Parla la Soprintendente per i Beni culturali, Donatella Aprile: “I tempi di attesa per pareri e nulla osta? Abbiamo accelerato moltissimo con la piattaforma digitale. I provvedimenti li emettiamo in un mese”
CATANIA – Una città complessa, ricca di monumenti, alcuni patrimonio dell’Umanità, in cui il lavoro non manca di certo. E dove non mancano neanche le difficoltà, date dalle condizioni economiche, dal basso senso civico e da storture che si trascinano da decenni. Abbiamo incontrato Donatella Aprile, sovrintendente ai Beni culturali di Catania, con la quale abbiamo affrontato alcuni dei nodi della città relativi ai beni culturali e non solo. A partire dai lavori di restauro dell’anfiteatro romano di piazza Stesicoro, tra i siti più preziosi della città, di cui il Comune è disposto ad assumersi la gestione proprio per sopperire alla mancanza di personale.
A che punto sono i lavori?
“Il bene è regionale e appartiene al Parco archeologico di Catania e della Valle delle Aci, diretto dal dottor Giuseppe D’Urso. Per quanto riguarda i lavori, che hanno avuto il nostro nulla osta e la vigilanza durante l’esecuzione, c’è stata un’accelerazione. Per il personale, il comitato tecnico scientifico del Parco, di cui sono presidente, ha approvato una convenzione con il Comune di Catania per la gestione del bene, perché il problema è l’assenza di custodi che non permette di tenere aperto in turnazione. Su questo fronte, so che l’assessore Scarpinato, molto vicino alle sovrintendenze e alle strutture periferiche, si sta impegnando per trovare una soluzione”.
Che può dirci dell’ex Manifattura Tabacchi, destinato a diventare museo archeologico?
“Anche questo sito appartiene al Parco archeologico. È un impianto molto grande e complesso, di conseguenza ci vogliono molti soldi. Con il Fondo sviluppo e coesione, ci si è potuti concentrare solo sulla parte più antica, quella ottocentesca che affaccia sulla via Garibaldi. Con il primo importo si è potuto realizzare il piano terra, il primo piano, le sale espositive. In questo momento i lavori sono fermi, perché nello stesso blocco di finanziamento rientra il museo della ceramica di Caltagirone. Li riprenderemo, anche grazie all’integrazione del finanziamento e spero di poter chiudere entro l’anno. Inoltre, nell’ambito del Po-Fesr, abbiamo presentato una scheda relativa proprio a questo per completare tutto”.
Quali le urgenze di Catania?
“Catania è diversa dai Comuni della provincia: è grande, ha la sua storia e le sue particolarità e collaboriamo tra enti, Curia, Comune, Università. Devo dire che, per quanto ci riguarda, il bonus edilizio ha fatto danni. Noi abbiamo dato i nostri pareri e molte prescrizioni, ma in molte occasioni queste non sono state seguite e in alcuni casi abbiamo bloccato i lavori. Tra gli edifici monumentali ci sono quelli vincolati da noi con decreto e altri no. D’altronde, non si possono vincolare tutti i palazzi della città, ma anche dove non ci sono vincoli, la Sovrintendenza deve intervenire”.
Il rapporto con la cittadinanza: è facile ottenere pareri e nulla osta?
“Sicuramente, le modalità di accessibilità all’ufficio negli anni sono cambiate tantissimo. Io ricordo i tempi in cui il sovraintendente non aveva alcun rapporto con l’utenza, ma lo avevano soltanto il dirigente o il funzionario preposto. Da diversi anni è diverso: per avere pareri e nulla osta esiste una piattaforma digitale che ha accelerato moltissimo i tempi di attesa e di risposta. Tutto si richiede on-line: i progettisti inseriscono il progetto all’interno della piattaforma, il funzionario preposto può istruire immediatamente la pratica o, se è una cosa di particolare rilievo, fare il sopralluogo e poi richiedere integrazioni, ma ha un tempo limitato di 30 giorni. Quindi, i provvedimenti li facciamo in un mese”.
A Catania manca il Piano regolatore da decenni, eppure la città ultimamente sta crescendo. Cosa ne pensa?
“Alcuni di questi edifici hanno avuto il nostro parere, mi riferisco ad esempio al palazzo che sta a nascendo a Ognina. Io, a volte ho incontri con gli ordini professionali e mi lamento del fatto che in città ci sia poca architettura, penso ne occorrerebbe di più. Certo, pensata e programmata con lo strumento del Piano regolatore. Noi abbiamo avuto incontri con l’assessore all’urbanistica, perché l’amministrazione in alcune parti vuole pianificare. A San Berillo, ad esempio. È stato fatto uno studio di dettaglio del centro storico e noi ci siamo spesi moltissimo, abbiamo centellinato e studiato il centro come un piano particolareggiato, grazie al lavoro degli ottimi funzionari che ha la Sovrintendenza. Ci sono edifici che si possono abbattere, altri che si devono recuperare. In alcuni casi sono state operate delle ricostruzioni su edifici impossibili da recuperare, ma la ricostruzione è fedele”.
Piazza Duca di Genova: cosa può dirci degli scavi archeologici? E della piazza?
“Per quanto riguarda gli scavi, purtroppo, la questione è delicata e ci ha creato qualche problema sul piano delle scelte. Sono scavi di una certa importanza, il problema però è come renderli visibili. L’idea di tenerli scoperti non ci fa impazzire, diventerebbero una pattumiera; la copertura a vetro senza impianto di areazione non andrebbe bene. Abbiamo fatto diversi sopralluoghi con tecnici del Comune, che è la stazione appaltante, e lo stesso sindaco. Ma secondo i miei archeologi gli scavi andrebbero portati avanti. Insomma, occorrono altri soldi per continuare. So che il sindaco vorrebbe trovare i finanziamenti: se ci saranno, si continuerà, se no dovremo chiudere e compensare con pannelli informativi e fotografie. Ancora su questo stanno riflettendo, ma occorre trovare le somme. Per quanto riguarda la piazza, il progetto è bello, finalmente non c’è più il parcheggio, ci sarà il verde ma non a terra, per evitare che le radici delle piante possano danneggiare i reperti”.
Come giudica l’operato dell’amministrazione?
“Dal punto di vista dell’azione sulla città, c’è attività e si vede. Anche il programma dell’amministratore è interessante, ne ho discusso con sindaco e con l’assessore La greca: se riusciranno a portare a termine le idee, la città cambierà volto. Abbiamo, però, il classico nodo del centro storico, e il discorso relativo ai dehors che rappresenta un problema enorme. Basta con le pedane in mezzo a strade larghe pochi metri. Non si devono dare le concessioni. Le norme del Covid erano pensate come temporanee e sono diventate permanenti. Il Comune sta provvedendo con il regolamento, c’è stata una riunione al Palazzo degli elefanti e abbiamo dato le nostre prescrizioni: solo tavolini e ombrelloni in strada, che la sera si chiudono. Di dehors si parla dal 2010, speriamo sia la volta buona. Anche le insegne pubblicitarie sopra la pietra: basta con questo scempio. Siamo ricorsi anche alla Procura, facciamo denunce, diffide: è una vergogna che non si riesca a tamponare questa situazione. E poi basta anche gli impianti pubblicitari di fronte chiese, ville liberty, alle pizzerie con i tavolini sul sagrato delle chiese…”.
La nuova sede della Sovrintendenza nell’ex ospedale Santa Marta: a che punto siamo?
“Il progetto esecutivo è pronto. Ci sono quasi otto milioni di euro per i lavori. Le indagini geologiche sono state effettuate, il finanziamento è stato approvato e appena arriveranno i fondi partiranno i lavori”.