Turi Amore è attore e padre di Federica, con cui condivide il legame familiare e la professione. Si è da poco conclusa a Piazza Armerina la “Rassegna nazionale di prosa 2024” di cui è stato direttore artistico
PIAZZA ARMERINA – Ha rinunciato al posto fisso per vivere d’arte. Dalle prime esibizioni con il gruppo parrocchiale alla costruzione di una solida carriera professionale che continua a vederlo interprete di importanti pièces d’autore. Una vita indissolubilmente legata alla sua più grande passione, il teatro. Signore e signori, è di scena Turi Amore.
Un incontro occasionato dalla rappresentazione de “L’avaro” di Molière, che ha concluso la “Rassegna nazionale di prosa 2024” al Garibaldi di Piazza Armerina. Una splendida stagione di successi con la direzione artistica dello stesso attore siciliano, coadiuvato dalla figlia Federica e la “Nuova Compagnia Sipario”, patrocinato da Città di Piazza Armerina – Assessorato turismo e spettacolo.
Aperto il sipario, Arpagone.
“Avevo già interpretato questo ruolo, ma la versione de ‘L’avaro’ curata da Claudio Jacobello mi ha lasciato dentro una grande soddisfazione. Un adattamento in siciliano con costumi d’epoca, che ha regalato momenti di gustosa comicità, dando anche spazio a piccole riflessioni”.
Cos’è il teatro per lei?
“È il mio ossigeno. Non potrei immaginare la mia vita senza”.
Come si sente nel ruolo di direttore artistico?
“È un ruolo di grande prestigio, ma che richiede un forte senso di responsabilità. Prima si virava su spettacoli di prosa o di opera, adesso c’è un’ampia possibilità di scelta. Ebbene, l’arte si evolve e noi insieme a lei”.
Che stagione è stata quella del “Garibaldi”?
“Da trent’anni mi onoro di fare programmazione nella splendida location che è lo storico teatro di Piazza Armerina. Insieme con mia figlia Federica, che ha seguito le orme paterne, proponiamo una stagione di cinque spettacoli diversi tra loro. In concomitanza con quel cartellone, portiamo avanti anche una rassegna nazionale. In questa stagione abbiamo ospitato artisti del calibro di Laura Morante, Michele Placido e Fabrizio Bentivoglio, passando per Mario Incudine e Antonio Grosso. Una scommessa e un rischio che, supportati dall’amministrazione comunale, abbiamo voluto correre senza indugi”.
Una piccola anticipazione sulla prossima?
“Si partirà da ottobre con la ‘Stagione teatrale 2024/2025’, che abbiamo già presentato anche al Metropolitan di Catania. Porteremo in scena opere di Pirandello, De Filippo e Scarpetta, senza dimenticare qualche autore contemporaneo. Riguardo alla stagione nazionale, invece, sono già al lavoro con Federica, che ne è l’organizzatrice con la ‘Nuova Compagnia Sipario’. Ma, per il momento, preferiamo non svelare nulla”.
Com’è condividere la scena con sua figlia?
“È una delle sensazioni più belle che si possano provare. Un amore che ci porta ad avere grande affinità nella vita e sul palco”.
Da padre, c’è un consiglio che le ha dato?
“Quello di rispettare il pubblico, sempre e prima di tutto. Di approcciarsi con serietà, umiltà e dedizione a questo mestiere, portando avanti la nostra tradizione e non abbandonarla mai”.
E lei, per contro?
“La gioventù ti porta a vedere ed affrontare le cose in maniera diversa. Grazie a Federica ho avuto il coraggio e l’ambizione di mettere in scena testi che prima non avrei mai rappresentato. Lei è il mio sguardo al futuro ed io la sua attenzione al passato”.