Galimberti racconta l’amore in jazz in Sicilia: “Una terra complessa che è fonte di benessere” - QdS

Galimberti racconta l’amore in jazz in Sicilia: “Una terra complessa che è fonte di benessere”

Galimberti racconta l’amore in jazz in Sicilia: “Una terra complessa che è fonte di benessere”

Gino Morabito  |
giovedì 22 Agosto 2024

Due gli appuntamenti nell’Isola: il 31 agosto al Teatro di Verdura di Palermo e il 1° settembre alla Villa Bellini di Catania

PALERMO – Filosofo, psicologo, giornalista, ma soprattutto maestro di vita. Umberto Galimberti resta una delle voci più autorevoli di questi decenni. Seguitissimo protagonista di illuminanti conferenze, esplorerà il tema dell’amore attraverso diverse prospettive, in uno straordinario incontro tra musica e parola, accompagnato dai seducenti virtuosismi di Piero Delle Monache e Dino Rubino.

La “Patagonia Pictures” è lieta di annunciare “L’amore in jazz”. Un evento, unico nel suo genere, che promette di essere un’esperienza sensoriale completa, dove pensiero e suono si fondono per creare un momento di profonda riflessione e piacere estetico.

Due gli appuntamenti in Sicilia per Umberto Galimberti

Due gli appuntamenti in Sicilia: sabato 31 agosto al Teatro di Verdura di Palermo e domenica 1° settembre alla Villa Bellini di Catania per il cartellone del “Catania Summer Fest 2024”. Inizio spettacoli ore 21.00.

“In quale posto più che in Sicilia, estremamente complessa e ricca di sfaccettature e contrasti, l’amore può trovare maggior risalto? Tornare in una terra pregna di storia e di cultura come questa è per me sempre fonte di benessere. D’altronde, in Sicilia rieccheggia la cultura greca a cui sono profondamente legato e a cui sento di appartenere.”

Ogni volta che parla in pubblico l’agorà si riempie di gente per ascoltarlo. Soprattutto se ci spiega la verità sull’amore.
“Nell’epoca dominata dalla tecnica, diventa fondamentale trattare del tema dell’amore, che è l’unico spazio in cui l’individuo può esprimere davvero sé stesso, al contrario dei ruoli che assume forzatamente nella società odierna, tecnicamente organizzata.”

Tolte le maschere che decidiamo di indossare, resta la nudità del nostro essere fallaci, limitati, emotivamente vulnerabili.
“Amore non è una cosa tranquilla, non è delicatezza, confidenza, conforto. Amore non è comprensione, condivisione, gentilezza, rispetto, passione che tocca l’anima o che contamina i corpi. Amore non è silenzio, domanda, risposta, suggello di fede eterna, lacerazione di intenzioni un tempo congiunte, tradimento di promesse mancate, naufragio di sogni svegliati. Amore è violazione dell’integrità degli individui, è toccare con mano i limiti dell’uomo.”

In altre parole, è la misura del senso della vita?
“Non ha altro fondamento che in sé stesso, cioè negli individui che lo vivono e si incontrano nel segreto della loro intimità, unico luogo dove trovano espressione le esigenze più personali e imprescindibili. È la chiave che ci apre le porte della nostra vita emotiva, di cui ci illudiamo di avere il controllo, mentre essa, ingannando la nostra illusione, ci porta per vie e devianze dove, a nostra insaputa, scorre, in modo tortuoso e contraddittorio, la vitalità della nostra esistenza.”

Ci innamoriamo, dunque, per un incantesimo della fantasia.
“Amore nasce dall’idealizzazione della persona amata di cui ci innamoriamo, ma poi il tempo, che gioca a favore della realtà, produce il disincanto e tramuta l’amore in un affetto privo di passione o nell’amarezza della disillusione.”

Di cosa si nutre?
“L’amore si nutre di novità, di mistero e di pericolo e ha come suoi nemici il tempo, la quotidianità e la familiarità.”

Tra i più rinomati filosofi italiani contemporanei, illustra come l’acutezza del pensiero penetri i meandri del sentimento e del desiderio, registrando i mutamenti intervenuti nelle dinamiche dell’attrazione, nel patto con l’amato/a, nei percorsi del piacere.
“Sullo sfondo si muove, come un fantasma, continuamente evocato e rimosso, quello che propriamente o impropriamente gli uomini non smettono di chiamare amore. All’interno di uno spazio che è diventato il luogo della radicalizzazione dell’individualismo, dove le persone cercano spesso nell’altro il proprio ‘Io’, e portano avanti relazioni più per realizzare il proprio ‘Sé’ che il rapporto con l’altro.”

Noto per la sua capacità di rendere accessibili argomenti complessi, utilizzando un linguaggio chiaro e coinvolgente, pone al centro dei suoi studi la figura dell’uomo che, in una realtà dominata dalla tecnica, si sente un “mezzo” nell’“universo dei mezzi”.
“… Alla continua ricerca di un senso al suo esistere, pervenendo alla conclusione che soltanto attraverso una ‘pratica filosofica’ l’uomo possa orientarsi nel mondo della tecnica in cui si trova inserito, gettato e trovare sollievo al disagio.” Umberto Galimberti docet.

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