Casa21, Picanello “fa spazio” all’ente dedicato a persone con sindrome Down - QdS

Casa21, Picanello “fa spazio” all’ente dedicato a persone con sindrome Down

Casa21, Picanello “fa spazio” all’ente dedicato a persone con sindrome Down

Gabriele D’Amico  |
mercoledì 16 Ottobre 2024

Tra piazza Pergolesi e il Campo scuola nasce la sede operativa dell’associazione Vita21. Il presidente, Gianluca Marletta, intervistato dal QdS: “La gente del quartiere è entusiasta”

CATANIA – Nel cuore del quartiere di Picanello, tra piazza Pergolesi e il “Campo scuola”, nasce Casa21: la base operativa dell’associazione Vita21, attiva ormai da oltre dieci anni nel campo dei servizi alle persone con sindrome di Down e alle loro famiglie.

Una casa che porta un raggio di umanità in un quartiere che spesso balza agli onori delle cronache cittadine per atti di violenza e criminalità. “Non è una casa per ragazzi con la sindrome di Down – ha dichiarato al Quotidiano di Sicilia il presidente dell’associazione, Gianluca Marletta – ma una casa dove si possono fare esperienze che facciano crescere ragazzi con la sindrome e ragazzi normodotati”.

La bellezza genera bellezza”, ha continuato il presidente. “Infatti, già durante la fase preparatoria all’apertura dei locali, molti cittadini incuriositi ci hanno chiesto quale sarebbe stato il destino dell’immobile”.

Casa21, un posto per far crescere i ragazzi con la sindrome di Down

Rispondere agli interrogativi dei residenti del quartiere non è facile, in quanto sono tanti i progetti che l’associazione ha in cantiere. “Casa21 rappresenterà un piccolo hub formativo – ha continuato – per ragazzi e adulti che possa aiutare la persona con disabilità ad abituarsi alle tipicità dell’attività lavorativa: l’alternanza lavoro-pausa, il rispetto dell’orario, il rispetto del collega, il portare a termine la mansione in un determinato arco temporale. Il sogno sarebbe che le aziende ci fornissero delle attività da svolgere che possono diventare importanti occasioni per abituarsi al lavoro”.

Ma attirare la curiosità dei residenti del quartiere è stato solo il primo passo per un progetto che ha l’obiettivo di “aprirsi all’esterno offrendo occasioni di scambio, di crescita, di volontariato” per fare in modo che “la parola inclusione non si pronunci più perché non se ne senta più il bisogno”.

Dalle parole ai fatti: venerdì scorso si è tenuto il primo incontro dell’associazione nella nuova base operativa, inserito nell’ambito del progetto “Freetime” dell’associazione.

“L’idea base di Freetime – ha spiegato Marletta – era quella di creare, nell’assoluta normalità dei ragazzi adolescenti, una comitiva che si riunisse settimanalmente per fare delle attività libere, smontando quello schema legato al fatto che, se dei ragazzi disabili si vedono, deve esserci necessariamente un’attività strutturata”.

Anche il QdS ha partecipato all’incontro: dopo aver fatto le dovute presentazioni, è cominciato il pomeriggio della comitiva. I nove partecipanti al progetto hanno deciso di contribuire all’arredamento della nuova sede di Vita21 dipingendo un quadro. Una volta finito, la voglia di stare insieme era tanta, così il gruppo ha scelto di fermarsi fino all’orario di cena.

In totale autonomia, sotto l’occhio attento di volontari e operatrici, i nove ragazzi hanno ordinato il cibo, sono andati a ritirare l’ordine scendendo per le strade del quartiere, hanno pagato le pizze e sono tornati a Casa21 per mangiare. Un pomeriggio di assoluta normalità per dei ragazzi che spesso sono costretti a vivere “tra una terapia e l’altra”.

“Raccontare la storia della casa è fondamentale – ha spiegato Gianluca Marletta -. La gente del quartiere è entusiasta perché vede rinascere un luogo con una storia importante dietro”.

L’antica villa di via Wrzì era originariamente proprietà dei coniugi Capodanno (nonni di una delle fondatrici dell’associazione) che, dopo aver avuto otto figli, hanno deciso, nei primi anni ’50, di adottare Toti, un ragazzo disabile con microcefalo. “Essendo – ha detto ancora il presidente di Vita21 – precursori e pionieri di quello che oggi viene definito il ‘dopo di noi’, i coniugi Capodanno hanno ceduto questa casa a un’associazione di ragazzini orfani, con l’accordo che, alla loro morte, Toti sarebbe stato accolto. Un sacco di bambini abbandonati sono cresciuti lì dentro. Il fatto che oggi questa casa stia diventando la base operativa di Vita21 – ha concluso – è stato come accogliere un messaggio silenzioso del nonno che ci ha in qualche modo forzatamente infilati dentro quella casa a coltivare i nostri sogni. Stiamo continuando il sogno futuristico dei nonni Capodanno per far nascere bellezza, amore, scambio e umanità”.

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