Istat: i giovani e i giovanissimi tra 6 e 24 anni sono i frequentatori più assidui. Al Sud il fenomeno è più contenuto. Ma la maggior parte dei lettori restano “deboli”: solo il 6 per cento ha letto almeno dodici libri in un anno
Aumentano gli accessi in presenza alle biblioteche, mentre rimangono stabili quelli online. La biblioteca, si conferma un luogo resiliente. In che senso? Come per la radio si profetizzava la morte nell’era dei video, di Internet e dei social media, mentre è più viva e attiva che mai, così anche per le biblioteche una “profezia” diceva che non sarebbero sopravvissute all’era digitale. Invece, addirittura, una nuova tendenza si fa strada, quella della “biblioteca sociale”. Reinventandosi, questi luoghi – al netto della diffusione della lettura – offrono attività gratuite, diventano un modo per incontrare coetanei durante la presentazione di un libro o di una mostra e in cui possono nascere relazioni.
Uno studio dell’Istat, inoltre – pubblicato a maggio 2023 – dal titolo “Lettura dei libri e fruizione delle biblioteche”, ci offre una visione in cifre del fenomeno.
Una nuova tendenza si fa strada, quella della “biblioteca sociale”
Dallo studio emerge che nel 2022 il 10,2 per cento della popolazione di 3 anni e più si è recata in biblioteca almeno una volta nel corso dell’anno. Più elevata la quota di donne (11,7 per cento a fronte dell’8,6 per cento degli uomini), con differenze di genere particolarmente marcate nella fascia tra i 15-24 anni (in questa fascia di età si sono recate in biblioteca il 28,9 per cento delle ragazze a fronte del 16,8 per cento dei ragazzi).
I giovani e i giovanissimi tra 6 e 24 anni sono i frequentatori più assidui, con una quota più che doppia rispetto al resto della popolazione (23,5 per cento a fronte del 10,2 per cento della media generale). Certo però, dallo studio prevale il profilo del lettore “debole”. Cosa vuol dire? Il 17,4 per cento delle persone di 6 anni e più sono lettori “deboli” (leggono al massimo 3 libri in un anno), il 15,4 per cento sono lettori “medi” (leggono 3-11 libri in un anno). Solo il 6,4 per cento sono, infine, lettori “forti” (leggono almeno 12 libri nell’ultimo anno).
Dove si registra una frequentazione più sostenuta?
La fruizione delle biblioteche è più elevata nelle regioni del Nord (13,9 per cento) rispetto a quelle del Centro (9,2 per cento) e soprattutto del Mezzogiorno (5,7 per cento), con l’unica eccezione della Sardegna, che si attesta all’11,5 per cento. Bisogna poi valutare il fenomeno tenendo conto del livello d’istruzione. Tra le persone di 25 anni e più si riscontrano forti differenze rispetto al livello di istruzione. Nel 2022 la quota di persone laureate che si è recata in biblioteca è di oltre 6 volte superiore rispetto a quella di chi possiede al massimo la licenza media (16,8 per cento contro 2,6 per cento) ed è più di due volte superiore rispetto a quella di chi ha conseguito il diploma superiore (7,5 per cento).
Per ciò che concerne le attività più diffuse tra gli utenti delle biblioteche emergono le seguenti: “prendere libri in prestito” (57,6 per cento), “leggere o studiare” (37,2 per cento) e “raccogliere informazioni” (22,2 per cento). Tuttavia, i motivi della fruizione si diversificano ampiamente in base all’età. Ad esempio, prendere libri in prestito è un’attività svolta con prevalenza più alta dai giovani utenti fino a 14 anni e dagli anziani di 65-74 anni (circa 7 su 10).
Nel 2022, infine, con il ripristino della possibilità di accedere fisicamente alle biblioteche, ad aumentare sono stati gli accessi non virtuali, passati dal 4,8 per cento del 2021 al 7,2 per cento del 2022. È rimasta pressoché stabile, invece, la quota di coloro che hanno usufruito di servizi bibliotecari on-line, pari al 6,4 per cento.
Nel Monastero dei Benedettini di Catania uno scrigno di saperi che continua a incantare
Ci sono luoghi che sono custodi di un patrimonio culturale di inestimabile valore, e un tutt’uno con la storia della città. Ne sono un esempio le “Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero” all’interno del Monastero dei Benedettini a Catania, Patrimonio Unesco. Risale al 1558 la posa della prima pietra del Monastero. I monaci risiedevano nel Monastero del Bosco Vecchio, oggi all’interno del Parco dell’Etna.
Si dice, che decisero di spostarsi a Catania a causa dei rigidi inverni di Nicolosi e perché in balia dei briganti. In realtà, cosa assai più probabile, poiché i monaci benedettini erano figli cadetti di nobili famiglie, capirono che il centro del potere fosse in città e, dunque, pensarono di edificare il monastero all’interno delle mura di Carlo V, sulla collina di Monte Vergine, dominando la città dal punto più alto.
Realizzarono, così, il secondo monastero d’Europa dopo quello di Mafra, in Portogallo. Seguirono i lavori alloggiando in baracche adiacenti al cantiere, e commissionando i lavori alle migliori maestranze del periodo. Tra questi l’architetto romano Contini, per l’edificazione della Chiesa adiacente al monastero, per competere con la magnificenza della Basilica di S. Pietro. Tra l’altro, testimonianza della loro influenza era il fatto che loro non dipendessero dall’arcivescovado, ma direttamente dal Papa.
È del Cinquecento il progetto della biblioteca, dove si intendeva trasferire – e nel tempo arricchire – il patrimonio librario già cospicuo della sede di Nicolosi, che contava circa 4000 volumi. La biblioteca, cui si fa riferimento, è quella oggi conosciuta come “Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero” e a raccontare questo luogo ricco di storia e tradizioni, che vanta tra i suoi bibliotecari anche Federico De Roberto, è stata Carmela Costa, delegata del sindaco di Catania, Enrico Trantino – in questo periodo di transizione – in attesa del bando per il nuovo direttore delle Biblioteche, dopo il pensionamento, avvenuto lo scorso gennaio, della direttrice Rita Angela Carbonaro.
Con Carmela Costa non abbiamo ripercorso solo la storia, ma si è cercato di capire cosa rappresentano le Biblioteche nell’era digitale. Ebbene, ha lasciato rispondere i monaci, i quali avevano già allora capito, con grande lungimiranza, che con la cultura e la conoscenza si poteva andar lontano. Da qui la loro forza e autorevolezza all’interno della comunità.
Oggi il patrimonio della biblioteca, che conta oltre 290.000 volumi – tra cui vere e proprie rarità come la Bibbia latina di Pietro Cavallini (sec. XIII-XIV), tra le prime cinque al mondo, digitalizzata nel 2013 dalla Treccani – non è fruibile solo da studiosi, la biblioteca accoglie anche mostre fotografiche oltre che di testi e manoscritti antichi, ed ancora presentazioni di libri e congressi aperti alla cittadinanza, che rendono questo luogo centro culturale, del pensiero e di relazioni, fonte di ispirazione per i viaggiatori suoi ospiti e di conoscenza per gli studiosi provenienti da tutto il mondo.