Fine di un incubo: Taormina fuori dal dissesto - QdS

Fine di un incubo: Taormina fuori dal dissesto

Fine di un incubo: Taormina fuori dal dissesto

mercoledì 11 Settembre 2024

La Prefettura di Messina ha notificato alla Commissione straordinaria di liquidazione il decreto di avvenuta approvazione del piano di estinzione del debito. Il sindaco De Luca: “Accertare le responsabilità politiche”

TAORMINA (ME) – Il Comune non è più in dissesto finanziario. La notizia, che era già stata data a luglio sulla base di quanto deciso dalla Commissione per la Stabilità finanziari degli Enti locali, presso il Ministero dell’Interno, è adesso ufficiale dopo che la Prefettura di Messina ha notificato alla Commissione straordinaria di liquidazione il decreto ministeriale di avvenuta approvazione del piano di estinzione del debito.

Taormina, si chiude un triennio buio

Si chiude così un triennio buio per Palazzo dei Giurati, iniziato il 22 luglio del 2021 perché non si riusciva più a far fronte a debiti per oltre 18 milioni di euro accumulati fino al 2020. Una decisione presa dal precedente Consiglio comunale, che aveva portato al commissariamento dei bilanci e all’arrivo in città del triumvirato composto da Lucio Catania, Tania Giallongo e Maria Di Nardo. Gli stessi che adesso brindano soddisfatti al lieto fine decretato dal Ministero. “La notifica del decreto di chiusura del dissesto – hanno detto Catania, Giallongo e Di Nardo – apre adesso all’ultima fase del rendiconto, ma ci rende orgogliosi del lavoro svolto e di aver tirato fuori Taormina dal fallimento, in tempi relativamente rapidi rispetto alla media nazionale”.

Taormina soffriva di un’incapacità cronica di riscossione superiore al 65%

Un lavoro che è stato possibile anche grazie alla sinergia con l’amministrazione comunale guidata dal sindaco, Cateno De Luca, che si è resa protagonista nell’ultimo anno di un’intensa e restrittiva politica fiscale, incentrata sulla stretta ai tributi locali, attraverso una totale revisione delle bollette di acqua e Tari, oltre alle cartelle relative all’Imu, che hanno interessato la maggior parte di commercianti e residenti che non pagavano da anni. Scelte decisamente impopolari, ma necessarie per rimettere in sesto i conti, visto che Taormina soffriva di un’incapacità cronica di riscossione superiore al 65%, poi ridotta al 47% già lo scorso dicembre dopo l’approvazione del Bilancio di previsione 2024 e del triennale 2024/2026.

D’altro canto invece è stato decisivo il lavoro transattivo svolto dai liquidatori, che hanno gestito il recupero della massa debitoria puntando a raggiungere cospicui accordi di transazione con i creditori. Primo tra tutti il famoso lodo Impregilo, chiuso grazie a un maxi accordo da 23 milioni di euro che ha messo la parola fine su un contenzioso durato decenni e che da solo rappresentava circa 40 milioni di euro di debiti per il Comune.

Stando ai numeri forniti dal Ministero, in base alle istanze creditorie pervenute, l’ammontare totale era stato quantificato per oltre 66 milioni di euro, lievitati poi a quasi 109 milioni con 393 istanze presentate, comprese quelle tardive. Altro elemento positivo, certificato dai dati ministeriali, è inoltre la presenza di 5,3 milioni di euro di differenza positiva scaturita da una massa attiva residua pari a 49,5 milioni, rispetto a una massa passiva ritenuta “ammissibile a liquidazione” per circa 44,2 milioni. Un piccolo tesoretto insomma che rimane salvo nelle casse comunali.

Del dissesto finanziario a Taormina rimane adesso lo scontro politico tra l’attuale maggioranza, che si è addossata tutti i meriti della fine positiva di questa storia, e la vecchia amministrazione guidata da Mario Bolognari, che ancora oggi rivendica la bontà della scelta che aveva portato alla dichiarazione di dissesto, considerata come manovra necessaria per tirare fuori la città dai guai.

Cateno De Luca, intanto, prepara le carte da portare in Consiglio comunale, con lo scopo di “accertare le responsabilità politiche del dissesto finanziario” che, a suo dire, riguarderebbero almeno gli ultimi trent’anni. Allo stesso tempo, il primo cittadino ha rivendicato le scelte fatte con il cosiddetto “salva Taormina”, il piano di interventi contabili che “nessuno prima di noi – ha detto – aveva mai avuto il coraggio di fare”.

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