In Sicilia un detenuto su quattro con disagi psichici, ma le strutture di riabilitazione non bastano - QdS

In Sicilia un detenuto su quattro con disagi psichici, ma le strutture di riabilitazione non bastano

In Sicilia un detenuto su quattro con disagi psichici, ma le strutture di riabilitazione non bastano

martedì 28 Maggio 2024

In Sicilia tre Rems con 60 ristretti e 500 pazienti in comunità. L’assessore Volo: “Ma la Regione è seconda per posti attivati”

PALERMO – Una chiusura che ha segnato l’inizio di una nuova fase per la gestione della malattia mentale dei reclusi ma dopo dieci anni si ha l’impressione di essere davanti a un percorso incompiuto. La legge 81 del 2014 che fissava per il primo aprile 2015 la data definitiva dell’abolizione degli ospedali psichiatrici giudiziari arriva dopo un lungo iter partito da un’indagine parlamentare che accertò le condizioni di estremo degrado degli istituti e la generalizzata carenza di quegli interventi di cura che avevano motivato l’internamento. Le telecamere per la prima volta entrarono in queste strutture, mostrando le degradanti condizioni di vita in cui persone con gravi patologie erano costretti a vivere, in molti casi senza la prospettiva di un fine pena.

Le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems)

“Una discarica sociale” li definì Nunziante Rosania, psichiatra e direttore dagli anni ‘90 fino alla sua abolizione, dell’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), unico istituto in Sicilia dei sei esistenti. In alternativa per gli autori di reato affetti da disturbi mentali, furono istituite le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), strutture residenziali con funzioni terapeutiche e socio-riabilitative, con permanenza transitoria ed eccezionale. Lo spirito della legge era quello di innescare un meccanismo che creava i presupposti per la riabilitazione e il reinserimento contemplando il coinvolgimento di comunità e servizi territoriali, ritenendo prioritaria la cura rispetto alla restrizione; la gestione divenne di competenza sanitaria.

Ogni norma però deve fare i conti con la realtà. Dopo 10 anni il dubbio è che non si sia fatto quel salto di qualità a cui la legge mirava. I magistrati hanno difficoltà a trovare posti nelle residenze della Regione di riferimento dove collocare la persona con patologie mentali per l’esecuzione delle misure e la soluzione, viene detto da più parti, non è l’aumento di queste strutture, ma farle funzionare bene. “C’è un ricorso eccessivo alle Rems – dice Padre Pippo Insana già cappellano dell’Opg di Barcellona e fondatore della Casa di accoglienza e solidarietà – in queste residenze dovrebbero andare solo persone in fase acuta e per un periodo limitato”.

Carente l’intero sistema di presa in carico e cura della malattia mentale

Il problema è che ad essere carente è l’intero sistema di presa in carico e cura della malattia mentale sul territorio. “La residenzialità al costo di 220 euro al giorno per ricoverato – dice Insana – è preferita ai gruppi appartamento e ai progetti personalizzati che hanno l’obiettivo di rendere autonomo il paziente e costerebbero anche meno. Le istituzioni, i Distretti socio sanitari, il terzo settore in coordinamento possono trovare la strada più idonea per l’autonomia e l’integrazione. Purtroppo si sono fatti passi indietro nei servizi di psichiatria, manca il personale sanitario, manca il gruppo multifunzionale, mancano i centri diurni, manca l’interazione tra Asp, Comuni e cooperative sociali per l’inserimento lavorativo”.

La presenza di una persona che dovrebbe andare in Rems, in Cta, se non c’è un percorso riabilitativo, può essere destabilizzante per la stessa Comunità terapeutica, una tipologia di struttura che soffre già di gravi problemi. “Nulla è cambiato malgrado le battaglie fatte in questi anni da associazioni, familiari, sindacati – dice Fiorentino Trojano psichiatra componente del gruppo tecnico della Salute mentale dell’Assessorato regionale alla Salute – in una delle ultime riunioni del Coordinamento erano state avanzate alcune richieste tra cui la copertura dei posti scoperti, la convenzione con le Università per avvalersi di specializzandi in Psichiatria, la conversione degli Spdc a reparti ad alta assistenza, il monitoraggio sui Budget di salute. Da tre mesi non ci riuniamo, non sappiamo se su questi temi si sia prodotto qualcosa”.

C’è la risposta. “L’assessorato della Salute – dichiara l’assessore Giovanna Volo – sta dando seguito alle proposte emerse in occasione dell’ultima riunione del Coordinamento, durante la quale è stata evidenziata la necessità di apportare alcune indicazioni all’interno della programmazione regionale, tendenti al rafforzamento dell’attività a cui sono preposti i Dsm. In particolare, il dirigente generale del dipartimento regionale per la Pianificazione strategica, Salvatore Iacolino, ha inviato una nota ai dirigenti del Servizio 1 (Personale Ssr dipendente e convenzionato), del Servizio 4 (Programmazione ospedaliera) e del Servizio 9 (Tutela della fragilità-Area integrazione socio-sanitaria) a predisporre gli schemi di provvedimenti che l’amministrazione regionale dovrà adottare”.

In Sicilia ci sono tre Rems

In Sicilia ci sono tre Rems, una a Naso (Me) e due a Caltagirone (Ct), per un totale di 60 posti, numero insufficiente per Fiorentino Trojano, viste le liste d’attesa. “Abbiamo nelle Cta circa il 40% di pazienti giudiziari con una situazione che si viene a creare inconcepibile, saltano i percorsi riabilitativi in Cta perché è difficile gestire la commistione di soggetti con problemi diversi. In Sicilia ci sono 1.500 ricoverati in Cta accreditate e circa 500 sono pazienti giudiziari tanto che c’è un documento inviato all’Assessore, dei direttori sanitari delle Comunità, in cui dicono che non riescono a lavorare”.

Una quarta Rems è in via di completamento a Caltanissetta, chiarisce l’assessore Volo che aggiunge: “La Sicilia è la seconda regione italiana, dopo la Lombardia, per numero di posti attivati. L’assessorato sta procedendo con la concreta attuazione dell’accordo del 30 novembre 2022 per la realizzazione del Punto unico regionale (Pur) quale ufficio che si possa interfacciare con l’autorità giudiziaria. In particolare, sta per essere istituito un tavolo di lavoro composto dalla Regione, dagli operatori sanitari e dall’autorità giudiziaria per stabilire le regole di funzionamento del Pur”.

La Rems di Naso è in una sede inadeguata con possibilità limitate per gli ospiti di fare attività riabilitative. Si aspetta il trasferimento al piano terra dello stesso plesso, ristrutturato nel 2022 e mai attivato. “Abbiamo risolto il problema con il catasto e con l’Enel che può fare adesso il potenziamento – spiega il Commissario Asp Messina Giuseppe Cuccì – faremo presto i lavori di manutenzione, necessari dopo due anni, le gare per l’arredamento e saremo pronti”.

Altra situazione critica è quella dell’Articolazione per la tutela della salute mentale del carcere di Barcellona, unica in Sicilia, quindi con la pressione delle liste d’attesa di ristretti dei vari istituti, con malattie psichiatriche sopraggiunte durante la detenzione. Il Garante ne ha rilevato tutte le criticità. “Dopo le segnalazioni – dice Cuccì – abbiamo fatto i bandi e siamo pronti ad assumere 18 infermieri; per gli Oss abbiamo fatto un protocollo d’intesa con l’Asp di Catania per acquisire personale dalla loro graduatoria, la procedura è in fase di perfezionamento per 50 operatori”. Mancano altre figure e manca la continuità nell’assistenza psichiatrica che è fondamentale come rileva Rosania.

“Gli psichiatri sono un bene prezioso e raro – dice l’assessore Volostiamo cercando di migliorare l’assistenza sanitaria anche stipulando un accordo con la specialistica ambulatoriale per invogliare i professionisti a svolgere ore negli istituti penitenziari”. C’è un protocollo d’intesa tra il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria e l’assessorato alla Salute del 18 aprile 2023, inattuato, che regolamenta le Articolazioni, prevedendo l’attivazione di altre due, a Palermo e Siracusa. “L’Atsm di Palermo sarà certamente attivata alla Casa circondariale Pagliarelli – assicura l’assessore Volo- i lavori dovrebbero cominciare a settembre, per potere avviare l’attività il prossimo anno”.

In un contesto così complesso anche il lavoro degli agenti di polizia penitenziaria nelle carceri siciliane è diventato difficile. “Poco personale, turni massacranti, difficoltà a gestire detenuti con storie diverse specie quelli con disturbi mentali. Lo sottolinea Calogero Navarra segretario nazionale per la Sicilia del Sappe. “I malati psichiatrici, in carcere, non hanno cure adeguate, vivono in reparti comuni con gli altri reclusi e, quindi, creano problemi di carattere gestionale ed organizzativo, con continue aggressioni al personale, distruzione quotidiana di celle e suppellettili. Gli agenti sono in prima linea, spesso da soli in reparto, aggrediti e senza tutele. Una volta eravamo un po’ psicologi, educatori, assistenti oggi non abbiamo più tempo per instaurare alcun rapporto e quindi di prevenire atti violenti, costretti a gestire situazioni per le quali non sono preparati. Dovremmo essere come appartenenti alla polizia penitenziaria 4.491 siamo 3.600 e quest’anno vanno in pensione altri 150. Ne hanno assegnati 200 ma non basteranno, infatti si sta chiedendo la permanenza oltre due anni dopo la pensione con incentivi”.

Intervista a Santi Consolo, garante regionale per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e per il loro reinserimento

Santi Consolo
Santi Consolo

Santi Consolo, magistrato in pensione, è stato nominato nel maggio 2023 con decreto del presidente della Regione, Garante per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti in Sicilia e per il loro reinserimento sociale.

Ha fatto numerose visite negli istituti penitenziari siciliani segnalando enormi criticità. Quanto è problematica la gestione dei detenuti con patologie mentali?
“Stanno aumentando terribilmente le disabilità mentali per le persone ristrette, c’è un crescente degrado delle condizioni di vita all’interno degli istituti. Il carcere da questo punto di vista è patogeno perché accentua le disabilità mentali e ne fa insorgere altre. Il 25% dei detenuti ha problemi conclamati, ma il disagio è molto più ampio con un sommerso rilevante che non viene registrato. Ci sono ristretti che sono abituali assuntori di antidepressivi, spesso il carrello dei medicinali con questi farmaci passa regolarmente per la distribuzione e si possono creare dipendenze”

A Luglio 2023 ha effettuato una visita nella Casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto. In che situazione è l’Atsm?
“Dopo l’abolizione degli Opg, gli interventi non sono stati adeguati per garantire le prestazioni sanitarie. Prima della visita avevo sollecitato l’attivazione delle altre due Atsm previste, a Palermo e Siracusa, ma resta un disagio terribile per chi, degli oltre 6600 detenuti negli istituti penitenziari siciliani, avrebbe bisogno di accedere in queste Articolazioni per la tutela della salute mentale. Non c’è la recettività a Barcellona e qui l’Atsm funziona malissimo. I posti non vanno oltre i 30, bisogna considerare che ci sono liste d’attesa lunghissime e molto spesso proprio per questi ritardi si creano delle situazioni che possono degenerare in atti di autolesionismo e suicidari. Tutti gli istituti penitenziari richiedono il ricovero presso le Atsm ma solo poche richieste riescono ad essere accolte. Ad oggi le criticità non sono per nulla risolte, si sono se possibile pure aggravate. Ci sono condizioni igienico sanitarie precarie, mancano Oss e Osa, c’è carenza di psichiatri e psicologi ed un solo tecnico della riabilitazione psichiatrica”.

I sindacati di polizia penitenziaria sono critici, gli agenti dicono di avere difficoltà a gestire questo contesto.
“Le Atsm dovrebbero essere adeguatamente attrezzate, avere personale dedicato. In passato negli Opg si era creata una specializzazione da parte del personale di polizia penitenziaria che da parecchi anni assisteva e accudiva queste persone, trovando un equilibrio nell’approccio che veniva dall’esperienza. Penso che sarebbero necessari dei corsi di formazione per agenti ma si dovrebbero anche implementare tutti gli organici. La polizia penitenziaria ha oggi un grave disagio nello svolgimento delle attività quotidiane. Una persona con disabilità mentale non è facile da gestire e purtroppo l’indice del malessere è dato dal numero di suicidi che da due anni a questa parte è aumentato. Tra i detenuti, ma anche tra gli agenti”.

Qual è la situazione nelle Rems siciliane?
“C’è un criterio di territorialità con numero chiuso. Ogni regione può recepire solo persone residenti, il numero di posti è limitato e quindi il problema è gravissimo. Quando una persona che è ricoverata in istituto penitenziario deve andare in Rems se manca il posto viene trattenuta ed è una detenzione illegale. Chi va nella Rems non è una persona che ha una condanna penale perché anche se ha commesso un fatto-reato è stata dichiarata incapace di intendere e di volere quindi è prosciolta. Le Rems cominciano a manifestare situazioni di crisi perchè il personale spesso ha difficoltà a mantenere l’ordine all’interno, ci sono situazioni di alcuni disabili mentali non facilmente gestibili.

Quale potrebbe essere la soluzione?
“La soluzione, sarebbe migliorare la situazione detentiva. Bisognerebbe inoltre assumere nell’immediato provvedimenti che determinano una deflazione delle presenze negli istituti e su questo c’è la proposta di legge Giachetti- Bernardini per una liberazione anticipata speciale che dovrebbe avere temporaneamente anche una efficacia retroattiva. E’ in discussione alla Camera sono stato audito e ho espresso la mia opinione favorevole”. (La discussione è stata rinviata a dopo le elezioni Europee ndr).

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