Il presidente della Regione, Schifani, ha incontrato il ministro della Salute Schillaci per chiedere di mantenere permanentemente l’apertura del Centro di cardiochirurgia pediatrica del Mediterraneo
TAORMINA (ME) – Continua il lavoro di interlocuzione tra la Regione siciliana e il ministero della Salute, per scongiurare la chiusura del centro di cardiochirurgia pediatrica del Mediterraneo (Ccpm) all’ospedale San Vincenzo di Taormina.
Palazzo d’Orleans ha fatto sapere infatti, che il presidente della Regione, Renato Schifani, ha incontrato il ministro Orazio Schillaci, accompagnato dal dirigente del dipartimento per la Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute, Salvatore Iacolino, e dal capo di gabinetto, Salvatore Sammartano.
Al centro dell’incontro la richiesta di deroga al decreto “Balduzzi” (Dm 70/2015) secondo il quale è possibile mantenere una sola cardiochirurgia pediatrica ogni 5 milioni di abitanti, motivo per cui il Ccpm di Taormina sarebbe destinato alla chiusura dopo la riapertura del reparto all’Arnas Civico di Palermo.
“Il Ministero si è dimostrato disponibile – ha detto il presidente Schifani – a valutare la sostenibilità della nostra proposta sul piano assistenziale ed economico. La procedura per continuare ad assicurare nell’Isola la presenza articolata dei centri di cardiochirurgia pediatrica, per soddisfare il bisogno di salute delle comunità interessate, è stata pertanto incardinata”.
“Non più la sola proroga – ha concluso – ma la deroga sarebbe una conquista della Regione, con la contestuale revisione della rete ospedaliera”.
In ogni caso, qualora i tempi per la deroga dovessero allungarsi, il ministero della Salute avrebbe manifestato la possibilità di assicurare un’ulteriore proroga del servizio in convenzione a Taormina che scade il prossimo 31 luglio, per garantire la continuità assistenziale.
Cardiochirurgia pediatrica di Taormina fiore all’occhiello della sanità pubblica
Lo speciale reparto del San Vincenzo è aperto dal 2010 – anno in cui la cardiochirurgia pediatrica aveva chiuso a Palermo – in convenzione con il Bambino Gesù di Roma. Diventato negli anni un assoluto fiore all’occhiello della sanità pubblica locale, si trova però in perenne stato di precarietà dal 2017, dopo la scadenza del primo accordo settennale con l’Istituto che fa capo al Vaticano.
Si è andati avanti soltanto a suon di proroghe annuali o semestrali, in attesa appunto che venisse riaperta la cardiochirurgia pediatrica a Palermo, con il completamento del reparto affidato poi in gestione al San Donato di Milano – presieduto dall’ex ministro Angelino Alfano – per 8 milioni di euro.
L’amministrazione regionale ritiene ormai imprescindibile mantenere nell’Isola la funzionalità di entrambe le strutture con procedure di evidenza pubblica. L’ipotesi avanzata al Ministero prevede infatti un raccordo operativo tra il reparto di Taormina (8 posti letto) e quello di Palermo (12 posti letto) e porta come esempio quanto sperimentato già in Veneto, dove Padova e Verona sostengono due cardiochirurgie pediatriche nonostante la popolazione non superi i 5 milioni di abitanti.
La Regione siciliana ha sottolineato che, anche sul piano delle risorse finanziarie, le relative Asp dei due centri hanno già previsto specifiche risorse nei propri bilanci, e una graduale razionalizzazione dei costi. L’operatività di due centri, inoltre, ridurrebbe la mobilità sanitaria dalla Sicilia e dalla Calabria.
La speranza quindi è che il Ministero accolga positivamente la richiesta e che la Sicilia possa continuare a godere dell’eccellenza sanitaria taorminese.
Il Ccpm, diretto dal primario Sasha Agati, è diventato un’istituzione internazionale nel settore, grazie a migliaia di prestazioni e successi che lo hanno qualificato come sede della Congenit heart academy, e centro di formazione a distanza con i Children’s hospital di Toronto e Miami, oltre a essere il primo centro in Italia per l’assistenza meccanica cardiorespiratoria nei pazienti neonatali e pediatrici.
Numerose sono state le collaborazioni che i medici del San Vincenzo hanno instaurato in giro per il mondo, andando a operare in prima persona in zone disagiate del pianeta.