pd ha scelto il professore Giuseppe Belvisi, docente di Economia e Diritto. La strategia elettorale è chiara: dare un segnale forte, quello dell’unità. Belvisi dunque candidato di tutti i panteschi, che sono isolani ma non vogliono essere isolati. Belvisi, suo malgrado, sarà anche una terza via nella sfida all’interno del Pd trapanese. Una sua parte, quella che fa riferimento al segretario Domenico Venuti e soprattutto alla presidente dell’assemblea provinciale Valentina Villabuona, sarà al fianco dell’uscente Pietro Bartolo, mentre l’area che fa riferimento all’onorevole Dario Safina ha scelto Antonio Nicita. Tra i due gruppi c’è tensione ed i numeri del voto faranno da apripista al congresso che verrà.
Giuseppe Belvisi ancora di salvezza dei dem non allineati
Belvisi può così trasformarsi nell’ancora di salvezza dei dem non allineati. Una candidatura che non è del Pd ma che il Pd terrà sotto osservazione è quella dell’assessore del Comune di Trapani Lele Barbara. Fa parte della lista Alleanza Verdi-Sinistra. Da leader di una lista civica dell’amministrazione civica del sindaco Giacomo Tranchida, ad esponente di un partito che, col proporzionale delle Europee, è un forte competitor dei dem. Non solo. Nel frattempo Tranchida è tornato ad albergare nel Pd e quindi a caccia di voti per i dem. “È un nostro sindaco”, dichiarò il segretario regionale Antony Barbagallo all’indomani delle comunali del 2023. Barbara è anche un potenziale successore del primo cittadino che è al suo secondo mandato e non potrà più ricandidarsi. Di conseguenza, i voti dell’assessore nei seggi di Trapani avranno il loro peso nella sfida alla successione, che registra già tanti pretendenti.
Nei giochi elettorali finisce per avere la meglio la lista “Libertà”, quella del sindaco di Taormina Cateno De Luca. Il suo è davvero un cocktail politico. Ha la “maggioranza relativa” nelle candidature trapanesi, perché ne lancia ben tre. Il leader di Nord chiama Sud è riuscito a convincere la partannese Piera Aiello, testimone di giustizia, ex deputata nazionale dei Cinque Stelle. Un simbolo della lotta alla mafia. C’è pure l’avvocato Giulia Ferro di Mazara del Vallo. Ex coordinatrice provinciale di Diventerà Bellissima e leader di un movimento cittadino che ha deciso di sostenere la ricandidatura del sindaco della città del Satiro Salvatore Quinci. Non può confermarlo ma avrebbe già prenotato un posto nella nuova Giunta se Quinci avrà ancora il consenso dei mazaresi. Con un bel po’ di voti “europei”, Ferro finirebbe per legittimare la sua nomina. Il terzo candidato di De Luca viene da sinistra. Ex deputato regionale nella XIV legislatura, ma ben presto fuori dall’Ars per il ricorso presentato e vinto dal primo dei non eletti della lista riformista “Uniti per la Sicilia” Nino Oddo. Ma anche vicino al Pd ed in particolare all’ex vicepresidente dell’Ars Camillo Oddo per le problematiche del settore agricolo. Ed inoltre direttore, facente funzioni, del Parco nazionale di Pantelleria, dirigente alla Regione e tanto altro ancora tra politica ed amministrazione pubblica.
Ed infine, c’è l’eccezione. Sempre secondo le indiscrezioni. L’eccezione che può puntare al seggio europeo. Si tratta dell’assessore regionale alle Attività Produttive Mimmo Turano. Il suo partito del territorio se l’è costruito negli anni. È candidato nella lista della Lega, ma è soltanto un particolare. Le sue campagne elettorali hanno un comune denominatore. è pressappoco questo: sono Mimmo Turano, faccio politica da quando ero poco più che un ragazzino, mi conoscete tutti e sapete cosa ho fatto in questi anni – deputato all’Ars, assessore regionale in più di un governo siciliano, presidente della Provincia regionale di Trapani – e che m’interessa la politica dei fatti e delle realizzazioni. Democristiano doc, leghista per necessità, quando ha visto sfaldarsi il progetto dell’Udc, partito, ironia della sorte, che per le europee ha stretto un patto elettorale con il vicepremier e leader leghista Matteo Salvini.
Anche questa tornata elettorale sarà un referendum sulla sua persona, sul “partito” Turano. Se riuscisse a fare il salto di qualità consegnerebbe il seggio all’ex europarlamentare e commissaria leghista Eleonora Lo Curto e la carica assessoriale al Presidente Renato Schifani, che ha la fila dietro la sua porta per il rimpasto che verrà.