Il nulla fatto in cinque anni
La siccità che ha colpito la Sicilia in questo periodo ha enfatizzato il problema, che c’è, ma esso è atavico e si è manifestato tante altre volte nel passato, anche in modo più grave.
Ora, non è possibile che quando capiti un evento di questo tipo l’istituzione regionale e quelle comunali, nonché le province (che pur sono vigenti), si trovino impreparate ad affrontarli. Perché vi è questa impreparazione? La risposta è lapidaria: non vi è stata la necessaria attività propria delle istituzioni regionale e locali per prevenire questi eventi e per mettere in riserva tutti i provvedimenti necessari quando essi accadono.
Né i presidenti di Regione né i presidenti di provincia (o i relativi commissari) né i sindaci si sono preoccupati di programmare gli interventi per contrastare gli eventi dannosi, forse perché non hanno conosciuto e non conoscono la famosa regola delle tre P: Prevedere, Prevenire e Provvedere.
Per ultimo dobbiamo indicare il presidente uscito, Nello Musumeci, il quale nel periodo di governo non ha affrontato quattro problemi rilevanti: rifiuti; invasi, dighe e reti idriche; dissalatori e strade.
Cominciamo da queste ultime, seppure qualcuno potrebbe obiettare che esse non siano di competenza della Regione. Costui dichiarerebbe il falso per la semplice ragione che le nove province siciliane sono gestite da commissari nominati dalla Giunta regionale. Queste istituzioni, per quanto non gestite da presidenti e consigli, tuttavia continuano a costare alla Regione centinaia di milioni e si dovrebbero occupare di due attività precise e nient’altro.
Quali sono? La riparazione delle strade provinciali e la manutenzione degli immobili scolastici di secondo grado.
Basta girare per la Sicilia per constatare come centinaia di chilometri di strade provinciali siano in condizioni disperate; basta telefonare a qualche decina di dirigenti di istituti di secondo grado per avere conferma di come essi non siano stati ristrutturati in senso antisismico, né siano state adottate tutte quelle misure di prevenzione e sicurezza che la legge impone.
Veniamo ai dissalatori. Proprio qualche giorno fa il presidente della Regione, Renato Schifani, ha evidenziato che due dissalatori sono abbandonati da quattordici anni e i presidenti della Regione precedenti non hanno fatto nulla per la loro riattivazione.
Tralasciamo Rosario Crocetta, che era una persona di scarse capacità, ma subito dopo è diventato presidente Musumeci, che aveva un notevole pedigree ed eccellenti referenze come presidente della Provincia di Catania.
In lui erano riposte fiduciosamente molte speranze. Ma quando è andato ad occupare la poltrona di Palazzo d’Orleans, non si capisce per quale ragione è diventato Mr Hyde. Per inteso, non perché la persona sia cattiva o non limpida, tutt’altro. Ma perché non ha dimostrato il polso necessario per affrontare i problemi strutturali della Sicilia, per i quali ci volevano coraggio, forza d’animo e decisionismo.
Dunque, nulla è stato fatto per i dissalatori.
La siccità, si scriveva prima, non è un problema dei giorni d’oggi, però se gli invasi e le relative dighe funzionassero regolarmente, oggi la Sicilia avrebbe riserve d’acqua sufficienti per superare le difficoltà dei/delle cittadini/e, degli imprenditori agricoli, delle imprese di altro genere e dei servizi pubblici.
Non solo, ma andava affrontata la ristrutturazione e la sostituzione di quella rete perdente che porta l’acqua dagli invasi ai rubinetti.
Non solo niente di quanto precede è stato fatto, ma non risulta che siano state prese iniziative in questa direzione, con la conseguenza che poi, quando capita l’evento negativo – ripetiamo, usuale – si comincia a pensare ad interventi straordinari costosissimi e che risolvono molto parzialmente i problemi.
Abbiamo lasciato per ultimi i termocombustori, quegli impianti industriali indispensabili per l’ultimo ciclo dei rifiuti, di cui più volte vi abbiamo scritto e quindi non intendiamo ripeterci. Anche per questo la responsabilità è individuata. Fate voi.