Aumento rc auto in Sicilia, l'impennata fino a 5 euro

Rincari rc auto in Sicilia, aumenti fino a 5 euro: l’impennata e la situazione peggiore a Enna

Rincari rc auto in Sicilia, aumenti fino a 5 euro: l’impennata e la situazione peggiore a Enna

Michele Giuliano  |
domenica 13 Ottobre 2024

La provincia ennese ha visto un incremento che arriva al 9,2%, seguita da Caltanissetta all’8,4%, e Agrigento e Catania all’8,1%.

Mese dopo mese, l’assicurazione Rc auto continua ad essere in aumento anche e soprattutto in Sicilia. In 12 mesi (da agosto 2023 ad agosto 2024) sul territorio siciliano il prezzo è cresciuto del 7,42%, secondo quanto registrato dall’Ivass, l’istituto per la vigilanza sulle assicurazioni. Un valore che supera la media nazionale di oltre un punto percentuale, considerato che nel resto della penisola l’impennata si è fermata al +6,7%.

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Ciò significa che tra luglio e agosto scorsi le cifre sono salite di 5 euro mediamente, e in un trimestre di circa 16 euro. A livello provinciale, è Enna a segnalare i risultati peggiori, con un incremento che arriva al 9,2%, seguita da Caltanissetta all’8,4%, e Agrigento e Catania all’8,1%. Sempre al di sopra della media regionale la provincia di Trapani, che arriva al 7,6% di aumento. Si scende in picchiata, invece, in provincia di Messina, dove la variazione annua al mese di agosto si ferma al 4,3%.

Rc auto in aumento in Sicilia: i premi

Cambia tutto se si guardano alle cifre effettive dei premi. In questo caso è Catania a salire in cima alla classifica, con 423 euro di premio, unica provincia a superare il prezzo medio nazionale di 418 euro. Enna, nonostante gli aumenti, rimane la provincia in cui si paga meno, con 300 euro di premio medio. A livello nazionale, tutte le province italiane registrano incrementi di prezzo, compresi tra il +2,6% di Foggia e il +12% di Roma.

“Non c’è tregua per gli automobilisti. Proseguono senza sosta i rincari dell’Rc auto, tanto alti quanto ingiustificati. Un balzo del 6,7% è oltre 6 volte l’inflazione di agosto (+1,1%) ed è superiore a quella media del 2023, ferma al 5,7%. Insomma, un’impennata che non ha eguali. Per trovare un prezzo medio più alto di 418 euro bisogna tornare all’agosto del 2018″ afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unc, l’unione nazionale consumatori.

Aumenti più pesanti per chi non è in prima classe

E gli incrementi sono ancora più alti per gli appartenenti a classi di merito superiori alla prima. In questo caso l’aumento di prezzo medio dell’rc auto è del +10,4%. Senza dimenticare come il premio sia molto diverso a livello territoriale: il differenziale di premio tra Napoli e Aosta, città prese a riferimento lungo la penisola, è di 272 euro, in aumento del +9,7% su base annua e in riduzione del 42,4% rispetto allo stesso mese del 2014. Già in precedenza l’Unione nazionale consumatori ha chiesto l’intervento dell’Antitrust, per capire se queste differenze da città a città dipendano da restrizioni sul lato della concorrenza, intese restrittive o altro.

“A Roma il salto passa dall’11% di luglio al 12% in appena un mese e il problema è che il premio arriva a 493 euro, per cui la città si colloca all’ottavo posto come città più cara d’Italia. Ancora peggio la situazione di Prato, al primo posto per premio medio con 627 euro, e con il terzo maggior incremento, pari al 9,8%. Due città, Roma e Prato, per le quali l’Antitrust farebbe bene a verificare se vi sono intese restrittive della concorrenza” prosegue Dona.

Aumenti ingiustificati?

Gli aumenti, poi, vanno in controtendenza anche con quanto sostenuto dall’Ivass, che disegna un quadro del settore assicurativo caratterizzato da una sostanziale serenità, con le aziende in condizioni patrimoniali stabili, una buona redditività e liquidità. Al miglioramento del clima hanno contributo anche la riduzione dell’inflazione già avviata lo scorso anno e la riduzione dei tassi di interesse da parte della Banca centrale. La preoccupazione maggiore, secondo l’Unc, viene dal rialzo tendenziale degli ultimi mesi, per cui si assiste a un’ulteriore allarmante accelerazione per una spesa sulla quale gli utenti non hanno potere, perché necessaria ed obbligatoria, e che richiede un intervento istituzionale per rientrare nei ranghi.

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